Il 16 agosto 1977, Elvis Presley venne trovato privo di vita nel suo bagno, a Graceland, da Ginger Alden, quella che era la sua fidanzata dell’epoca. Probabilmente, l’artista era venuto a mancare per via di un arresto cardiaco conseguente all’assunzione di stupefacenti, tuttavia, il suo medico (sul quale ci furono numerose polemiche) affermò che Elvis morì a causa delle conseguenze della costipazione cronica, ovvero da quella che viene definita “la malattia di Hirschsprung”.
Cantante rock americano, consegnatosi all’apprezzamento del grande pubblico a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, Elvis Presley è, senza ombra di dubbio, il massimo interprete del rock ’n’ roll, tanto da meritarsi l’appellativo di “Re del Rock’n’roll” o “The King”. Al contempo, egli fu una vera e propria icona della cultura popolare americana, plasmando i gusti, i modi e lo stile di milioni di appassionati e favorendo la liberazione dei costumi sessuali dei giovani del periodo. Ci fu anche il cosiddetto “caso Elvis The pelvis” per via delle sue movenze col bacino sul palco, le quali facevano storcere il naso ai bigotti.
Nato a Tupelo, Mississippi, nel 1935, e cresciuto nel Tennessee in una famiglia umile, Presley, tra il 1953 e il 1954, registrò per la Sun records di Sam Phillips alcuni provini. Phillips si rese conto del talento del ragazzo e così il giovane incise il suo primo singolo, un brano di Arthur Crudup, That’s all right, divenuto una delle canzoni più note del suo repertorio. In questo periodo, Elvis realizzò le sue interpretazioni più potenti, che spaziano dal gospel al country, al bluegrass, riletti in chiave rockabilly. Good rockin’ tonight e Mystery train sono fra i brani più apprezzati.
Successivamente, il colonnello Tom Parker diventò manager di Presley che, al vertice della sua fama, dalla Sun passò alla RCA. Il primo singolo con la nuova casa discografica, Heartbreak Hotel, vendette 14 milioni di copie, e grande successo riscossero i classici come Hound dog, Don’t be cruel. Nel 1956, poi, l’artista siglò un contratto con la Paramount e intraprese quindi la carriera cinematografica durante la quale fu protagonista in circa trenta pellicole.
Nel 1968, egli registrò per la NBC lo speciale televisivo The ’68 comeback e, nel 1969, incise un serie di canzoni molto celebri; tra queste possiamo ricordare In the ghetto, Don’t cry, Daddy, Suspicious minds e Kentucky rain.
Dopo tredici anni di pausa, il “Re del rock ’n’ roll” riprese a fare concerti dal vivo con una serie di tour, ma iniziò pure ad avere problemi con l’abuso di stupefacenti e medicinali che compromisero la sua salute. Tra il 1973 e il 1976, il cantante, non a caso, venne ricoverato per ben tre volte. Nel giugno del 1977, egli tenne l’ultima esibizione a Indianapolis e il 16 agosto morì.
La sua espressione musicale nell’arco di oltre un ventennio è stata decisamente variegata; la sua vasta produzione discografica e la sua proficua attività di concerti sono andate dal rock and roll ai generi rhythm and blues, country and western, gospel, spiritual, traditional, melodico e pop. In Italia, come sappiamo, Elvis fu da modello per cantanti quali Adriano Celentano, Little Tony e Bobby Solo. Dopo la sua dipartita, il fenomeno si consolidò sempre di più, rendendo Presley un vero e proprio oggetto di culto e venerazione per molti seguaci in tutto il mondo.
In ventiquattro anni di carriera, Elvis Presley pubblicò 61 album, vendendo oltre un miliardo di dischi a livello globale e ottenendo il record di dischi venduti da un solo cantante.