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© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
Libri

“THE CHAIN” DI ADRIAN McKINTY. RECENSIONE

Cristiana Abbate
Cristiana Abbate 3 anni fa
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5 Min Lettura
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Trama: Mi chiamo Rachel Klein e fino a pochi minuti fa ero una madre qualunque, una donna qualunque. Ma adesso sono una vittima. Una criminale. Una rapitrice.
È bastato un attimo: una telefonata, un numero occultato, poche parole. Abbiamo rapito tua figlia Kylie. Segui le istruzioni. E non spezzare la Catena, oppure tua figlia morirà.
La voce di questa donna che non conosco mi dice che Kylie è sulla sua macchina, legata e imbavagliata, e per riaverla non sarà sufficiente pagare un riscatto. Non è così che funziona la Catena. Devo anche trovare un altro bambino da rapire. Come ha fatto lei, la donna con cui sto parlando: una madre disperata, come me. Ha rapito Kylie per salvare suo figlio. E se io non obbedisco agli ordini, suo figlio morirà.
Ho solo ventiquattro ore di tempo per fare l’impensabile. Per fare a qualcun altro ciò che è stato fatto a me: togliermi il bene più prezioso, farmi precipitare in un abisso di angoscia, un labirinto di terrore da cui uscirò soltanto compiendo qualcosa di efferato.
Io non sono così, non ho mai fatto niente di male nella mia vita. Ma non ho scelta. Se voglio salvare Kylie, devo perdere me stessa.

Longanesi Editore

 

Recensione: Chi ricorda le catene di Sant’Antonio? Bene, questo romanzo si rifà a proprio a quelle, ma il sistema è molto più malato e morboso, inoltre, McKinty si è lasciato ispirare dal sistema di rapimento Messicano in cui un congiunto del rapito può prendere il suo posto se si ritiene che quest’ultimo sia troppo debole.

Inizialmente, come si apprende dalla postfazione, nasce come racconto, che poi è stato ampliato. Un thriller in cui The Chain, la catena è una catena umana, i cui anelli non possono essere spezzati, interrotti e sono rappresentati da persone a cui vengono rapiti i figli e per riaverli di nuovo con sé devono a loro volta rapire figli di altri. Il tutto viene complicato da un’insieme di passaggi e regole ferree ed inumane, pena la morte.

Il ritmo è serrato, risulta difficile staccarsi dalle pagine, gli avvenimenti trasmettono ansia al lettore, segno che il libro sia veramente ben scritto. Difficile non immedesimarsi in Rachel, soprattutto se si è genitore. Durante la lettura ho notato che avevo la gamba in perpetuo movimento, l’angoscia era alle stelle: il pensiero che qualcosa non andasse per il verso giusto mi spaventava a morte. Questo per quanto riguarda la prima parte del libro.

La seconda l’ho trovata completamente diversa. Si fa luce su chi ci sia dietro a questo meccanismo patologico, si analizza la vita di chi ha dato inizio a tutto e come questo sia avvenuto. Sicuramente un aspetto interessante che mantiene il livello di attenzione molto alto. Mentre, ho ritenuto eccessiva la parte finale, un po’ troppo surreale, molto da film. E’ come se l’autore avesse voluto strafare, rendendo una storia, per fortuna di fantasia, inverosimile all’ennesima potenza.

Un thriller che consiglio, una storia trascinante e magnetica, ben strutturata, innovativa e scritta con un ottimo stile. Una trama che coinvolge, anche troppo e, pone il lettore davanti ad un bivio dove la scelta è obbligata ed è quella che va contro ogni etica e morale: la salvezza di un figlio ad ogni costo.

 

 

 Adrian McKinty è nato e cresciuto a Belfast negli anni del conflitto nordirlandese. Figlio di un ingegnere navale costruttore di caldaie e di una segretaria, dopo aver studiato filosofia a Oxford grazie a una borsa di studio si è trasferito negli Stati Uniti, per insegnare inglese alle superiori. Il suo thriller d’esordio, Dead I Well May Be, è stato selezionato per il Dagger Award 2004 e ha un’opzione per i diritti cinematografici con la Universal Pictures. I suoi libri hanno vinto l’Edgar Award, il Ned Kelly Award, l’Anthony Award, il Barry Award e sono stati tradotti in oltre 20 lingue. Adrian McKinty è critico letterario per il Sydney Morning Herald, l’Irish Times e il Guardian. Vive a New York con la moglie e i due figli. In via di pubblicazione in 35 paesi, The Chain diventerà presto un film prodotto dalla Paramount.

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Cristiana Abbate Mag 28, 2020
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Pubblicato da Cristiana Abbate
Veterinaria pentita e mamma convinta.Si ritiene propositiva e per nulla diplomatica .Grande appassionata di viaggi e divoratrice di libri. Malata di shopping e con il conto in banca fisso sul rosso.
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