RING PARABEL la parabola dei 3 anelli, questo il titolo dello spettacolo visto ieri sera al teatro Bellini. Più precisamente un opera, per musica, danza e teatro unite insieme, originale nelle musiche di Gloria Bruni e l’orchestrazione di Lauro Ferrarini che rispecchiano l’atmosfera solenne e mistica creata in primis dall’unico attore sulla scena, Sebastiano Tringali, coauture della drammaturgia, che ci ha regalato un interpretazione profonda e intima per il suo personaggio, o meglio dire dei suoi personaggi.
L’ebreo Nathan che cerca di salvarsi da una trappola, un fabbro incaricato di forgiare delle copie perfette di un anello, un padre che per amore ed equità nei confronti dei 3 figli nasconde la verità su quale sia quello appartenuto a se, ma anche Padre di tutti noi che dall’inizio dei tempi non riusciamo ad esistere insieme, che affanniamo alla ricerca di un unica verità convincendoci, che solo la nostra sia giusta, intolleranti e ostili a tutto ciò che possa essere differente da noi, un tema decisamente attuale di questi tempi dove la paura per il diverso in tutte le sue forme, sessuale religiosa, razziale si palesa giornalmente dinnanzi ai nostri occhi.
L’attore è seguito dalla fiamma della fucina che non lo abbandona mai, l’accompagna e lo protegge, e che cerca di passare la sua “luce” interagendo con le altre sei figure che vanno a chiudere il cast dello spettacolo:i Ballerini, bravi, morbidi, sinuosi, merito anche delle coreografie ampie,aperte, raffinate, forti capaci di accompagnare e anche di riempire il palcoscenico, e della regia che ha saputo perfettamente far coesistere e fondere danza, musica e teatro, entrambe di Aurelio Gatti. Mi sono piaciuti molto anche i costumi di Marina Sciarelli Genovesi.