S. GREGORIO ILLUMINANTE
Nel centro storico di Napoli, c’ è una strada ormai celebre in tutt0 il mondo, non c’è turista che una volta giunto in città non voglia passare di la: S. GREGORIO ARMENO .
Durante il periodo natalizio poi, la strada è strapiena di persone grazie alla produzione, esposizione e vendita dei “pastori” e minuterie per il presepe.
Questa strada prende il nome dalla chiesa intitolata allo stesso santo. Nella stessa chiesa oltre che una parte delle reliquie del santo è conservato anche il corpo di s. Patrizia, veneratissima dal popolo napoletano.
Gregorio nacque in Armenia nel 260 circa, scampò alla strage della sua famiglia ordinata dal re armeno Kosrov e allevato da una nutrice cristiana che lo portò a Cesarea di Cappadocia, educato cristianamente sposò un’altra cristiana Giulitta da cui ebbe due figli Aristakes e Verdanes, divenuti poi tutti e due santi.
Ordinato sacerdote a Cesarea entrò nel seguito del principe ereditario dell’Armenia Tiridate, in esilio dopo la morte violenta del padre Kosrov.
Dopo la vittoriosa campagna di Galerio contro i persiani (297) cui aveva partecipato anche Tiridate, l’imperatore Diocleziano poté reintegrare sul trono armeno con l’aiuto delle sue legioni il principe Tiridate, Gregorio lo seguì con tutto il seguito, ma quando questi volendo festeggiare il suo ritorno in una solenne cerimonia volle offrire l’incenso alla dea Anahita, Gregorio rifiutò di farlo e pertanto fu imprigionato e torturato.
Ebbe ben quattordici specie di torture, una più crudele dell’altra, infine Tiridate lo fece rinchiudere in un celebre carcere della capitale chiamato Khor Virap (pozzo profondo) dove rimase per ben quindici anni dal 298 al 313 mentre infuriava la persecuzione contro i cristiani. La conversione dell’Armenia al cristianesimo ebbe luogo in seguito ad una miracolosa guarigione dello stesso re Tiridate; avendo fatto uccidere la vergine Hripsime insieme ad altre compagne cristiane, egli si ammalò di tristezza perché se ne era innamorato, ma lei non aveva acconsentito.
La sorella del re sognò che Gregorio avrebbe potuto guarirlo, lo fece liberare subito e condurre a palazzo dove guarì il re e riuscì a convincere lui ed i principi ad accettare la religione cristiana catechizzandoli per sei mesi e ottenendone la conversione.
Gregorio in seguito trasformò i templi in chiese. Non essendo vescovo però non potè battezzare il re, decisero quindi di recarsi a Cesarea di Cappadocia accompagnati da una nutrita scorta di soldati, per ricevere la consacrazione dalle mani del vescovo della metropoli Leonzio, il quale lo consacrò con grande gioia e festa di tutto il popolo.
Nel viaggio di ritorno vi fu uno scontro armato con la città ancora pagana di Astisat al termine del quale Gregorio prese possesso dell’antica sede vescovile vacante a causa delle persecuzioni; sulle sponde dell’Eufrate egli battezzò molti principi e soldati e lo stesso re, sua moglie e sua sorella, che gli erano venuti incontro.
Il suo nome viene spesso ricordato nelle preghiere liturgiche e durante la santa Messa, la Chiesa armena dedica al suo santo “Illuminatore” tre feste liturgiche. Nel calendario marmoreo di Napoli scolpito nel IX sec. il suo nome compare al 2 e 3 dicembre, le sue reliquie sono sparse un po’ in tutti i luoghi che maggiormente lo venerano, il cranio è a Napoli, altre a Nardò, alcune stavano a Costantinopoli ma la più celebre “il braccio destro di Gregorio” è in Armenia e con essa viene benedetto ogni ‘Katholicos’ eletto.