“Si alza il vento... Bisogna tentar di vivere!”.
Confesso di aver conosciuto il Cimitero Marino di Paul Valéry, il poemetto da cui è tratto il verso, grazie al capolavoro animato di Miyazaki che di quel verso fa il proprio titolo: Si alza il vento, appunto. Densissimo e in qualche modo enigmatico, come molte cose densissime ed enigmatiche mi è passato presto di mente, sommerso dalla massa di pensieri ben più leggeri. Di tanto in tanto però, anche le cose più dense tornano a galla, sospinte da qualche insondabile richiamo. Questo verso ad esempio, mi è riapparso inaspettatamente nella testa poche ore fa. E strano caso (quanto strano poi…?), a farmici ripensare è stato un altro capolavoro animato… L’ho presa alla lontana, ma ci arrivo.
Partiamo con ordine, dalla fine.
Ieri mattina, sabato 5 settembre, Il canale Youtube 151 eg ha pubblicato un pezzo di storia dell’animazione. Grazie ad Enrico Gamba e a No Elevator Studio, Il ladro e il ciabattino di Richard Williams è oggi disponibile in italiano, nella sua versione integrale, senza censure e del tutto gratuitamente, qui. Arriva anche in Italia dunque, l’epilogo travagliato di uno dei prodotti d’animazione dalla lavorazione più lunga – e insieme più significativa – della storia del genere.
Qualche parola sull’autore. Classe 1933, canadese di nascita, Richard Williams è uno dei padri nobili della tecnica dell’animazione in Occidente. Regista, animatore e attore, è stato premio Oscar nel 1973 per il suo corto A Cristmas Carol, e nel 1989 per gli effetti speciali di Chi ha incastrato Roger Rabbit, il cult intramontabile di Robert Zemeckis. Williams fu infatti fra i perfezionatori, proprio in quell’epoca, della così detta tecnica mista, che permise di far interagire in una stessa scena elementi e attori live action con personaggi animati. Williams morì ad agosto dello scorso anno, dopo aver visto nel 2013 l’uscita dell’ultima versione (la quarta) del lavoro che impegnò tutta la sua carriera. Il ladro e il ciabattino, appunto.
Funestato da problemi economici e di produzione, il progetto venne concepito da Williams a Londra nel ’63. Sovvenzionato in maniera intermittente da fondi indipendenti, fu poi rimpallato nel corso degli anni da Warner Bros, Disney Pictures e Miramax, dando origine a tre pellicole diverse. Una Copia di lavorazione nel 1992; il film The Princess and the Cobbler del 1993, e Arabian Knight del 1995.
Molte delle idee di Williams nel corso degli anni finirono, direttamente o indirettamente, per influenzare tanti altri lavori. Durante il periodo alla Warner Bros ad esempio, alcuni animatori stremati per gli orari massacranti, abbandonarono il progetto passando alla Disney. Diverse delle idee de Il ladro e il ciabattino finirono così nel film Aladdin. Sono riconoscibili fra le altre la figura del sultano, il gran visir Jafar e il suo pappagallo Jago (un avvoltoio nel film di Williams), nonché alcune caratteristiche della principessa Jasmine. Lo stesso in fondo Aladdin sembra una crasi dei due protagonisti eponimi della storia di Williams: tanto agile ladro di strada quanto eroe di scaltrezza; tanto spregiudicato quanto puro.
Più in generale lo stile di Williams, maestro dell’animazione, finì per influenzare molti autori successivi. Il ladro ad esempio sarà anche la base di Scrat, lo scoiattolo preistorico de L’era Glaciale. Così come gli espressivi silenzi dei suoi due protagonisti ispirarono un altro grande maestro come Genndy Tartakovsky, che dei silenzi animati ha fatto una specie di firma d’autore. Basta ricordare qui il suo bellissimo Samurai Jack.
