Il 27 gennaio scorso, come tutti gli anni, è stata la Giornata della Memoria, una data riconosciuta in tutto il mondo e che ricorda e commemora le vittime dell’Olocausto che portò, come sappiamo, allo sterminio di milioni di ebrei, ma anche di prigionieri di guerra, di oppositori politici, di minoranze etniche quali rom, sinti e jenisch, di gruppi religiosi come testimoni di Geova e pentecostali, di omosessuali e di portatori di handicap fisici o mentali.
Oggi, per la rubrica Accadde oggi, vogliamo ricordare la figura di un italiano che, proprio durante quel periodo orrendo della Storia del secolo scorso, salvò la vita di più di 5000 ebrei ungheresi strappandoli alla deportazione nazista e alla Shoah. Stiamo parlando di Giorgio Perlasca, il quale nacque, a Como, il 31 gennaio del 1910. Negli anni Venti, egli aderì al fascismo e partì poi come volontario, prima per l’Africa Orientale e poi per la Spagna, dove combattè per il generale Franco. Tornato in Italia, alla fine della guerra civile spagnola, Perlasca, pur non diventando antifascista, prese le distanze dalle scelte di Mussolini di allearsi con la Germania e di promulgare le leggi razziali nel 1938.
Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, egli fu inviato come diplomatico nei paesi dell’Est Europa. Successivamente, dopo l’armistizio tra l’Italia e gli Alleati, Perlasca rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana e venne pertanto internato per alcuni mesi in una fortezza, da dove riuscì a fuggire. Il comasco si rifugiò prima da conoscenti e poi nell’ambasciata spagnola in Ungheria. Proprio qui, quando nell’ottobre del 1944 iniziarono le persecuzioni e le deportazioni degli ebrei, egli cominciò a collaborare con l’Ambasciatore Sanz Briz, il quale rilasciava salvacondotti per proteggere i cittadini ungheresi di religione ebraica. Dopo poco tempo, Sanz Briz si vide costretto a lasciare l’Ungheria e Perlasca, fingendosi come sostituto dell’ambasciatore spagnolo, gestì da solo l’ambasciata, rischiando di essere scoperto dai nazisti e quindi di essere severamente punito. Grazie a questo suo impegno eroico, l’italiano riuscì a evitare la deportazione di ben 5218 ebrei, fino all’arrivo dell’Armata Rossa che liberò Budapest.
Dopo un viaggio avventuroso per i Balcani e la Turchia, “l’ambasciatore spagnolo” tornò in Italia e qui condusse una vita normalissima, senza raccontare nulla della sua storia, che si scoprì soltanto negli anni Ottanta, grazie alle ricerche di alcune donne ungheresi che furono, appunto, da lui salvate quando erano ragazzine. Perlasca morì il 15 agosto del 1992, a Padova, e volle che lo seppellissero nella terra del cimitero di Maserà, dove la sua lapide reca inciso in ebraico “Giusto tra le Nazioni”. Egli ricevette diverse onorificenze tra cui la Medaglia d’oro al merito civile con la seguente motivazione: «Nel corso del 2º conflitto mondiale, con coraggio non comune e grave rischio personale assumeva la falsa identità di Console spagnolo per salvare migliaia di persone ingiustamente perseguitate, impedendone la deportazione nei campi di sterminio e riuscendo, poi, a trovar loro una provvisoria sistemazione, malgrado le notevolissime difficoltà. Nobile esempio di elette virtù civiche e di operante umana solidarietà.”
La Rai, il 28 e 29 gennaio 2002, proprio in occasione del Giorno della memoria, mandò in onda il film per la TV “Perlasca. Un eroe italiano” (disponibile su Rai play per quanti volessero vederlo) nel quale il ruolo di Perlasca è stato interpretato da Luca Zingaretti. Nel film viene raccontata la vita di Perlasca dal suo lavoro a Budapest fino al suo ritorno in Italia dopo la fine della guerra.
“Vorrei che la mia storia venisse ricordata ai giovani affinché, sapendo quello che è successo, sappiano anche opporsi a violenze del genere, qualora dovessero ripetersi”.