Oggi, 17 maggio, è la Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia. La prima volta che si celebrò questa Giornata, su proposta dell’attivista e scrittore francese Louis-Georges Tin, fu il 17 maggio del 2004 e si scelse questa data perché, nello stesso giorno del 1990, l’Organizzazione mondiale della sanità rimosse l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali, definendola per quello che è, ovvero una normale variante della sessualità umana. Nel 2010, poi, l’Unione Europea ha adottato e istituito ufficialmente questo evento, con l’impegno di promuovere uguaglianza e rispetto in tutti gli stati membri.
Certamente, come sappiamo, specie in Occidente, i passi in avanti compiuti nella lotta alle discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale sono stati tanti, ma ciò non toglie che il percorso da compiere sia ancora lungo e che non bisogni in alcun modo abbassare la guardia rispetto ai fenomeni di intolleranza che si annidano soprattutto in alcune frange estemiste. In tanti aree del mondo, poi, le persone omosessuali e transessuali sono ancora esposte a pericoli enormi, a punizioni e repressioni che arrivano fino alla pena di morte. Dunque, questa Giornata deve servire ogni volta a ricordarci l’impegno che tutti noi dobbiamo muovere al fine di creare i presupposti per una convivenza umana più inclusiva.
Nella stragrande maggioranza dei paesi europei e dell’America, invero, come si diceva, i diritti per le persone LGBT sono pienamente approvati; i vari ordinamenti infatti, prevedono il matrimonio egualitario (incluse quindi le adozioni), oltre a leggi specifiche contro le discriminazioni omofobiche. Per quanto riguarda l’Italia, invece, tanto per cambiare, pure su questo tema, siamo ancora assai indietro; siamo incastrati in visioni retrive che continuano a persistere nelle menti di larghe fette della cittadinanza, impedendoci di progredire. Nel 2014, con la prima firma della senatrice Monica Cirinnà, è stato approvato il disegno di legge sulle Unioni Civili, il quale, senza dubbio, è meritorio per il riconoscimento di coppie dello stesso sesso ma, soprattutto facendo un raffronto con le altre legislazioni, risulta essere il minimo. Come possiamo ricordare, il dibattito in vista dell’approvazione del ddl Cirinnà fu molto acceso e alla fine, su pressione di ambienti ultra-cattolici, si decise di togliere dal testo finanche la sola stepchild adoption, ovvero l’adozione del figlio legittimo del partner. Inoltre, nel nostro Paese, all’appello, manca pure una misura apposita per combattere l’omo-transfobia; più volte si è parlato di estendere questa previsione nella legge Mancino ma, a tutt’ora, nulla è stato ottenuto. Insomma, il quadro generale dei diritti civili per l’Italia è, in maniera deprecabile, ancora alquanto insufficiente e gli effetti sono sotto ai nostri occhi.
Del resto, senza neppure usicre di casa, basta accedere ai social per notare come omofobia, sessismo e pregiudizi di genere siano ancora un male imponente che serpeggia nella nostra società. Proprio per questo, a maggior ragione per noi, questa Giornata deve avere un senso importante. Quest’anno, per via del Coronavirus, non si terranno i Pride per le strade delle varie città e, allora, sfruttiamo la rete per per promuovere messaggi a difesa di tutte le diversità; non lasciamo che a vincere siano sempre linguaggi d’odio e violenti.
Stop omofobia, stop transfobia.