Lo scorso venerdì, anche a Napoli, sono scesi in piazza migliaia di studenti, ma pure tanti genitori, professori ed adulti, per il “Fridays for future”, una manifestazione che ha coinvolto le città di 123 diversi paesi del mondo. L’iniziativa è nata dall’idea di Greta Thunberg, la sedicenne svedese, candidata al premio Nobel, divenuta nota per la sua protesta a favore della tutela dell’ambiente. Infatti, il tema della marcia globale è stato proprio l’ambientalismo, ovvero la sensibilizzazione sulla spinosa questione dell’inquinamento che sta seriamente compromettendo il nostro pianeta.
Il corteo, nel capoluogo campano, è partito alle ore 9 da Piazza Garibaldi e, dislocandosi lungo Corso Umberto, è arrivato fino a Piazza Plebiscito. I promotori hanno sollecitato i manifestanti a non utilizzare fumogeni, ma piuttosto a raccogliere i rifiuti.
Mossi dall’onda di questa bellissima giornata, noi di Senza Linea abbiamo deciso di fare una ricerca e di indagare sulla situazione dell’inquinamento che interessa Napoli, rapportandola con le altre città italiane. Per operare questa analisi, abbiamo preso come riferimento il rapporto Mal’aria 2019 elaborato, anche quest’anno, da Legambiente per quanto attiene le emissioni del traffico, il riscaldamento domestico e le produzioni industriali e agrarie, tenendo conto di tutti i 12 mesi del 2018. Ebbene, da ciò che emerge, in ben 55 capoluoghi sono stati superati i limiti entro i quali sarebbe necessario mantenersi per le polveri sottili e per l’ozono. Tuttavia, la metropoli partenopea non figura neppure tra le prime 20 posizioni e questa è una buona notizia. Come si può evincere dalle tabelle che riporteremo qui di seguito con i relativi dati di riferimento, la maglia nera spetta all’area padana. Chiaramente, ciò non esclude che le criticità siano importanti pure in Campania, dove per la salute dei cittadini giocano altri fenomeni e fattori che, purtroppo, conosciamo sulla nostra pelle.
Sul piano generale, quindi, come denuncia Legambiente, la situazione di tutto lo Stivale è allarmante. Se in Europa, secondo quanto rivela l’Agenzia Europea per l’ambiente, sono oltre 422mila le persone a morire annualmente e prematuramente per le condizioni preoccupanti dell’atmosfera, in Italia, in rapporto a tutta la popolazione, sono state intorno a 60.600 nel solo 2015. Si rendono urgenti, dunque, misure politiche nazionali specifiche e concrete e, piuttosto che deridere i ragazzi che sono scesi in piazza – come tanti hanno fatto in questi giorni – bisognerebbe incoraggiarli e invogliarli ancora di più a studiare e ad approfondire il tema.