La stagione calcistica è agli sgoccioli, con le Nazionali chiamate a chiudere il sipario disputando i primi incontri dei gironi di Nations League: l’Italia di Mancini, persa la “Finalissima” UEFA-Conmbebol a Wembley contro l’Argentina di Messi, prova a guardare al futuro, lanciando tanti giovani (con risultati incoraggianti) negli impegni contro Germania, Ungheria ed Inghilterra.
Nel frattempo riparte, stancamente, il carrozzone del Calciomercato estivo, orfano di un grande e discusso protagonista, Mino Raiola, prematuramente scomparso pochi mesi fa.
Sono proprio gli agenti ed i procuratori, ormai, i veri protagonisti di un mondo in cui i club sono ostaggio dei calciatori, che preferiscono sempre più spesso attendere la scadenza del proprio contratto per accettare l’offerta più vantaggiosa, impedendo alle squadre di monetizzare gli investimenti fatti nelle stagioni precedenti.
Un rinnovo di contratto, di questi tempi, è considerato quasi un colpo di mercato, come dimostra la vicenda della permanenza di Mbappè al PSG, ottenuta dagli sceicchi ricoprendo di petroldollari il fuoriclasse francese e lasciando a bocca asciutta il Real Madrid.
Anche il Napoli, questa estate, è chiamato a sbrogliare non poche matasse legate ai contratti in scadenza, dopo aver già salutato per fine contratto Insigne, Ghoulam e Malcuit, già rimpiazzati con l’esterno offensivo georgiano Kvaratskhelia, con il terzino uruguagio Mathiàs Olivera e con la definitiva “promozione” del giovane Zanoli.
Il sodalizio azzurro dovrà però trovare una soluzione per altri due contratti in scadenza, che riguardano due leader dello spogliatoio: Ospina, dal cui destino dipenderà anche la permanenza a Napoli di Meret, e soprattutto Dries Mertens, idolo della tifoseria, il cui rinnovo di contratto, dato troppo rapidamente per scontato, è di colpo diventato estremamente improbabile.
Appaiono distanti infatti le posizioni del folletto belga, che pare chieda 2,5 milioni l’anno più un “bonus di riacquisto” (come due anni fa) oltre a una ricca commissione per i soliti procuratori, e del Napoli, che non vorrebbe andare oltre il milione e mezzo a stagione per due anni.
Se il “caso Mertens” dovrà trovare rapidamente soluzione, sono appena meno urgenti le questioni legate ai rinnovi di Koulibaly e Fabiàn, in scadenza nel 2023 ed entrambi, apparentemente, intenzionati a rifiutare le proposte di rinnovo offerte dal club, a conferma dell’andazzo generale appena descritto.
Il Napoli ovviamente ha il dovere di salvaguardare gli investimenti fatti in passato, e nonostante De Laurentiis abbia ribadito la volontà di non svendere nessuno, è ovvio che se arrivassero offerte congrue sia il senegalese che lo spagnolo potrebbero partire.
Non è da escludere dunque che l’estate che ci apprestiamo a vivere potrebbe essere quella della più volte procrastinata rivoluzione azzurra, con una rosa da rivedere profondamente a causa della partenza di tanti leader tecnici ed emotivi della squadra.
Al di là delle legittime perplessità manifestate da Spalletti sulla necessità di trovare nuove figure di riferimento all’interno dello spogliatoio, il clima di preoccupazione legato alla partenza di questi calciatori appare francamente eccessivo.
Senza voler nulla togliere a uomini che hanno oggettivamente scritto pagine importantissime nella storia del club, parliamo infatti di giocatori che hanno quasi tutti, più o meno abbondantemente, superato i 30 anni, e hanno quindi già dato alla causa azzurra molto più di quanto potranno offrire nell’immediato futuro.
D’altro canto se il Napoli, negli ultimi anni, ha palesato importanti limiti caratteriali, non è forse sbagliato pensare che un “cambio al vertice” nelle gerarchie dello spogliatoio, inserendo ragazzi magari più giovani ma con maggiore carattere e sfrontatezza, possa giovare alla squadra in termini di personalità, specie nelle partite importanti.
D’altronde gli arrivi di Kvaratskhelia e Olivera dimostrano quanto il club abbia le idee chiare sul mercato, e da questo punto di vista Giuntoli, pur giustamente criticato per alcune discutibili operazioni messe a punto alle stagioni precedenti, sembra in grado di poter trovare i giusti sostituti anche ai “pezzi da 90” della rosa azzurra.
Inoltre gli investimenti fatti sui giovani stanno dando già buoni frutti, ed in tal senso l’esordio di Zerbin con la Nazionale e le ottime prestazioni di Gaetano e Zanoli con l’Under 21 sono particolarmente confortanti.
Non va dimenticato infine che i giocatori sul punto di andare via sono gli stessi che due anni e mezzo fa “regalarono” al sodalizio azzurro l’onta dell’ammutinamento in Eurovisione: l’occasione di lasciarsi alle spalle definitivamente quella pagina così nera, chiudendo col passato, è quanto mai ghiotta.
Non appare altrettanto lucida, da parte della società, la gestione di queste trattative dal punto di vista comunicativo, considerata anche la sensibilità dell’ambiente, ovviamente legato a beniamini che vestono da tempo la maglia azzurra.
Parlare di “vil denaro” da contrapporre alla napoletanità, non fa altro che avvelenare il clima, quando magari andrebbe semplicemente sottolineato che il club e dei professionisti stanno mettendo a confronto le proprie esigenze, magari diverse, magari discutibili, ma sicuramente legittime.
La linea sobria ma ferma tenuta dal Milan con Donnarumma, Chalhanoglu e Kessie, o dalla Juventus con Dybala, dimostra come anche gli addii di giocatori importanti possano essere gestiti senza costringere la piazza a schierarsi con i propri ex idoli o con la società.
Se proprio sarà rivoluzione, quindi, non è detto che il Napoli, definito giustamente dallo stesso Spalletti come “una squadra a fine ciclo”, debba necessariamente ridimensionare le proprie ambizioni: aprire le finestre al cambiamento potrebbe, viceversa, rivelare scenari ancora più luminosi.