Si ferma ad otto la striscia di vittorie consecutive del Napoli e a 34 la serie di gare di campionato con almeno un gol realizzato.
All’Olimpico, davanti ad un pubblico finalmente presente e festoso, il Napoli gioca una gara maschia, solida, provando a vincerla ma mantenendo un enorme equilibrio in fase difensiva (restano tre i gol subiti in nove gare, due dei quali nelle prime tre) e chiudendo con un pari giusto, al netto di alcuni episodi che ne hanno condizionato l’andamento e che avrebbero potuto spostare l’equilibrio a favore dei partenopei.
Eh già perchè a fare notizia, che novità, è la gestione arbitrale e del Var. Due gli episodi incriminati: la mancata espulsione di Abraham al tramonto del primo tempo è un errore di Massa. L’attaccante giallorosso, già ammonito, interviene in gioco pericoloso su Zielinski: il secondo giallo non sarebbe in discussione, lo è solo per il direttore di gara che fa finta di niente e lascia proseguire. Il secondo, invece, chiama in causa il Var: Vina abbatte in area Anguissa, colpendolo in pieno all’altezza del tallone; è il classico rigore da Var, ma incredibilmente l’episodio passa in archivio senza nemmeno un controllo. Due ore dopo, per molto meno, la Juve riceve un rigore al novantesimo al Meazza.
L’etichetta di piagnoni, noi napoletani, ce l’abbiamo e mai riusciremo a staccarla via, ma la disparità di trattamento su due episodi di fatto identici fa sorgere nubi grigie sulla motivazione di certe scelte.
Chiusa la parentesi arbitrale, va detto, come già anticipato, che il pari è giusto. Le due squadre si sono date battaglia dall’inizio, utilizzando le armi a propria disposizione: gioco collaudato gli azzurri, strappi improvvisi i giallorossi. La gara ha prodotto tanti duelli, anche rusticani, pochissime ma clamorose occasioni da rete. Nella prima frazione è la Roma a creare l’occasione migliore con Abraham che manca il bersaglio a tu per tu con Ospina, dopo una palla sanguinosa persa da Zielinski: irriconoscibile il polacco, fuori dal gioco e incapace di creare nulla se non giocate scontate e confusione.
Nella ripresa, per almeno venti minuti, il Napoli è padrone del gioco e la Roma fatica a superare la metà campo: nel momento migliore, gli azzurri non riescono a passare, complice anche il palo che ferma Osimhen e il già citato Massa che è bravissimo nel fare le note spesa ma molto meno nei suoi rapporti con la tecnologia.
La seconda parte della frazione è battaglia versa: la Roma sfiora il gol, Abraham ci prova a farsi espellere (fallo netto su Ospina) senza riuscirci, le squadre non si risparmiano, ma alla fine il nulla di fatto resta tale.
Resta primo il Napoli, a braccetto con il Milan (vincente a Bologna in 11 vs 9, li si che il Var ha funzionato), con sette punti di vantaggio sull’Inter, beffata in extremis dal rigore tecnologico di Dybala. Frena l’Atalanta (1-1 interno con l’Udinese), crolla la Lazio (1-4 a Verona con poker di Simeone che deve avere proprio un’antipatia personale per Sarri): insomma una giornata di grande fatica per le sette sorelle, e la sensazione che non siano proprio sette.
Quattro gare alla sosta: Bologna e Verona al San Paolo, in mezzo trasferta a Salerno e Varsavia. Quattro gare obiettivamente alla portata ma da non fallire, in attesa dei tanti scontri diretti che attenderanno gli azzurri da qui a Natale.