In seguito, Garrett Gilchrist recuperò il materiale disperso delle prime lavorazioni, fino all’ultima versione ufficiale ad opera della Miramax, dando così vita ad una quarta versione, con l’intento di restituire senza tagli, censure o modifiche, la visione originale di Williams. La versione di Gilchrist – detta “Recobbled cut Mk 4” – venne rilasciata nel 2013. Essa risente ovviamente dell’eterogeneità del materiale recuperato. Diverse sequenze del film sono costituite da storyboard, materiale animato ancora grezzo e perfino schizzi di preparazione. Ma nonostante questo, restituisce la potenza immaginifica di un progetto ambizioso fin dal primo istante del suo concepimento. Per una ricostruzione più estesa della vicenda rimando all’esaustivo video di 151 eg, e al documentario Persistence of Vision di Kevin Schreck del 2012.
Le sequenze definitive e semi-definitive mostrano una estrema fluidità – punto forte del film assieme ad un uso magistrale di fotografia e colori. Questi ultimi in particolare, saturi e brillanti, costituiscono forme fantasmagoriche e strutture complesse, attraverso le quali i personaggi si muovono come in labirinti a la Escher. Dal punto di vista drammaturgico, Il ladro e il ciabattino (The Thief and the Cobbler, in originale) è un racconto favolistico, di ambientazione arabeggiante. I due personaggi del titolo, muti per l’intero film, si ritrovano al centro di una guerra per la salvezza della Città dorata, coinvolti loro malgrado da una profezia che in vario modo li riguarda, e dal precipitare delle circostanze.
Il ladro e il ciabattino instilla nello spettatore un’ansia sottile, che si muove di soppiatto, quasi come il ladro, in un corpo narrativo coloratissimo, apparentemente tranquillizzante e sottilmente vertiginoso. Una vertigine che dà al racconto tutto il suo sapore. Se infatti essa è introdotta dalle impossibili strutture Escheriane del disegno, è nel costante mescolarsi di linguaggio infantile e adulto, grammatica fiabesca e sintassi reale, significanti immaginifici e significati concreti, che questa vertigine si fa vera inquietudine, conferendo al film carica emotiva e significato. Forse proprio per il suo presentarsi come una favola, il film è piacevolmente disturbante, come solo la grande animazione sa essere. A cominciare dall’estetica, vagamente vertiginosa e allucinatoria. Le sintesi grafiche efficacissime e le linee di colorazione nette restituiscono con immediatezza un mondo che sembra partorito dal sogno. E proprio il sogno forse, nel suo rapporto col reale, è il tema centrale del film. “L’uomo dorme e sogna”, commenta il malvagio mago Zig Zag, vegliando sulla città addormentata. E la realtà stessa in fondo non è che un sogno, dice l’io narrante. Non è un caso che lo stesso ciabattino venga colto a dormire profondamente all’inizio del film, quasi incapace di svegliarsi. Almeno fino all’arrivo del suo coprotagonista, il ladro, che scuote quella placida indolenza procurandogli dei guai non da poco. Discorso analogo per il sultano, che per tutta la prima metà della pellicola non fa che assistere sonnacchioso e inconsapevole alle trame del suo visir, distratto dai vizi e dalle pigrizie che quest’ultimo è ben lieto di assecondare. Le due coppie sembrano dunque viaggiare in parallelo. Sia per l’umile ciabattino che per il sommo governante, arriva il momento di svegliarsi. Perché nascosta da false certezze – la profezia che vuole la città salva finché “le tre palle dorate” (sic!) rimarranno al proprio post – la catastrofe bussa alle porte. E continuare a sognare la stessa placida realtà di sempre diventa d’improvviso impossibile.
Cieca alle sue disuguaglianze, alle sue iniquità e fragilità; accecata dalle frivolezze dei suoi sogni, la città dorata è assediata dall’interno e dall’esterno da incubi minacciosi, che rischiano di spazzarne via la realtà. Come un innocuo araldo del caos, il ladro imbranato sembra anticipare un frammento di quel disordine, interrompendo il torpore mortifero in cui giace il regno. Contribuendo così alla sua salvezza. Per quanto sia dolce farsi cullare dalla quotidianità, sembrano suggerire le sinuose figure di Williams, bisogna pur svegliarsi, per cominciare a sognare una realtà diversa.
“Si alza il vento… Bisogna tentar di vivere!”