A 84 anni ci lascia Maurizio Costanzo.
Giornalista, sceneggiatore, autore televisivo, cronista radio, conduttore televisivo, autore di canzoni, scopritore di talenti: un’anima istrionica che fin da adolescente conosceva la sua passione e l’ha resa non solo un mestiere, ma l’essenza della sua stessa vita fatta di tv e di successo.
Una morte improvvisa che lascia impreparati.
Anche se la sua salute negli ultimi tempi era un po’ precaria, non era dato presagire una fine tanto prematura quanto repentina; probabilmente complicazioni in seguito ad un intervento al colon, ben riuscito, hanno accelerato un peggioramento delle sue delicate condizioni.
Un addio doloroso a cui difficilmente ci abitueremo perché Costanzo, nel bene e nel male, ha fatto parte delle nostre vite entrando nelle nostre case in forma diretta col suo intramontabile salotto del Costanzo Show , o anche in in via indiretta tramite la sua metà, Maria De Filippi che ne ha incarnato lo stile e la popolarità.
In più di mezzo secolo di tv e radio, Costanzo ha raccontato l’Italia e la sua evoluzione, adattandosi ai tempi e precorrendone le storie.
Inventore del talk show, aperto democraticamente a tutti, con un salotto serale che ha ospitato tutti ma veramente tutti coloro che, meteore o consolidati, hanno calcato le scene dello spettacolo con circa 50000 ospiti.
Il Parioli, col suo sipario rosso e la caratteristica sigla iniziale, ha visto il consolidarsi del successo di personaggi del calibro di Vittorio Sgarbi, Alberto Mughini, Enzo Iacchetti, Lello Arena, Platinette, Claudio Bisio, Dario Vergassola, Enrico Brignano, Alessandro Bergonzoni, David Riondino, Pierluigi Diaco, Giobbe Covatta e molti altri su cui puntava gli occhi e ne intravedeva, con acume e talento, le potenzialità artistiche e di spettacolo.
Indimenticabili le serate d’onore con Sordi, Gassman e Vitti; con Gino Strada per l’attivismo di Emergency e le mille puntate volte a sensibilizzare e normalizzare temi importanti sui diritti civili e le libertà sia sulle discriminazioni di genere che sulle disabilità e le malattie rare.
Emblematica la puntata con Santoro sulla mafia a reti unificate per la prima volta nella storia della tv, con il privilegio di avere Giovanni Falcone a testimoniare la sua presa di posizione contro la mafia e le infiltrazioni mafiose così diffuse in quegli anni di stragi.
E proprio la stagione stragista colpi’ anche Costanzo scampato, insieme alla moglie Maria, per pochi istanti, all’attentato fuori ai Parioli proprio per dissuadere la sua attivissima determinazione contro la mafia tanto da averlo portato a bruciare in diretta la maglia con la voce “mafia Made in Italy”.
Il suo tributo alla lotta alla mafia segna davvero una svolta nella lettura del fenomeno mafioso in Italia, coinvolgendo tutti nel sentirsi parte di una battaglia comune.
Di li a poco Falcone e Borsellino saranno uccisi, e Costanzo diventerà uno dei giornalisti scomodi da eliminare.
La sua determinazione non ha salvato Falcone e Borsellino ma ha sicuramente normalizzato il concetto di repulsione alla mafia e trascinato in questo intere generazioni successive.
Il suo show serale era un appuntamento quotidiano che con la sfilata degli ospiti di ogni puntata metteva insieme persone e personaggi improbabili che discutevano fra loro e si confrontavano anche laddove le idee erano diametralmente diverse.
La sua sottolineatura delle diversità attraverso personaggi particolari ha reso familiare il concetto dell’obesità , della sindrome di down, delle malattie rare, dei disabili, dei disperati nelle zone di guerra o dispersi nei nostri mari, dei lgbtq con la mente all’avanguardia volta a far conoscere, comprendere e superare le differenze, aprire le menti alle diversità imparando ad amarle e ad accettarle senza discriminazioni ne’ retropensieri.
La dimestichezza di narrare alcuni passaggi importanti nell’evoluzione del pensiero, del costume, del vivere civile, delle libertà e dei diritti è stata la forza della sua comunicazione e dell’immediatezza del suo dialogo col grande pubblico.
