Partiamo dalla metà del secondo tempo: dagli spalti semideserti di un tristissimo Olimpico, triste almeno quanto la squadra di casa, si alzano i soliti cori verso i napoletani e urla belluine nei confronti del difensore coloured del Napoli Koulibay. L’ ottimo arbitro Irrati, finalmente, sospende la partita per qualche minuto. C’è poco da commentare, solo da prendere atto della stupidità umana (senza voler scendere nei dettagli dei tre giocatori neri in maglia biancoceleste).
Veniamo alla gara: Lazio in emergenza ma con un tridente (almeno sulla carta) di qualità formato da Felipe Anderson (lontano parente dello scatenato giocatore dell’anno scorso),il quasi bollito Klose e Candreva (che si infortuna e viene sostituito poi da Keita). Tra le fila azzurre due cambi obbligati (Maggio e David Lopez per gli squalificati Hjsay e Allan) e Strinic al posto di Ghoulam.
Nella prima frazione in campo c’è una squadra sola: la Lazio non la vede mai e i partenopei giostrano a loro piacimento. Dopo un’occasione fallita da Higuain servito da un confusionario Basta (para Marchetti), lo stesso argentino realizza su assist di Callejon (il migliore in campo). Il tiro del Pipita è respinto da Marchetti ma rimbalza sul petto del capocannoniere del campionato e finisce in rete. La Lazio accusa il colpo e tre minuti dopo, su fantastico assist di Insigne, Callejon si presenta tutto solo davanti a Marchetti e lo supera con un pallonetto.
La gara praticamente finisce qui, la Lazio non ha né la forza né la spinta per provare a rientrare in gara, nemmeno aiutata dallo scarsissimo (per qualità e quantità) pubblico presente sugli spalti. Gli ospiti giocano un calcio brillante, si muovono in armonia e non concedono alla Lazio neanche l’illusione di potersi avvicinare al’area di rigore. Quello che colpisce è la capacità degli azzurri (in maglia rossa) di uscire con il pallone tra i piedi anche dai frangenti di gara più complicati, di far girare il pallone con enorme qualità per poi verticalizzare all’improvviso.
Il secondo tempo prosegue senza grandi sussulti, con la Lazio che prova con qualche azione confusionaria e casuale a rientrare in partita. In effetti Klose e Mauricio hanno delle buone opportunità per fare gol ma sono imprecisi. La sospensione della gara probabilmente nuoce proprio ai biancocelesti che stavano provando una, seppur minima, reazione. Il Napoli si limita a controllare e a far passare il tempo. Bene i due centrali, positive le prove degli esterni Strinic e Maggio (sempre utile all’occasione), in mezzo al campo Jorginho è perfetto, Hamsik ordinato e Lopez riesce a non far rimpiangere Allan più di tanto. Sarri cambia il tridente (Mertens per Insigne e Gabbiadini per Higuain) ma non ci sono occasioni da gol da parte della capolista. Giusto il tempo di registrare l’ammonizione (volontaria a mio avviso) del diffidato Jorgihno e l‘ingresso di Chalobah per Hamsik.
Dopo la vergogna la gara si trascina lentamente verso l’epilogo più giusto, ovvero la settima vittoria consecutiva del Napoli che resta a più due sulla Juve vittoriosa sul Genoa grazie ad una fortunosa autorete di De Maio.
Restano a distanza l’Inter di Mancini (1-0 al Chievo), la Fiorentina (2-1 in extremis al Carpi, prossimo avversario azzurro) e la Roma (che vince la seconda gara consecutiva, 2-0 a Sassuolo).
Tra dieci giorni lo scontro diretto allo Juventus Stadium tra le due dominatrici del campionato, una gara sentitissima ma,vista la classifica,non decisiva.
All’Olimpico la squadra di Sarri piega una modesta Lazio,ma il vero eroe della serata è Irrati!
Fabrizio Oliviero, ex commercialista e amante del calcio, malato patologico per i colori azzurri. Una malattia ereditaria trasmessa dal padre e già assorbita dal primogenito; il suo stato d’animo dipende in larga parte dal risultato dell’ultima partita, ama i colori azzurri quasi come i figli e se la domenica è storta meglio non provocarlo fino alla gara successiva!!