Napoli ha sempre avuto l’arte dell’arrangiarsi,sopratutto in periodi storici in cui il lavoro scarseggiava,l’ingegno partenopeo riusciva ad elaborare e creare dei veri e propri mestieri,per il classico “Piatto a tavola”.E’ il caso del Muzzunaro,raccoglitore e rivenditore di cicche di sigari e poi sigarette.A operare in questo settore,denominato “economia povera”,nella nostra città erano per lo più scugnizzi e anziani.Due categorie accomunate fra loro dalla necessità e dalla lontanza,per età,dal lavoro.Le operazioni avvenivano nelle piazze e nelle strade,ma le soddisfazioni maggiori arrivavano nei bar,nei cinema e nei classici ritrovi.Dopo la chiusura,infatti,i muzzunari si facevano autorizzare dai gestori e raccoglievano cicche in abbondanza.Inizialmente l’attività veniva esercitata manualmente e gli “operatori” più anziani si contraddistinguevano dalla figura ricurva in avanti.Poi,ingegnosamente,fu trovato un rimedio.Con un chiodo acuminato sulla punta di un bastone,consentì di prelevare i mozziconi senza chinarsi.Alla fine il raccolto venia accumulato in sporte,in secchi o in vecchie “buatte” di conserva di pomodoro.Un raccolto soddisfacente,perchè all’epoca di cui narriamo,le sigarette più diffuse erano tutte senza filtro e quindi piene di tabacco.Finita la “raccolta” si faceva il bilancio,tolti gli involucri di carta,il tabacco veniva diviso in due categorie:quello bruciato detto mulatto,che era anche il meno pregiato e quello biondo,più puro.Una parte veniva usato per vizio personale,avvolgendo attorno al tabacco le classiche cartine o,in caso di emergenza,altro materiale di fortuna,frammenti di giornale compresi.Il resto era messo in vendita ed esposto in due mucchietti dal prezzo diverso,Biondo e Mulatto e venduto sulle scale delle chiese più centrali.Ai muzzunari ha riservato alcuni versi Ferdinando Russo “Trova,trò…Pe tutt’a notte…sotto all’acqua,a lampe e tuone..cu sta sporta e sta lanterna…vaco ascianno nu mezzone!chi t’ ‘o da!Mo ‘a meglia gente..nun t’ ‘o vonno cchiù jettà!S’ ‘o pazzèano mmiez’ e riente…e cuntentate e guardà!“