Whirlpool Emea “intende procedere con la riconversione del sito di Napoli e la cessione del ramo d’azienda a una società terza in grado di garantire la continuità industriale allo stabilimento e massimi livelli occupazionali”. Questo è l’annuncio che, senza alcun preavviso, come una doccia fredda, la dirigenza della multinazionale americana ha dato ai sindacati nel corso di un incontro sul piano industriale. Ovviamente, nonostante le rassicurazioni, è scattato un campanello d’allarme in quanto, ora, il futuro di ben 430 lavoratori che prestano la loro opera nello stabile di via Argine (più quelli dell’indotto, circa 1500) è incerto ed essi rischiano di restare senza stipendio, con conseguenze devastanti per le loro famiglie. A quanto pare, poi, questa scelta andrà ad interessare, con il pericolo di compromissione, solo la produzione che si svolge nel capoluogo campano, dato che, come si apprende, oltre alla conferma del trasferimento dalla Polonia a Comunanza (Ascoli Piceno) della produzione di lavatrici e lavasciuga, Whirlpool ha riconfermato per i siti di Cassinetta di Biandronno (Varese), Melano (Ancona) e Siena gli impegni sia produttivi che occupazionali previsti dal piano industriale firmato lo scorso ottobre. Perché sì, il 25 ottobre del 2018, la multinazionale, annunciando un piano industriale da 250 milioni di investimenti nel triennio 2019/2021, diciassette dei quali da realizzare a Napoli, al tavolo con il Ministero per lo sviluppo economico, aveva ottenuto il via libera all’uso degli ammortizzatori sociali. Riportiamo, a tal proposito, il post sua Facebook dello stesso Luigi Di Maio: “La notizia della chiusura dello stabilimento Whirlpool di Napoli sarebbe già grave al solo pensiero che 430 lavoratori rischino di non avere più un posto di lavoro, ma diventa assurda se si pensa che, con questa scelta, i vertici aziendali decidano di stracciare un accordo che Whirlpool ha firmato lo scorso 25 ottobre al ministero dello Sviluppo Economico e col quale si impegnava a investire in Italia con un piano triennale da 250 milioni di euro. Solo dopo la firma di quell’accordo e l’impegno concreto della multinazionale, il ministero del Lavoro concesse gli ammortizzatori sociali a sostegno delle donne e degli uomini che lavoravano per la Whirlpool. Aiuti meritati, visto l’impegno da loro profuso e poiché vittime incolpevoli di fallimenti che nulla avevano a che fare con la loro attività.”
Il ministro ha poi aggiunto: “Con questo comportamento, però, i nuovi vertici di Whirlpool hanno mancato di rispetto a loro, ancor prima che al ministero dello Sviluppo Economico e al governo stesso. Pretendo che venga puntualmente fatta chiarezza su quanto accaduto nelle scorse ore al tavolo che ho già convocato per il prossimo 4 giugno. Chiarezza che dovrà esser fatta prima di tutto per i 430 lavoratori e le loro famiglie, che sono e restano la priorità assoluta per il sottoscritto e tutto il Mise, che è pronto a rimettere in discussione l’intero piano industriale e a verificare l’utilizzo che è stato fatto degli ammortizzatori sociali fino ad oggi.”
Le organizzazioni a tutela dei lavoratori, chiaramente, parlano di qualcosa di “inaccettabile” e di “inaffidabilità” da parte dell’azienda, e il 4 giugno prenderanno parte alle trattative.
Nel frattempo, la notte dell’1 giugno, circa cinquanta operai sono rimasti nelle aree dello stabilimento, in segno di protesta, alcuni organizzandosi pure con una tenda da campeggio dinanzi all’ingresso principale. Ieri mattina, sono stati raggiunti anche dal sindaco de Magistris. “Sono stato al presidio delle lavoratrici e dei lavoratori whirlpool a via Argine. Centinaia di lavoratrici e lavoratori che stanno rischiando il proprio lavoro per colpa di accordi disattesi. La città, il sindaco e tutta l’amministrazione comunale lotteranno al loro fianco affinché non sia toccato neanche un posto di lavoro. È una battaglia per la città, per un sito industriale produttivo che crea sviluppo, per contrastare degrado e crimine. È una lotta per il lavoro dignitoso e onesto. L’assistenzialismo non lo vogliamo. Napoli non vuole discriminazioni ! Siamo competitivi. Non molleremo fino a quando non vinceremo!”. Queste le parole del primo cittadino.
Domani, all’interno della fabbrica della area nord est di Napoli, verrà ospitata l’assemblea promossa dalle tre organizzazioni di categoria – Fim Fiom e Uilm -, alla quale interverranno i vertici nazionali. Il nostro più sentito auspicio è che la situazione possa essere risolta nella maniera più efficace possibile a protezione dei lavoratori. Napoli, come la Campania e come, del resto, tutto il Sud Italia, è afflitta atrocemente dalla piaga della disoccupazione; risparmiamole un altro, l’ennesimo, duro colpo, perché se si continua ad andare avanti così, qui, resteranno solo macerie.