“Considero il giornale un servizio pubblico come i trasporti pubblici e l’acquedotto. Non manderò nelle vostre case acqua inquinata.” (dall’editoriale del primo giorno di direzione, Resto del Carlino, 1971)
Giornalista e scrittore di estrema rilevanza, Enzo Biagi è stato uno dei più grandi maestri del giornalismo contemporaneo italiano. Con il suo stile elegante e il fortissimo impegno civile, egli, oltre a realizzare per la Rai importanti e celebri inchieste, scrisse numerosi libri che hanno riscosso notevole successo pure a livello internazionale. Oggi, 9 agosto, nell’anniversario della sua nascita, è pertanto doveroso, da parte nostra, rendere omaggio a questa figura di giornalista e intellettuale, a cui il nostro Paese deve davvero tanto.
Enzo Biagi, come si diceva, nacque il 9 agosto del 1920 a Lizzano in Belvedere, in provincia di Bologna; profondamente appassionato di scrittura, fin da giovane iniziò ad occuparsi di giornalismo, divenendo ben presto professionista. Nel 1943, il giornalista prese parte anche alla Resistenza accanto ai partigiani. Nell’arco della sua carriera, Biagi ricoprì la carica di direttore di Epoca, del Telegiornale della RAI e de Il Resto del Carlino. Egli fu, poi, inviato speciale de La Stampa e del Corriere della sera nonché collaboratore de La Repubblica e de L’Espresso; tenne, inoltre, una rubrica per Panorama. In aggiunta, come possiamo ricordare, numerose furono le trasmissioni televisive da lui guidate e condotte, tanto da diventare indiscutibilmente uno dei volti più noti del piccolo schermo. Sicuramente da ricordare è “Il fatto”, il programma con il quale Enzo Biagi offrì spunti di analisi sulla vita politica e denunce molto scomode. Non è un caso che nel 2002, il giornalista, insieme a Michele Santoro e Daniele Luttazzi, fu soggetto a quello che è passato alla storia come “editto bulgaro”, ovvero la dichiarazioni di ostilità nei loro confronti di Silvio Berlusconi che, in pratica, portò i tre ad essere estromessi dal palinsesto della Rai. Biagi ritornò sulla rete pubblica ben cinque anni dopo e celebre fu il suo discorso di apertura del RT- Rotocalco Televisivo del 22 aprile 2007.
“Buonasera, scusate se sono un po’ commosso, e magari si vede. C’è stato qualche inconveniente tecnico e l’intervallo è durato cinque anni. C’eravamo persi di vista, c’era attorno a me la nebbia della politica e qualcuno ci soffiava dentro. Vi confesso che sono molto felice di ritrovarvi. Dall’ultima volta che ci siamo visti sono accadute molte cose e per fortuna qualcuna è anche finita. Ci sono momenti in cui si ha il dovere di non piacere a qualcuno, e noi non siamo piaciuti.”
Tra le opere giornalistiche da ricordare – che vanno dalla fine degli anni Sessanta fino ai primi anni del 2000 – possiamo annoverare Dicono di lei; L’uomo non deve morire; Disonora il padre; Il signor Fiat: una biografia; Strettamente personale; Mille camere; Il boss è solo; Il sole malato; Dinastie; Quante storie; Noi c’eravamo: 1939-45; Lubjanka; L’Italia dei peccatori; La disfatta; I padroni del mondo; Quante donne; La bella vita. Marcello Mastroianni racconta; Sogni perduti; Scusate dimenticavo; Cara Italia; Racconto di un secolo; Dizionario del novecento; Addio a questi mondi; Era ieri.
Enzo Biagi è stato, senza nessuna ombra di dubbio, l’esempio di giornalista integro e lucido, il cui elevatissimo spessore morale e intellettuale dovrebbe far impallidire tantissimi mestieranti dei giorni nostri. La sua cifra stilistica fu perennemente improntata sul garbo e sull’eleganza, caratteristiche che oggi si fa relamente fatica a riscontrare – per appurarlo basta accedere la TV – in un mondo del giornalismo, salve le dovute e rare eccezioni, sempre più deteriorato e avviato verso il baratro del becero opportunismo.