Precorritore dei talenti, ha colto in ogni persona che ha incontrato il personaggio nascosto e questo è stato il suo più grande successo, aver creato e donato successo laddove metteva il suo zampino.
Essere invitati al suo salotto era un privilegio perché voleva significare di avere raggiunto popolarità e, se qualche volta le sue trasmissioni hanno avuto qualche scivolone era comunque tutto funzionale alla sua idea di tv generalista, che arrivi a tutti con un linguaggio semplice e comune, a volte trasgressivo, a volte scurrile, a volte rivoluzionario.
La sua concezione di una tv fatta di gente comune ha trovato la sua massima espressione nelle trasmissioni di Maria De Filippi dove i volti dei non noti la fanno da padroni.
E proprio la grande popolarità di Maria ha reso particolarmente imbarazzanti le immagini giunte dalla camera ardente al Campidoglio dove per due giorni le persone comuni potevano rendere omaggio al giornalista.
Tanti i personaggi famosi, legatissimi a Maurizio Costanzo, sentitamente commossi e addolorati davanti alla sua bara, Fiorello, Diaco, distrutto al suo cospetto, Mara Venier, sono solo alcuni di coloro che con gratitudine e affetto si sono recati alla camera ardente e poi una sfilata contrita e silenziosa di persone comuni.
E così, c’è stato anche qualche scellerato che ha avuto il coraggio dell’ oltraggio visto il momento e ha osato chiedere alla consorte un selfie con tanto di bara sullo sfondo.
Non è la prima volta che si assiste ad una tale indelicatezza, di recente ai funerali di Pelé e Ratzinger, abbiamo assistito ad uno spettacolo tanto indecente e immorale per il lutto e per la situazione in se che imporrebbe silenzio e decoro, rispetto e pudore.
Maria De Filippi è Maria De Filippi, famosissima, confidenziale per molti viste le sue trasmissioni e il target dei suoi spettatori, ma in quel momento è la compagna di una vita che ha perso il compagno di una vita, non è la conduttrice di uomini e donne e c’è posta per te.
Eppure, c’è chi non ha per nulla chiara la distinzione dei ruoli, necessaria a rispettarne il lutto e il dolore.
Davvero lascia senza parole assistere a tale sfrontata indelicatezza anche perché un selfie così, tanto macabro quanto inquietante, segna qualcosa che sciocca ovvero che alcune persone, forse condizionate dal desiderio di visibilità e condivisione, con approvazione data dalla conta dei like, confondono ormai sacro e profano e non colgono il limite del consentito dal buon gusto, dalla buona educazione, dal rispetto delle emozioni e dalla sensibilità rispetto a certi sentimenti di dolore e di sofferenza che richiedono nel momento della morte una pausa e il necessario rispetto della sfera dell’ intimità di ciascuno per quanto famoso.
Costanzo era patrimonio di tutti perché amava sentirsi compreso da tutti ma era sempre un passo indietro rispetto ai suoi ospiti, si sedeva in un certo modo e per scelta con la sua sediolina mobile, si accostava delicatamente al suo ospite e poco dietro le sue spalle porgeva le domande, con decisione e cautela, in modo caustico e sincero, con astuzia per arrivare alla famigerata domanda ‘cerniera’ che gli permetteva di aprire il cuore del proprio interlocutore e fargli raccontare la sua vita, la sua storia, il suo mondo, proprio come travalicare un passaggio ed entrare nella sfera dell’altro col suo consenso e la sua fiducia.
Molti dei suoi intervistati hanno rivelato questa sua immensa capacità di aprire un mondo, di entrare in punta di piedi e poi con effetto spiazzamento di spingere a narrare di se’ in modo improvviso e disinvolto, quasi inavvertitamente, in una spontaneità di cui si meravigliavano.
Sarebbe stato bello assistere da parte di tutti coloro che volevano rendergli omaggio non sentirsi su un palcoscenico e essere un passo indietro proprio come faceva lui coi suoi ospiti, persone note o persone comuni, e al cospetto della sua bara, riporre il cellulare, in modo da rispettarne la perdita e il silenzioso addio per un congedo definitivo.
Come diceva lui, Sipario!
Anche se questa volta si chiude per sempre…