No, non si può morire così, mentre si è semplicemente per strada; non si può perdere la vita in questo modo, all’improvviso, per l’incuria in cui vessano molti nostri stabili.
Come nelle scorse ore siamo venuti a conoscenza, nella centralissima via Duomo, tra passanti e turisti, un uomo di 66 anni è stato travolto da una grande quantità di calcinacci e pietre, venute giù a seguito del distaccamento di un cornicione al quinto piano di un palazzo al civico 228. Rosario Padolino, commerciante molto noto nella zona, prossimo alla pensione, è stato colpito alla testa ed ha riportato fratture multiple al braccio e ferite alla spalla. Secondo quanto dichiarato da altri due commercianti che prontamente l’hanno soccorso, l’uomo, in un primo momento, era cosciente e, siccome prima dell’arrivo dell’ambulanza aveva smesso di sanguinare dalla testa, non si aspettavano che potesse morire. Poi, però, verso le 12.30 è arrivata la chiamata dal Centro traumatologico ortopedico che, purtroppo, ha dato la cattiva notizia.
“L’amore se ne è andato in cielo e non mi ha salutato. Sono disperata” queste le commoventi parole su Facebook della moglie della vittima.
Il cornicione che si è staccato era già stato imbrigliato da una rete di sicurezza, come se ne vedono tante in giro per la città, la quale però, dopo un anno e mezzo, non ha retto. I lavori di messa in sicurezza andavano sicuramente eseguiti prima. Ora, lo stabile, insieme ad altre due adiacenti, è stato fatto sgombrare dalle 30 famiglie che vi abitano e la magistratura ha autorizzato gli amministratori ad iniziare rapidamente i lavori di ripristino.
Restiamo, ovviamente, sgomenti dinanzi a questa tragedia che poteva coinvolgere chiunque di noi e ci chiediamo ancora come sia possibile, tra pubblico e privato, che non si vigili adeguatamente sulla tenuta dei nostri palazzi e delle nostre strade. La memoria va pure ad altri casi analoghi che, in passato, hanno causato sofferenza, i quali, evidentemente, non sono serviti da lezione. Prima fra tutte, sovviene alla mente, la vicenda di Salvatore Giordano, il 14enne che, nel luglio del 2014, venne colpito a morte da un fregio staccatosi dalla monumentale Galleria Umberto I. “È come se avessero ucciso mio figlio una seconda volta”, così, come riportato da La Repubblica, ha dichiarato il papà del giovane deceduto.
Insomma, non si può più aspettare e, soprattutto, non si può più continuare a non garantire sicurezza a tutti noi. È arrivato il momento che le istituzioni interagiscano in maniera netta ed efficace con i privati affinché eventi di questo tipo non si verifichino mai più.