Con l’albo numero 6, intitolato Crocevia e da poco arrivato nelle edicole, si conclude la prima stagione di Odessa, portando a compimento il miniciclo narrativo di introduzione a questo mondo totalmente nuovo scaturito dalla fusione di un’astronave aliena, il Serraglio 457, con la città di Odessa in Ucraina.
L’albo in questione, almeno per le sue prime 50 tavole, è un excursus sul passato della città martoriata dalla rivoluzione Ucraina del 2014: di fantascienza non v’è pertanto traccia quindi, e ne troveremo solo più avanti, perché si tratta di un racconto storico propedeutico ad inquadrare le assonanze con la futura Odessa come immaginata da Rigamonti e De Biase.
L’operazione ha lo scopo di meglio contestualizzare un mondo futuro nel quale le diverse etnie provenienti da vari mondi sono costrette a convivere e a trovare un equilibrio anche coalizzandosi contro una minaccia comune proveniente dall’esterno. Ai fini invece di creare maggiore empatia tra il lettore ed i protagonisti, ci vengono forniti alcuni dei tasselli della trama che ci mancavano e che vanno ad integrare le nostre conoscenze sul passato di Goraz e Tori, raccontandoci dov’erano e cosa facevano nella loro vita precedente al 25 maggio 2019, il giorno della Fusione. Malinconica e toccante è la scena del loro primo incontro avvenuto esattamente quel giorno, un evento che li avrebbe poi legati per la traumatica esperienza vissuta trasformandoli nel il nucleo originario del gruppo di resistenza agli Ignoti.
Si procede così a balzi temporali, quasi di anno in anno, analizzando prima il caos totale nel quale la Nuova Odessa versa subito dopo la fusione e poi come e chi è riuscito, due anni dopo la stessa, a ricomporre un minimo di regolamentazione: un alieno, in questo caso, avvezzo alle relazioni diplomatiche nella sua galassia di origine.
La storia si riallaccia nel suo finale a un episodio che già ben conosciamo per averlo letto nel secondo albo, il primo incontro tra Tori e Goraz da una parte e Yakiv e Zhiras dall’altra, con questi ultimi ancora bambini, per una perfetta chiusura del cerchio narrativo.
La sceneggiatura di questo albo è stata ben cadenzata da Davide Rigamonti che è riuscito a riassumere tutti i passaggi cruciali dei quali ancora avevamo bisogno prima di tuffarci nel successivo ciclo narrativo. Per farlo si è affidato alle matite di Michela Da Sacco, autrice che da qualche tempo è presente anche nello staff di Nathan Never e che quindi sa ben districarsi in ambientazioni legate alla fantascienza pur proponendole con un tratto particolarmente nitido, netto e realistico. Possiamo dire che, complici i colori molto dosati da Virginia Chiabotti, questo è l’albo fino ad ora pubblicato meno “sperimentale” dal punto di vista grafico della serie Odessa, perché al suo interno i toni cromatici non virano mai sull’acido o sul troppo vivido, e gli stessi paesaggi di Nuova Odessa non appaiono distorti e plastici come in altre occasioni.
In questa circostanza persino la gabbia bonelliana è stravolta in pochissime tavole e sempre in maniera discreta, proprio a sottolineare un taglio più canonico che gli autori hanno voluto dare a questo albo di chiusura del miniciclo. Dalle anteprime trapelate, con la seconda stagione Odessa – Rivelazioni si tornerà a stupire ed osare, spostando l’attenzione sulle origini di Mozok, l’alieno ribelle entrato in fusione fisica e mentale con Yakiv Yurakin.
uscita: 26/10/2019
Formato: 16×21 cm, colore
Pagine: 96
Soggetto: Davide Rigamonti
Sceneggiatura: Davide Rigamonti
Disegni: Michela Da Sacco
Colori: Virginia Chiabotti
Copertina: Mariano De Biase