Il 21 marzo esce nelle nostre sale “Peppermint – L’Angelo della vendetta”, il nuovo film diretto da Pierre Morel (già regista del primo Taken – “Io vi troverò”). La pellicola racconta la storia di una donna, interpretata da Jennifer Garner, che si trasforma da normale cittadina a paladina della giustizia. E’ la storia della vendetta di una giovane madre che non ha più nulla da perdere. In occasione dell’uscita di questo film voglio presentarvi altre 5 pellicole in cui la vendetta è donna.
Il buio nell’anima
Erica Bain ha tutto quello che potrebbe desiderare nella vita: un lavoro che ama come conduttrice radiofonica a New York ed un fidanzato, David, che adora. Questo quadro idilliaco crolla in mille pezzi quando, durante una passeggiata nel parco, Erica e David vengono assaliti da una banda di balordi e l’uomo viene crudelmente assassinato. Incapace di superare lo choc e insoddisfatta dell’operato della polizia, Erica inizia a vagare di notte per le strade di New York in cerca di una vendetta contro i responsabili della morte di David e del crollo della sua vita. Il suo operato da vigilante, seppur anonimo, non passa però inosservato agli occhi della polizia e a quelli della stampa. Quando un tenace detective si metterà sulle sue tracce, Erica è costretta a fare i conti con sé stessa e a decidere se sta facendo quello che è giusto o sta invece diventando come coloro i quali le hanno vigliaccamente portato via quello che più amava.
Il film è diretto da Neil Jordan e interpretato da Jodie Foster. Il regista irlandese mette in scena il “vuoto” lasciato dal trauma dell’aggressione, che ha sconvolto definitivamente il concetto di giustizia. Per la protagonista la “rieducazione” ai valori della civiltà passa attraverso la vendetta portata alle estreme conseguenze.
Lady Vengeance
Geum-ja, una bellissima ragazza che attira gli sguardi di tutti gli uomini che la circondano, diventa all’improvviso famosa per aver rapito e ucciso un bambino di cinque anni. Il suo arresto crea scalpore e il caso diventa una sorta di ossessione per i media.Dopo tredici anni di galera, durante i quali Geum-ja è una prigioniera modello e una grande lavoratrice (tanto da ottenere il soprannome di ” Geum-ja la dolce”), la ragazza viene liberata.”Geum-ja la dolce”, ad ogni modo, non è rimasta inattiva nei suoi anni di prigionia. Per tredici anni ha tramato vendetta contro il suo insegnante, Mr. Baek, il principale responsabile del suo arresto.
Capitolo conclusivo della Trilogia della Vendetta del coreano Park-Chan Wook, il film è un noir a tinte forti, ma venato da una grottesca ironia. Geum-ja (Lee Young-ae) è una sorta di angelo che si è perso e che deve ritrovare la retta via. E solamente la consapevolezza di assurgere verso la pace interiore potrebbe riaccendere la luce e restituire il candore, ora coperto da una coltre di dolore.
Kill Bill
Kill Bill Volume 1 racconta le vicende di una donna conosciuta col nome di “The Bride”, la Sposa, (Uma Thurman) che subisce una terribile imboscata durante le sue nozze. Tutti gli invitati, suo marito nonché il figlio che ha in grembo vengono brutalmente sterminati. Dopo essersi svegliata da un coma di 4 anni, la donna intende vendicarsi nei confronti dei responsabili del massacro, che sono per altro vecchi compagni di una vita che si è lasciata alle spalle: si tratta infatti dei membri di un gruppo elitario di killer, guidato dal personaggio di spicco di nome Bill (David Carradine), noti come la Deadly Viper Assassination Squad, o DiVAS.
Uno dei capolavori di Quentin Tarantino che mescola western, mélo, kung fu, samurai, noir, horror. Che dire? Kill Bill si avvicina alla perfezione: non un’inquadratura fuori posto, non un movimento di camera infelice, una trama intrigante, dei personaggi interessanti, tante sequenze indimenticabili, una colonna sonora incredibilmente bella e azzeccata. Gli ingredienti fondamentali di questo film da vedere e rivedere sono: fontane di sangue, coreografie strepitose e ironia iperpulp.
Revenge
Il film diretto da Coralie Fargeat, vede protagonista la sexy e sfacciata Jen (Matilda Luz), che viene invitata dal suo ricco amante Richard alla tradizionale battuta di caccia che l’uomo organizza con due amici. Isolata nel deserto, la ragazza diventa presto preda del desiderio degli uomini e quello che doveva essere un week end di passione si trasforma in un incubo. Jen minaccia di denunciare tutto alla polizia, ma per evitare grane Richard la spinge giù da un dirupo verso una morte certa. Miracolosamente, Jen sopravvive all’impatto e mentre i maschi le danno la caccia per eliminare definitivamente le prove del misfatto, la ragazza trova dentro di sé la forza per reagire. E ben presto i cacciatori diventeranno prede…
Per la prima volta un “rape and revenge movie” girato da una regista donna. Coralie Fargeat conferisce alla sua favola splatter il sapore di un apologo morale. Fargeat non ci fa mai pensare che la sua spregiudicata Jen “se la sia cercata”: è sbagliato dare giudizi morali su chi subisce una violenza e il fatto che si tratti di una ragazza abituata a utilizzare la sua bellezza e le sue capacità di seduzione non autorizza nessuno a metterle le mani addosso.
Non violentate Jennifer
Per poter lavorare con tranquillità alla stesura di un libro, la giovane e avvenente Jennifer (Camille Keaton) affitta una villa di campagna. Quattro ragazzotti la prendono però di mira e, dopo averla sequestrata, la picchiano e la violentano a turno. Una volta ripresasi dallo shock, Jennifer decide di farsi giustizia da sola. Comincia così ad adescare sessualmente, uno per uno, i suoi aguzzini, facendo fare poi loro le più atroci delle morti…
Girato dallo sconosciuto Meir Zarchi, il film uscì originariamente nel 1978 con il titolo Day of the woman ma venne ritirato dopo un paio di settimane per gli scarsi risultati ottenuti al botteghino. Ridistribuito nel 1981 con il più accattivante titolo I spit on your grave, Sputo sulla vostra tomba, il film raccolse subito uno stuolo di critiche tutt’altro che lusinghiere. E più le critiche erano infamanti, più gli incassi aumentavano. Emblematica è quella di Siskel ed Ebert che lo definirono: “Il film più disgustoso che sia mai stato realizzato”.
Un film sporco, violento, brutale e disturbante, controverso e agghiacciante nella sua impietosa messinscena, ma che a modo suo riesce anche a fare denuncia su un problema ancora attuale.