Provo quasi compassione per i poveri tifosi del Verona: la sconfitta di ieri contro il Napoli, capitanato da un senegalese e trascinato da un nigeriano, deve essere stato un colpo troppo basso ai deliri razzisti degli scaligeri.
Non c’è nemmeno bisogno di commentare l’orrendo striscione mostrato nella città di Giulietta, meglio parlare della partita, vinta da Napoli molto più nettamente di quanto dica il risultato, nonostante le incomprensibili recriminazioni dell’allenatore Tudor e di qualche carneade “protagonista” della gara.
Spalletti presenta novità importanti: fuori Insigne e Zielinski, i peggiori nella sconfitta contro il Milan e spazio ad Anguissa, giocatore imprescindibile per forza fisica, capacità di ripulire palloni e di dare tranquillità nel traffico, e Lozano. Non eccezionale la gara del messicano che ha, comunque, l’alibi dell’infortunio appena smaltito.
Perfetto in fase difensiva (un solo tiro in porta concesso ai picchiatori in maglia gialloblu), il Napoli ha capitalizzato al meglio le occasioni create. La doppietta di Osimhen è musica per le orecchie degli aficionados azzurri. L’attaccante nigeriano, stavolta non abbandonato al proprio destino e servito al meglio da Politano prima e dallo straripante Di Lorenzo poi, ha tenuto in smacco la retroguardia di casa per tutti i novanta minuti.
Il gol dei veneti, del solito Faraoni, ha solo regalato qualche brivido finale, nemmeno troppo freddo vista la (tardiva) espulsione di Ceccherini, contestatissima dal Verona e non se ne capisce il motivo.
L’Hellas è squadra rognosa e dura, spesso ai limiti del regolamento: il pressing furioso e duro era caratteristica ben conosciuta dall’esperto Mister azzurro che ne ha limitato gli effetti non solo con il già citato Anguissa, ma anche regalando a Lobotka il ruolo di play bassissimo. Il piccolo centrocampista slovacco è stato preciso e glaciale per novanta minuti, mandando a vuoto la pressione dei centrocampisti gialloblu con un gioco sicuro e semplice, spesso fatto di continui passaggi laterali e all’indietro, non fini a se stessi ma volti a stancare l’avversario.
Il campionato resta apertissimo e pieno di colpi di scena e polemiche.
Non c’è squadra, dalla prima all’ultima, a non accusare sfavori arbitrali: ieri è toccato all’Inter beneficiare di una clamorosa svista arbitrale che, alla fine, ha finito per togliere due punti al Torino e regalarne uno alla squadra del piangina Inzaghi, sempre più in difficoltà e, ormai, non più padrona del proprio destino.
Gli azzurri, avendo ormai quasi ipotecato la Champions, devono guardare con fiducia e leggerezza in avanti, puntando diritti alla prima posizione, senza lasciare nulla di intentato.
Lo sosteniamo dall’inizio, la squadra ha tutto, tecnicamente parlando, per vincere il campionato. I limiti sono nella testa e nell’ambiente: se Spalletti riuscirà a superarli, potrà regalare un finale da sogno ai napoletani.
Noi ci crediamo.