Con la riapertura delle scuole possiamo definitivamente dire addio all’estate, non dal punto di vista stagionale, ma da quello del divertimento, spensieratezza e nullafacenza. Una mazzata tra capo e collo per gli studenti. Ricordo ancora quella domanda del cavolo che mi veniva posta i primi di settembre: “Sei contenta che tra un po’ riprende la scuola?”. Ma come cavolo posso fare salti di gioia, dico io! Io voglio stare al mare, divertirmi con gli amici, non fare e pensare a nulla, non me ne frega niente dei compagni e degli insegnanti! Ma da personcina educata rispondevo con un debole sorriso. L’entusiasmo del primo giorno dura proprio quanto scritto sopra: il primo giorno, un solo giorno, una volta che abbiamo sfoggiato lo zainetto ed il diario nuovo ed aggiornati sulle vacanze, la magia finisce ed inizia l’incubo fatto di compiti, interrogazioni, falsi malanni e levatacce mattutine che terminerà con l’arrivo di giugno. Però, c’è sempre un però, di libri sull’argomento ne sono stati scritti tanti e davvero molto belli ed è stato per me complicato sceglierne solo sei. Ovviamente ho tralasciato i più famosi e vi propongo scelte che saranno per voi bellissime rivelazioni.
L’iguana non vuole di Giusi Marchetta
Ce li hanno dipinti così, i professori precari di oggi: arrendevoli, menefreghisti e incompetenti. Invece sono bravi e arrabbiati. Finalmente un romanzo ce li racconta senza indulgenza o pregiudizi, per mostrarci come, in reazione alle ingiustizie di una scuola pubblica che sta cadendo a pezzi, scoppieranno – è solo questione di tempo – l’indignazione, la protesta. Perché Emma, ventotto anni, ha lasciato Napoli per lavorare in una classe a Torino. Non avrebbe voluto: le mancano una città e un amore di nome Gianni. Anziché insegnare latino si trova a seguire il caso di Andrea, un ragazzo autistico che reagisce con violenza alla cattiveria di alcuni professori. E intorno a lei vede solo la rassegnazione di chi accetta contratti impossibili o di chi, arreso, scappa all’estero. Con stupore Emma si renderà conto che è proprio il suo ragazzino pieno di problemi a insegnarle che non bisogna più accettare i ricatti di questo Paese. Contro le crisi di Andrea, infatti, la famiglia le ha suggerito di ricorrere all’iguana, suo immaginario totem personale: se l’iguana non vuole, quella cosa non si fa. Evocare l’animale serve a renderlo innocuo fino a quando, però, il ragazzo non si trattiene più e sfoga la sua rabbia. Così, a fine anno, quando su tutti si abbatterà una serie di ingiustizie pubbliche e personali, Emma maturerà l’idea che un dio in forma d’iguana sarebbe d’accordo nel punire subito i colpevoli di un’Italia che non funziona più. Lei è pronta a seguirlo.
Diario di scuola di Daniel Pennac
Scoprire che anche Pennac è stato uno “scaldabanco” con scarso rendimento scolastico, è un sollievo. E ci fa vedere le difficoltà dei figli o dei nipoti in modo del tutto diverso.
L’autore affronta il grande tema della scuola dal punto di vista degli alunni. In verità dicendo “alunni” si dice qualcosa di troppo vago: qui è in gioco il punto di vista degli “sfaticati”, dei “fannulloni”, degli “scavezzacollo”, dei “marioli”, dei “cattivi soggetti”, insomma di quelli che vanno male a scuola. Pennac, ex scaldabanco lui stesso, studia questa figura popolare e ampiamente diffusa dandogli nobiltà, restituendogli anche il peso d’angoscia e di dolore che gli appartiene. Il libro mescola ricordi autobiografici e riflessioni sulla pedagogia, sulle universali disfunzioni dell’istituto scolastico, sul ruolo dei genitori e della famiglia, sulla devastazione introdotta dal giovanilismo, sul ruolo della televisione e di tutte le declinazioni dei media contemporanei. E da questo rovistare nel “mal di scuola” che attraversa con vitalissima continuità i vagabondaggi narrativi di Pennac vediamo anche spuntare una non mai sedata sete di sapere e d’imparare che contrariamente ai più triti luoghi comuni, anima i giovani di oggi come quelli di ieri. Con la solita verve, l’autore della saga dei Malaussène movimenta riflessioni e affondi teorici con episodi buffi o toccanti, e colloca la nozione di amore, così ferocemente avversata, al centro della relazione pedagogica.
Ragazze cattive di Joyce Carol Oates
La storia di una “gang” al femminile nella provincia americana degli anni Cinquanta. Cinque ragazze con un passato difficile, legate dallo stesso desiderio di fratellanza e ribellione, arse da un’indomabile furia liberatrice. Maddy Monkie, cronista del gruppo, Goldie, che dietro la femminilità nasconde un temperamento esplosivo, Lana, bionda tipo Marilyn, Rita, timida e umiliata, ma soprattutto Legs Sadowsky, eroina indistruttibile, la cui intelligenza nutrita di rabbia e spirito di vendetta, fa di lei una rivoluzionaria. Un sodalizio totale, che è patto di difesa e di aggressione contro il cuore buio della società americana, dove si annidano violenza, maschilismo e discriminazione.
I turbamenti dell’allievo Torless di Robert Musil
I turbamenti, le angosce e la solitudine di “un ragazzo senza qualità”: pubblicato nel 1906, il romanzo di esordio di Robert Musil colloca, attraverso un’ardita analisi interiore, la crisi adolescenziale del piccolo Törless all’interno della crisi della società mitteleuropea. Nei tratti psicologici del protagonista si delinea il rifiuto di un patrimonio di valori svalutato, paragonabile al vuoto “ideologico” e alla noia esistenziale di molti giovani d’oggi. Al contempo però il lettore contemporaneo non potrà non riconoscere in Beineberg e Reiting – i compagni di Törless che lo stesso Musil nel 1937 definì “gli attuali dittatori in nucleo” – una prefigurazione dei vari “duci” che di lì a qualche decennio avrebbero assoggettato l’Europa. Da qui (e non solo per correttezza filologica) anche la scelta di togliere il protagonista dalla dimensione esclusivamente “giovanile” per restituirlo a quella più ampiamente sociale di “allievo” di un preciso sistema educativo, politico e culturale.
La classe di François Bégaudeau
Romanzo francese che ha al centro la scuola, la difficoltà di essere professori in un mondo in cui troppo spesso gli adulti sono o sospettano di essere dalla parte del torto. Intessuto di dialoghi comici e bizzari che hanno il ritmo di un rap, il libro misura la distanza tra la fissità del sapere scolastico e l’allegra fluidità dell’immaginario studentesco, ma non dà giudizi e non si schiera a favore dell’uno o dell’altro. Ne fotografa l’abissale incompatibilità con l’idea che ormai è nella scuola che si gioca l’unica vera lotta di “classe”.
Il sopravvissuto di Antonio Scurati
Il 22 giugno 2001 Vitaliano Caccia, ventenne bello e dannato, dotato di un fascino terribile e inesorabile, si presenta in tremendo ritardo e munito di pistola davanti alla commissione che ha già deciso, con ingiusta severità e per poco limpidi secondi fini, di respingerlo all’esame di maturità. Senza dire una parola, a sangue freddo, il ragazzo compie una strage, lasciando come unico sopravvissuto il narratore, il professore di filosofia Andrea Marescalchi, a interrogarsi su un gesto di cui si sente non solo vittima ma forse, in qualche modo, occulto e involontario ispiratore.