Presentato a Roma da Agenfor International, insieme ad altre cinque realtà del terzo settore, un piano d’azione nazionale
Italia al secondo posto in Europa per discriminazione religiosa: tra i gruppi più colpiti le donne musulmane. Con un piano d’azione pilota nelle città di Palermo, Milano e in Trentino, il progetto TRUST ha individuato le migliori pratiche per l’inclusione: ora necessario l’intervento istituzionale per l’attuazione su scala nazionale.
Sono stati presentati oggi a Roma i risultati di TRUST – un progetto sperimentato nelle città italiane di Milano, Palermo e in Trentino, coordinato da Agenfor International insieme a COREIS – Comunità Religiosa Islamica Italiana; Ce.S.I. – Centro Studi Internazionali; CESIE – Centro Studi e Iniziative Europeo; A Buon Diritto Onlus; ActionAid Italia; Fondazione L’Albero della Vita; e con partner ufficiali il Ministero della Difesa (Arma dei Carabinieri) e la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trento – riguardanti le sfide e buone prassi per combattere l’odio contro le donne musulmane in Italia.
Secondo un’intervista condotta da FRA – European Union Agency for Fundamental Rights a persone musulmane del Nord Africa che vivono in Europa, i più alti livelli di discriminazione basata sulla religione o sul credo religioso si riscontrano al primo posto nei Paesi Bassi (49% degli intervistati) e, al secondo posto, come dichiarato dal 33% degli intervistati, proprio in Italia.
L’intersezionalità delle discriminazioni è un aspetto emerso con chiarezza nelle attività del progetto TRUST. Sono soprattutto le donne musulmane a essere vittime di crimini d’odio: prese di mira a causa della loro religione, sesso, etnia o background migratorio. Nel settembre 2022, European – Network of Equality Bodies ha organizzato la conferenza “Equality bodies tackle discrimination and intolerance against Muslims” dalla quale è emersa la mancanza di un forte impegno a livello europeo e dei singoli stati per combattere il clima di odio e discriminazione contro i musulmani. Questo andamento è evidenziato anche dall’Osservatorio Italiano sui Diritti VOX DIRITTI che, in un’analisi del 2021 sull’Hate Speech on line, evidenzia come il primo posto per quanto riguarda le vittime di tweet offensivi è sempre occupato dalle donne (43,70%) e seguito da islamici (nel 19,57%).
Sempre questo rapporto evidenzia come l’Islamofobia è molto diffusa soprattutto al Nord Italia, ed è proprio su due territori del nord, Milano e il Trentino, oltre alla città di Palermo, che si è concentrato il lavoro di TRUST.
Tutti i dati fin qui citati sono stati raccolti da enti e associazioni operanti nel terzo settore, non sono infatti disponibili dati istituzionali negli ultimi 5 anni. L’Eurobarometer dell’Unione Europea nel Rapporto 2019 “Le discriminazioni nell’Unione Europea” riporta come una percentuale significativa di intervistati italiani ritiene inefficaci gli sforzi del proprio Paese nella lotta alla discriminazione.
In questo contesto, a partire dal 2022, ha preso forma il progetto TRUST, coordinato da Agenfor International insieme ad altre cinque realtà del terzo settore e il sostegno del Ministero della Difesa (Arma dei Carabinieri) e la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trento. Il progetto risponde alla vulnerabilità di questo gruppo che in Italia, come abbiamo visto, è particolarmente colpito da episodi di intolleranza, razzismo e xenofobia: le donne musulmane sono le più esposte alla discriminazione e all’esclusione. Indossando simboli religiosi si trovano ad affrontare diversi ostacoli nei settori pubblico e privato che impattano anche su istruzione e occupazione, portando spesso all’isolamento e all’esclusione in diversi settori.
IL PROGETTO TRUST
Nei due anni di operatività, TRUST si è posto l’obiettivo di affrontare le ragioni alla base dei limiti sopracitati promuovendo un dialogo partecipativo tra i rappresentanti dei LEA (Law Enforcement Agency) e delle autorità locali, con gli operatori delle Organizzazioni della Società Civile e i leader delle comunità vulnerabili. Con un approccio partecipativo, l’attività ha mirato a creare un quadro cooperativo per individuare le soluzioni più adatte a fornire assistenza alle vittime, contribuendo così a portare alla luce le situazioni in cui i reati non vengono solitamente denunciati.
Dopo una serie di workshop in cui i partner del progetto e gli altri stakeholder hanno identificato le sfide più problematiche e le migliori pratiche per prevenire e contrastare questi fenomeni di odio intersezionale, il programma TRUST ha individuato un piano d’azione pilota da implementare nei comuni di Palermo, Milano e in Trentino. Dalla sperimentazione sul campo sono emerse raccomandazioni specifiche che, attraverso una serie di azioni per combattere i crimini generati dall’odio e i discorsi di odio contro le donne musulmane, promuovono al contempo l’inclusione e la coesione sociale.
LE BUONE PRASSI PER COMBATTERE L’ODIO CONTRO LE DONNE MUSULMANE
Dopo lo studio sul territorio e l’individuazione di buone prassi volte a contrastare ogni forma di discriminazione e all’integrazione dei target group dei discorsi e dei crimini d’odio, il modello TRUST conclude ora il suo percorso con una serie di raccomandazioni rivolte agli organi governativi, territoriali, istituzionali e associativi per un impatto su ulteriori comuni italiani.
Nel documento finale redatto dagli operatori del progetto TRUST, disponibile su https://www.trust-project-eu.info/ , si nota come in questi contesti risulti necessario avere una rete solida e ampia che permetta di migliorare l’integrazione e lo scambio di conoscenze tra le comunità musulmane e non musulmane. Un sistema che includa anche una più efficace collaborazione con forze dell’ordine, attori istituzionali competenti e società civile.
Al fine di promuovere la conoscenza e il dialogo, sono necessari accordi e scambi tra gli enti comunali e i centri islamici presenti sul territorio. Un ruolo fondamentale nel piano operativo è costituito dalla formazione: la sperimentazione portata avanti da TRUST ha infatti evidenziato come possa fare la differenza l’organizzazione di incontri rivolti ai diversi stakeholder sulle specificità culturali dei diversi gruppi etnici presenti nel Paese nonché sui bisogni e le esigenze delle donne.
Agenfor International e i partner di TRUST chiedono di implementare anche su altri territori le buone pratiche del progetto, attraverso una stretta collaborazione tra attori istituzionali, società civile e comunità musulmane, valorizzando in particolar modo il ruolo delle donne, per il superamento di qualsiasi forma di discriminazione basata sul sesso e sulla religione e raggiungere finalmente la coesione sociale anche nei contesti più problematici.