Tito Faraci mette insieme una storia di vendetta, manipolazione e guerra, per lo speciale N. 31 di Tex, “Capitan Jack”, assieme ad Enrique Breccia che firma le matite.
I predoni di Hooker Jim della tribù Modoc, in California, massacrano la famiglia di Foster, un ex Ranger amico di Tex e Carson. Prima di morire a sua volta, il vecchio Foster implora i due di vendicare la propria famiglia. Tex e Carson si trovano così coinvolti nell’imminente scontro fra esercito degli stati uniti e Modoc, guidati dal Capitano Jack.
Il volume, ben lontano dalla recente decostruzione quasi metanarrativa alla Serpieri (L’Eeroe e la Leggenda), si presenta di base come una storia classica della storia decennale di Tex. Gli elementi ci sono tutti: il personaggio presentato come eroe senza macchia e senza paura, pronto a fare “giustizia” più che “vendetta”, con la sua 45 mm; il riferimento al suo retaggio indiano, ma la necessità crudele di combatterli; i cattivi da entrambe le parti. Anche il gergo è quello tipico dei Tex, consolidato in anni di avventure e costituito da “Poffarre” “Satanasso” e “Vecchi cammelli”. E ancora, le lunghe sparatorie al cardiopalma, i duelli… Insomma, gli appassionati troveranno tutto ciò che hanno sempre apprezzato nella serie.
Eppure Faraci, fedele a questi elementi, riesce ad ordire un intreccio complesso, le cui diramazioni esulano dalla serie bonelliana e, come per uno speciale che si rispetti, costituendo un lungo assolo, un racconto apprezzabile anche da chi non è molto legato al personaggio. I silenzi, quasi ritmici, allungano i tempi di lettura dando alla narrazione un senso di sospensione, come di tragedia annunciata. Presentata talvolta come evitabile, ma solo perché l’incertezza della speranza renda ancor più amaro il tragico finale.
Faraci tratteggia nel Capitano Jack una figura complessa, ambivalente, assieme triste e potente, forte e dipendente assieme: da un lato leader saggio e grande stratega, capotribù inflessibile e giusto; dall’altro uomo insicuro, incapace di distinguere gli alleati dai nemici e incatenato ai ricatti dei suoi cattivi consiglieri spacciati come tradizioni del suo popolo, eppure utilizzate contro di lui e contro il popolo stesso.
Ma se Faraci si conferma un buon scrittore, bisogna dire che sono le matite di Breccia a costituire il vero valore aggiunto di questo volume. Il tratto deciso dell’argentino dipinge ogni emozione, ogni ruga di ciascuno personaggio. Con precisione fotografica ma gusto squisitamente fumettistico, scava nei volti dei protagonisti, portandone silenziosamente alla luce emozioni, caratteri e segni del tempo. I particolari, a volte realistici fino al grottesco, vengono restituiti in tutta la loro concretezza. I corpi sono massicci, imponenti, ben protetti in vestiti dai drappeggi pesanti, che sventolano per il vento incessante e i movimenti dell’azione.
Soprattutto Tex, è reso in tutta la sua carica eroica, mentre incede imponente, pistole in mano. O fronteggia a viso aperto l’ennesimo avversario. Non mancano però scene di mischia, rese con grande trasporto e dinamismo, con interessanti soluzioni prospettiche e inquadrature non banali. Capitan Jack non lascerà probabilmente delusi i fan di vecchia data dello sceriffo bonelliano, ma potrebbe colpire anche qualche nuovo lettore.