Trama: All’improvviso una mansueta mucca si comporta come un toro aggressivo:cosa sta succedendo nella stalla? Una divertente storia che vuole risalire all’origine dei fatti.
Kalandraka Edizioni
Recensione: Le tavole sono assolutamente affascinanti: organizzate con un collage fatto con materiale di riciclo come bottoni, stoffa, fili, legnetti e tanto altro. E’ la storia di una reazione a catena che termina per essere una barzelletta, svelando ciò che si cela dietro il famoso detto “Chi la fa, l’aspetti”. E poi diciamocelo, NON E’ COLPA MIA è la frase più ripetuta dai bambini. La forza del libro sta tutta nelle immagini e nel ripetersi della stessa domanda, ma i miei figli sono rimasti un po’ turbati dal linguaggio scelto dalla traduttrice definendolo poco adatto ad un lettore molto giovane. Mi chiedevano se termini come: MALEDETTO, DANNATO e MISERABILE fossero parolacce ( sghignazzando sotto i baffi) ed ho spiegato loro che non si tratta di parolacce, ma di modi di dire molto forti. In realtà anche io ero poco convinta della scelta degli aggettivi, ma ho avuto un piacevole riscontro con Marta Bono che mi ha dato la seguente spiegazione: “Il linguaggio di Non è colpa mia – e anche la parte grafica, dove la signora della fattoria ha sempre questa espressione molto arrabbiata – gioca volutamente con i toni forti, ma per mostrarne l’inutilità. Infatti, la protagonista si arrabbia sempre di più, e la sua rabbia alla fine non porta a niente. Questa è la mia interpretazione. Allo stesso tempo, il linguaggio più che turbare i bambini e le bambine, dovrebbe divertirli, però ammetto che la ricezione può variare molto a seconda della propria sensibilità linguistica. Sicuramente il fatto che i suoi figli riconoscano una certa irruenza nelle espressioni mi fa capire che hanno tutti gli strumenti per leggere il testo in maniera critica. Una cosa che farei notare loro è che il gioco di parole può essere interpretato anche sotto un altro punto di vista. Mi spiego: tutte le invettive contro gli animali si riferiscono a caratteristiche che appartengono loro per antonomasia: la vacca è per antonomasia grassa, il maiale sporco, l’insetto ininfluente ecc. E’ giusto capire che la protagonista se la sta prendendo con gli animali, ma dall’altro lato attribuisce loro alcuni elementi che li identifica proprio così nella nostra cultura. Forse ho peccato io di leggerezza nel pensare di utilizzare un linguaggio che, volente o nolente, i bambini e le bambine sentono ormai nella quotidianità.”
Questa possibilità di chiarimento ha accresciuto ancora di più la mia stima per Kalandraka e tutto il suo staff.

