Si ferma ai quarti di finale l’avventura europea del Napoli di Spalletti, che al “Maradona” riagguanta solo in extremis il Milan e non riesce dunque a rimediare alla sconfitta dell’andata.
In semifinale ci vanno quindi i rossoneri, bravissimi nello sfruttare le armi a propria disposizione, in particolare la velocità di Brahim Diaz e Leao in campo aperto: se il primo aveva propiziato il gol partita di Bennacer all’andata, il secondo è risultato determinante nella sgroppata di 7o metri al termine della quale ha servito a Giroud il pallone del vantaggio.
Il Napoli, spinto dal pubblico delle grandi occasioni, ha fatto la partita sia prima che dopo la rete del francese, ma non è riuscito a rendersi particolarmente pericoloso, rischiando invece già a metà primo tempo di andare sotto: è stato Meret a tenere in partita gli azzurri, prima parando a Giroud un rigore concesso per fallo di Mario Rui sul solito Leao, e poi neutralizzando un’altra occasionissima capitata sui piedi dell’ex Arsenal e Chelsea.
I partenopei possono però giustamente recriminare per un clamoroso rigore negato a Lozano quando si era ancora sullo 0-0, che avrebbe potuto cambiare decisamente l’inerzia dell’incontro: l’erroraccio di Marciniak, unito alle nefandezze viste all’andata, lascia la sensazione che il derby meneghino in semifinale fosse l’epilogo politicamente auspicato dall’UEFA.
Anche nella ripresa il Napoli ha provato a scardinare il bunker milanista, e a 10′ dalla fine ha avuto dal dischetto, stavolta, l’occasione di mettere paura al Diavolo nel finale, ma Kvaratskhelia si è fatto ipnotizzare da Maignan, che ha chiuso di fatto i giochi rendendo inutile la rete di Osimhen arrivata beffardamente in pieno recupero.
Al di là dei pessimi arbitraggi, il Napoli farà bene a lavorare sui propri limiti per provare ad andare ancora più avanti in Champions l’anno prossimo, ma a Spalletti e ai suoi c’è davvero poco da rimproverare: nelle coppe conta arrivare nelle migliori condizioni al momento giusto, cosa successa al Milan dopo 3 mesi disastrosi, mentre la squadra partenopea, dopo la sosta per le Nazionali, ha perso la brillantezza ammirata fino al 4-0 di Torino, oltre a giocatori importantissimi come Osimhen e Simeone.
Inoltre, storicamente, le squadre italiane sono difficili da affrontare nelle fasi finali delle coppe, perché eccezionali nel chiudersi e far male in contropiede, e in tal senso il Napoli è molto meno “italiano” sia del Milan che dell’Inter, che ha infatti eliminato un Benfica spettacolare fino agli ottavi con le medesime armi.
Unico vero rammarico, l’incapacità di non ripetere le stesse ingenuità: non spendere un fallo tattico su Brahim Diaz (2 volte) e Leao, ha consentito in tutte e 3 le partite giocate ai rossoneri di realizzare le reti poi rivelatesi decisive.
La pressione di vivere questa sfida da favoriti per via dell’abissale distacco accusato dal Milan in campionato ha fatto il resto, ma giova ricordare a tutti che per gli azzurri la Champions doveva essere solo una splendida suggestione, da vivere più con l’obiettivo di far fare esperienza ai propri giovani campioni che con velleità di vittoria finale: è davvero difficile infatti, tuttora, pensare che la Coppa dalle grandi orecchie possa sfuggire dalle mani di una tra Manchester City e Real Madrid.
Gli azzurri ora possono tornare a concentrarsi sul meraviglioso percorso fatto fin qui in Serie A, che vede uno degli ultimi ostacoli proprio nella sfida di stasera (ore 20:45), quando all’Allianz Stadium andrà in scena la sfida contro gli eterni rivali della Juventus.
Spalletti dovrà fare i conti con gli infortuni maturati martedì: non saranno del match, oltre a Simeone, nemmeno Mario Rui e Politano: se la distorsione alla caviglia dovrebbe tenere ai box l’attaccante ex Inter poche settimane, il portoghese, vittima di un’infrazione alla testa del perone, potrebbe addirittura aver chiuso con il Milan la propria stagione.
Tornano però a disposizione Kim e Anguissa, squalificati in Champions, e quindi per il tecnico di Certaldo la formazione è praticamente fatta, con Olivera in difesa, il centrocampo titolare e Lozano in attacco insieme a Kvara e Osimhen.
Quello di Torino è storicamente campo tabù per gli azzurri, vittoriosi solo in 8 dei 77 precedenti giocati in Serie A all’ombra della mole, a fronte di 21 pareggi e ben 48 sconfitte.
Ancora più netto il bilancio da quando si gioca allo Stadium, dove il Napoli ha raccolto solo una vittoria e un pareggio in 11 sfide giocate.
E’ proprio il pareggio il risultato più recente: il 6 Gennaio 2022, pur privi di mezza squadra e dello stesso Spalletti per via di infortuni e Covid, i partenopei sfiorarono la vittoria, andando in vantaggio con Mertens e venendo raggiunti solo nella ripresa da un gol di Chiesa deviato da Lobotka.
L’unica vittoria ottenuta nel nuovo stadio è l’ormai celebre e indimenticabile 1-0 del 22 Aprile 2018, firmato da Koulibaly su corner battuto da Callejon: quel trionfo illuse gli uomini di Sarri di poter conquistare uno scudetto che sarebbe sfumato definitivamente una settimana dopo a Firenze.
L’ultimo successo bianconero è il 2-1 del 7 Aprile 2021, con le reti di Ronaldo, Dybala e Insigne su rigore: quella partita è rimasta negli annali, perché caso più unico che raro di sfida di andata giocata…dopo quella di ritorno.
Si tratta infatti del match in cui al Napoli, impossibilitato a partire per Torino per via dei casi di Covid su disposizione della ASL, fu assegnata la sconfitta a tavolino, poi revocata nell’ultimo grado di giudizio.
Fa sorridere pensare oggi alle parole sul rispetto delle regole proferite da Agnelli la sera in cui la partita non fu disputata, e il caso vuole che gli azzurri giochino proprio pochi giorni dopo il rinvio a nuovo processo con rimodulazione della pena per il “caso plusvalenze”, contro una Juventus nuovamente terza in classifica, anche se lontana ben 16 punti, un distacco maturato esclusivamente “sul campo” come i bianconeri amano dire.
Non sarà una sfida semplice dopo la delusione di martedì, anche se sulla prestazione della Juventus potrebbe pesare la fatica dell’impegno di Giovedì a Lisbona in Europa League.
Il Napoli ha però il dovere di rialzare la testa, dimostrare di essere ancora la squadra ammirata da tutta Europa per 6 mesi, e rendere sempre più concreto il vero “sogno nel cuore” di tutti i tifosi.