Tempi lenti, nessun comico se non Fiorello che si becca anche gli anatemi di Barbara D’Urso per una battuta su Zingaretti… Scivola così, come su una colata di cemento, lentamente, anche la terza serata del Festival più amato ma anche più discusso d’Italia. Certo, la mancanza del pubblico, i siparietti sulla consegna dei fiori mediante un carrellino, prima, poi dati direttamente da un operatore, mascherina si, mascherina no a seconda dello scalino del teatro. Le poltrone vuote, poi riempite di palloncini equivoci, tutto sommato dobbiamo giustificarli quei due poveretti di Amadeus e Fiorello che sono dovuti stare dietro un protocollo infinito e, a tratti, assurdo.
Per quanto riguarda le nuove proposte, l’argomento si è risolto velocemente, nella prima mezz’ora delle prime due puntate. Degli 8 artisti in gara, ne sono passati 4: Gaudiano con “Polvere da Sparo”, con un completo celeste degno dei migliori matrimoni del sud; Folcast, con “Scopriti”, che ci ha colpito piacevolmente; Davide Shorty con “Regina”e, infine, Wrongonyou con “Lezioni di volo”, anche se il vero protagonista è stato Avincola, il Peo Pericoli del XXI secolo.
I big in gara, invece, sono stati centellinati tra uno stacchetto musicale di Elodie, la più desiderata dagli italiani, e una mono espressione di Ibrahimovic, che ci ha dato lo stesso calore di un polaretto. Il top è stata Loredana Bertè, la queen, che ci ha trasportati in un mix di trash (le farfalline colorate sui capelli blu) e armoniose note con una carrellata dei suoi più grandi successi, per concludere con il suo ultimo pezzo “Figlia di…”. Non poteva mancare la neo vincitrice dei Golden Globe, Laura Pausini che non si arrende al fatto che fa musica pop e continua a fare il verso ai rockers, presa da crisi di nervi e ormonali continua ad urlare come un’ossessa.
Passiamo ai veri protagonisti, i 26 Big in gara: Aiello con “Ora”, non si è capito perchè non abbia usato l’autotune, di cui hanno abusato tutti gli altri saggiamente; Annalisa (che si risveglia due volte l’anno: questa è una delle due) con “Dieci”; Arisa con “Potevi fare di più”, per esempio stare a casa. Bugo, spaesato e in imbarazzo, mi domando perchè continui ad ostinarsi a partecipare a Sanremo, tra l’altro stonando come una campana… “E invece si”… Colapesce e Di Martino con “Musica Leggerissima” mi hanno fatto pensare ad Alan Sorrenti. Coma Cose ci ha un pò risollevato, con un sound molto carino e orecchiabile, ma anche con la loro performance di “Fiamme negli occhi”. Cosa dire di Fedez e della Michielin? Di Fedez non si può dire nulla, perchè come sempre è geniale e allo stesso tempo non nasconde mai le sue emozioni ed è questo che lo rende vero e credibile: “Chiamami per nome” sarà il nuovo tormentone. Ermal Meta è un uomo sicuramente di talento, amato da tante persone, ma dovrebbe essere un pò meno funereo… Il suo brano, “Un milione di cose da dirti” concilia il sonno, anche quello eterno. Un grande applauso per gli Extraliscio e Davide Toffolo, voce dei Tre Allegri Ragazzi Morti, che con la loro “Bianca Luce Nera” firmato pacifico hanno fatto emozionare il pubblico. Non poteva mancare la musica trap con Fasma: “Parlami”, ma anche no. Renga da quando ha lasciato i Timoria ha deciso di essere solo bello, di avere una gran voce ma di fare musica un pò così: “Quando trovo te”, prega che non ti trovi mai io. Fulminacci mi aveva illuminato con quel “Santa Marinella” che mi ricordava tanto i Gogol Bordello. Certo non sarà proprio lo stesso, ma è un racconto schietto e sincero, un cantautore. Direttamente da “Amici” arriva invece Gaia, con un “Cuore Amaro”, talmente amaro che non riesco nemmeno a parlare. Di Ghemon non si comprendono le intenzioni del suo “Momento perfetto”. Poco convinto, poco convincente, ho temuto che qualcuno dell’orchestra gli sparasse. Gio Evan ha dimenticato una parte dei pantaloni, peccato perchè la canzone è molto carina. “Arnica”. Irama (con “La genesi del tuo colore”) poveraccio, è stato costretto a casa a causa di due persone del suo staff positive al covid. E’ andata in onda quindi la registrazione delle prove. La Rappresentante di Lista con “Amare” mi ha ricordato tanto il film “Ragazze Interrotte”: il quadro della dissociazione. Lo Stato Sociale ha impiegato 10 persone per scrivere “Combat Pop”: 10, ripeto 10, per scrivere questa oscenità. Madame l’ho presa sul personale: con “Voce” mi ha definitivamente ammazzata, anche perchè ciò che mancava era proprio la voce. Malika Ayane, “Ti piaci così”, sempre bella la sua voce, peccato per i barboncini che aveva ai polsi. Ed ecco i vincitori assoluti: una botta di energia, una forza della natura, i Maneskin, con “Zitti e Buoni”. Senza parole. Il grandissimo Gazzè non si smentisce con una delle sue performance più fiabesche. “Il farmacista”, come riportano tutti i giornali “è una denuncia sociale” contro gli uomini che credono di avere la verità in tasca… Poteva dirlo anche senza vestirsi da Albus Silente. Noemi con “Glicine” è stata incantevole, bella la canzone, bella la sua voce, ma la gente ha notato solo che ha perso 20 kg. Orietta Berti è giunta sul palco vestita da Ursula della Sirenetta con tanto di conchiglie sui seni esordisce con “Quando ti sei innamorato”. Era il 1912, Orietta. Ma comunque una donna di esperienza che apprezziamo più di Random che con i suoi 19 anni poteva restare a casa e risparmiarci questa tortura. Infatti “Torno a te” è una promessa alla mamma. Chiudiamo con Willie Peyote, un grande artista: “Mai dire mai” una bella canzone ben strutturata.
Questa è sicuramente l’edizione in cui hanno cantato più gli ospiti che gli artisti in gara. Ci sono state cose belle e cose meno belle, sul mashup di Bohemian Rapsody con La solitudine ho chiesto al Padreterno di chiamarmi, sui violini e gli archi all’1:13 anche. Su Gigi D’Alessio con l’allegra combriccola di parcheggiatori abusivi sono quasi venuta meno e quel suo, ennesimo, “Buona Vita!” anche dopo 30 anni che lo ripete mi ha fatto capire che puoi anche non amarlo, ma lo vedi lo stesso, “perchè Sanremo è Sanremo” (magari non fino alla fine, eh!). Attendiamo il vincitore!