Sono passati già due anni da quando, all’età di 91 anni, abbiamo tutti perso il genio eclettico di Luciano De Crescenzo. Era infatti il 18 luglio del 2019, quando lo scrittore, saggista, filosofo, regista, sceneggiotore, attore, nonché conduttore televisivo è venuto a mancare al Policlinico Gemelli di Roma. Nato a Napoli, a Santa Lucia, dove frequentò le scuole elementari, il 20 agosto del 1928, come sappiamo, De Crescenzo, per formazione e professione, era un ingegnere, laureatosi all’Università di Napoli, con il massimo dei voti, seguendo con profonda ammirazione pure le lezioni del famoso matematico napoletano Renato Caccioppoli. Tuttavia, dopo circa 20 anni di lavoro per la IBM Italia – che lo assunse subito dopo la laurea come rappresentante, fino a farlo diventare direttore – verso i 50 anni emerse in maniera dirompente la qualità della sua scrittura e la raffinatezza del suo pensiero, contraddistinto dall’arguto e sagace colore filosofico squisitamente partenopeo. Egli fu un divulgatore straordinario, tanto è vero che i suoi libri vennero adottati addirittura nei licei; quei manuali scanzonati, leggeri e di facile lettura sulla storia della filosofia, in effetti, sono stati degli autentici bestseller che lo hanno reso celebre nel mondo. Basti pensare che il napoletano ha venduto 18 milioni di copie, di cui 7 milioni in Italia, con traduzioni in 19 lingue e diffusione in 25 Paesi. I suoi volumi sulla storia della filosofia greca, come Panta Rei su Eraclito, furono, in particolare, apprezzati ad Atene, dove, nel 1994, non a caso, gli venne conferita la cittadinanza onoraria.
Come possiamo ricordare, il suo debutto letterario arrivò nel 1977 con l’esilarante Così parlò Bellavista che gli valse un successo enorme con oltre 600.000 copie vendute. A seguito di ciò, Maurizio Costanzo decise di ospitarlo nella trasmissione Bontà loro e, successivamente, lo stesso De Crescenzo arrivò alla conduzione del programma Rai, Mille e una luce, insieme a Claudio Lippi e Ines Pellegrini.
Ma il napoletano si distinse notevolmente anche nel Cinema, come attore e, soprattutto, come regista. Nel 1980, l’amico Renzo Arbore lo volle, insieme a Roberto Benigni, ne Il pap’occhio nel ruolo del Padreterno. L’esordio alla regia, invece, fu con Così parlò Bellavista, con il quale nel 1985 vinse il David di Donatello. In aggiunta, pure Lina Wertmuller lo volle nel suo film Sabato domenica e lunedì.
“Napoli per me non è la città di Napoli ma solo una componente dell’animo umano che so di poter trovare in tutte le persone, siano esse napoletane o no. A volte penso addirittura che Napoli possa essere ancora l’ultima speranza che resta alla razza umana.”