La Villa Comunale è uno dei principali giardini storici di Napoli, il quale si estende per oltre un chilometro tra piazza della Vittoria e piazza della Repubblica, fiancheggiato dalla Riviera di Chiaia e da via Caracciolo. Come sappiamo, da troppo tempo, la Villa è stata alquanto lasciata a se stessa, tra residui di bivacchi e rifiuti gettati nelle aiuole. Era ed è una situazione assolutamente da regolamentare; il polmone verde del Centro di Napoli, infatti, merita di tornare ad essere un luogo sicuro, dove le famiglie e i bambini possano trascorrere qualche ora al riparo dal traffico. Nel corso del tempo, in aggiunta, si sono registrati anche atti di vandalismo che hanno rovinato diverse statue presenti al suo interno.
Lunedì, come abbiamo avuto il piacere di apprendere, finalmente, è stata riconsegnata al Comune di Napoli un’ampia porzione delle aree della Villa Comunale interessate dai lavori di realizzazione della camera di ventilazione, a servizio della Linea 6 della Metropolitana di Napoli. Le aree, finora interdette al pubblico, sono state consegnate dopo i necessari interventi di ripristino. La pavimentazione è stata completamente rifatta – sia lungo il viale centrale e sia lungo i viali laterali -, e sono stati effettuati numerosi interventi di ripiantumazione di essenze arboree, sia con le varietà già presenti, sia con esemplari di Ippocastani, Cercis siliquastrum, Platani, Ginkgo biloba, Lecci e Pitosforo. Poi, ancora, le panchine sono state tinteggiate e su due grandi aiuole, tirate a lucido, sono state piantate una dozzina di Chamaerops, ovvero la palma nana nota come palma di San Pietro.
Ora auspichiamo, chiaramente, che l’intera Villa possa essere totalmente riqualificata e restituita alla fruizione della cittadinanza in tutto il suo splendore e la sua magnificenza. Essa, infatti, al di là dell’importanza urbanistica e dell’estremo rilievo in termini di offerta di un spaccato di natura in mezzo alla città, ha pure un enorme valore storico, artistico e culturale.
Vale assolutamente la pena ricordare, in tal senso, che il suo primo nucleo risale al 1697, quando il viceré duca di Medinacoeli fece piantare, lungo la riviera di Chiaia, un doppio filare di alberi abbellito da 13 fontane. Tra il 1778 e il 1780, l’area della spiaggia lungo la riviera fu convertita in un vero e proprio passeggio, un giardino urbano molto in voga in quegli anni, per volontà di Ferdinando IV di Borbone e per opera di Carlo Vanvitelli, figlio di Luigi, sulla scia di quanto aveva fatto il padre, Carlo III di Spagna, lungo il Salon del Paseo del Prado di Madrid. Vanvitelli si fece aiutate dal botanico Felice Abbate, giardiniere reale. Nei primi anni del XIX secolo, invece, la villa fu ampliata e ridisegnata dagli architetti Stefano Gasse e Paolo Ambrosino, secondo il volere di Giuseppe Bonaparte. Si occupò di curare la scelta delle essenze arboree il tedesco Friedrich Dehnhardt, ispettore dell’Orto Botanico. Un ulteriore ingrandimento fu eseguito per progetto del Gasse verso ovest, nel 1834. Con la realizzazione della colmata di via Caracciolo, a partire dagli anni settanta del XIX secolo, la villa fu ampliata verso il mare. Fu eseguito un nuovo ingresso principale su piazza Vittoria, abbattendo quello vecchio del Vanvitelli, costituito da due padiglioni simmetrici, chiamati casini; furono qui collocate otto delle statue neoclassiche che erano poste all’interno. Il parco, invero, è ricco di copie neoclassiche di statue di epoca romana, nonché di gruppi scultorei e fontane di età tardo-rinascimentale. Le statue furono collocate intorno al XIX secolo in sostituzione di alcune delle opere farnesiane, poi spostate presso il museo archeologico nazionale di Napoli. Oltre alle sculture e fontane, il parco presenta anche vari edifici di differenti epoche.