Cosa fa più paura della realtà?
Siamo arrivati all’assurdo che quello che temevamo è davanti ai nostri occhi e ascoltato dalle nostre orecchie.
Le scene a cui stiamo abbiamo assistendo in questi giorni sembrano talmente surreali eppure fanno parte delle pagine scritte della storia di questo tempo…dobbiamo forse imparare a fare i conti con una incertezza sempre più forte, un senso di disorientamento sempre più consistente e una arroganza senza precedenti in cui nemmeno le guerre, i morti, la sofferenza destano più indignazione e protesta (anche se si sta organizzando una piazza in nome dell’Europa sulla spinta di Michele Serra).
Così si perde il senso delle atrocità dei conflitti e delle sofferenze provocate dall’odio che purtroppo sta riempiendo il tempo attuale.
Nella stanza ovale, si è tenuto uno degli appuntamenti più complessi degli ultimi tempi, con un incontro-scontro tra Zelensky e Trump dai toni accesi su una sorta di baratto tra terre rare e cessate il fuoco, basato sull’aiuto rinfacciato da parte degli USA, che diviene cartina di tornasole di una pace possibile.
Il Presidente Trump, particolarmente piccato, sollecitato anche dal suo vice, ha esplicitamente attaccato Zelensky di essere ingrato del contributo armato fornito dagli americani e che può uscirne solo accettando certe condizioni funzionali alla pace concordata tra Trump e Putin senza alcun diritto di partecipazione al tavolo delle trattative.
Tutto, persino la pace, si è ridotto a mercificazione senza fine, dove il valore sono le risorse minerarie e non quelle umane.
In diretta mondiale, Trump ha dimostrare di ignorare la dignità umana, lasciando fuori dalla stanza ovale i morti ucraini e le vittime di queste guerre atroci. Molti hanno qualificato il suo comportamento da bullo con il dito puntato nei confronti del presidete ucraino.
Alcuni politologi hanno qualificato questo incontro come un agguato che non si è verificato solo nella stanza ovale, perchè già nelle precedenti settimane il presidente ucraino era stato definito come un pessimo attore comico che non sa vestirsi e un dittatore mancato, ed è continuato non appena Zelensky ha varcato la soglia degli USA quando Trump simpaticamente ha commentato il suo outfit, definendolo “vestito un pò meglio”.
Proprio la questione dell’abito ritorna durante la conferenza stampa, incalzata da altre domande sulla possibilità del presidente ucraino di indossare finalmente un abito adeguato al contesto che lo ospitava e lui, esplicitamente in difesa, ha dichiarato che metterà un bell’abito alla fine della guerra…
Insomma, tutto sembrava tranne un tentativo di accordo di pace.
L’imbarazzo e la difficoltà di Zelensky era evidente ed è stato proprio un brutto spettacolo da vedersi…non si tratta di simpatizzare per l’uno o per l’altro ma il racconto mistificato della realtà ribaltando i ruoli tra aggressori e aggredito è l’aspetto più inquietante della conferenza stampa, terminata con la cacciata dagli USA del presidente ucraino, invitato a tornarci solo qualora accetti le condizioni proposte.
La vera violenza dell’incontro sta proprio nella dominanza inafferabile di Trump, nelle sue parole caricaturali, nella sua volontà demolitiva, nella sua aggressione verbale e nel suo stizzoso zittire con la specifica mission di dimostrare la supremazia americana e ignorare completamente Ucraina e l’Europa di cui territorialmente fa parte.
Trump coadiuvato a dovere dal suo vice ha maltrattato esplicitamente Zelensky in diretta mondiale, pensando di redimerlo al cospetto mondiale, spingendolo a pensare seriamente di accettare la sconfitta del suo popolo, la resa a favore della concessione delle terre rare all’America.
Solo che con questa nuova narrazione, Trump rappresenta un’America lontana dall’immaginario internazionale, quale portatrice di diritti umani e libertà fondamentali, invertendo la direzione di punto di riferimento per divenire invece un innovatore concentrato nella chiusura degli USA al mondo, e così cambia nome al Golfo del Messico in Golfo d’America, azzera le speranze di pace al Medio Oriente, diffondendo come Casa Bianca un video in cui crea un Israele diverso, totalmente occidentalizzato, ripulito dal fastidio dei palestinesi con tanto di spiagge paradisiache, gente in festa e un gran villaggio turistico che sostituisce le macerie della guerra che nascondono purtroppo migliaia di morti innocenti.
E la vanità trumpiana è tale da pensare di sradicare la cultura del Medio Oriente con le sue idee e le sue morali religiose e radicalizzare un’idea occidentalizzata di vita fatta di lusso, divertimento, spiagge, mare cristallino, donne e uomini seminudi in spiaggia come se fosse possibile.
Non solo il mancato rispetto nei confronti del Presidente ucraino, ma anche nei confronti di israeliani e palestinesi, la rappresentazione di una ipotetica realta alternativa per ingolosire le voglie di pace – che è ancora lontanissima – come se vedere un video da villaggio vacanze possa far smettere la guerra israelo-palestinese, magari, questo si sarebbe un vero miracolo!
Senza comprendere, o forse, fregandosene, invece di quanto sia lontana la realtà ruffiana rappresentata dal video prodotto dall’AI.
E se si torna parallelamente all’Ucraina, l’intervento dell’America a giudizio di Trump sarebbe giustificabile solo dietro un guadagno concreto, attraverso lo sfruttamento delle terre rare, che divengono materialmente la merce di scambio di una ipotesi di pace: nelle sue dichiarazioni ufficiali di queste ultime settimane, in più occasioni, Trump ha evidenziato l’importante di avere in cambio dall’Ucraina una dimostrazione di gratitudine, regalando le proprie risorse minerarie, nonostante Macron l’avesse già fermato in modo duro quando ha sottolineato che non è dall’Ucraina che l’Europa va risarcita per l’aiuto ricevuto, quanto dalla Russia di Putin che ha attaccato l’Ucraina e ha ignorato qualsiasi istanza di pace.
La sensazione che serpeggia sempre più forte è la paura, lo sconforto, la di-speranza, ingredienti perfetti per l’incertezza attuale e la violazione sistematica dei diritti a cui stiamo inermi assistendo e per i quali l’unico antidoto resta la pace, sempre più lontana, sempre più ostica, sempre più arbitraria se, come semobrerebbe dai fatti, affidata a Trump e alla sua diplomacy.