Durante il periodo natalizio la piattaforma di streaming Netflix ha reso disponibile la prima stagione di una nuova serie TV dal titolo Bridgerton, prodotta da Shondaland e basata sui romanzi di Julia Quinn, nove libri principali usciti tra il 2000 e il 2013 e ambientati nell’Inghilterra dell’epoca Regency. Un successone forse anche più grande di quanto ci si potesse mai aspettare, cerchiamo di capire il motivo di tanto clamore.
Iniziamo col dire che, al momento della sua distribuzione in Italia, Bridgerton era già andata in onda sugli schermi di 63 milioni di abbonati in tutto il mondo. Nel nostro Paese si è classificata al primo posto delle serie originali Netflix nella prima settimana del mese di Gennaio 2021 generando una risonanza esorbitante tra il pubblico femminile e non solo. Dal punto di vista narrativo la serie è inquadrata agli inizi del XIX secolo, ma in una versione del periodo storico che tanto si adatta all’immaginazione del regista, prendendosi cioè, a differenza dei romanzi, una serie di libertà storiche e di costume. La storia viene in parte raccontata da una voce narrante, che è quella di una tale Lady Whistledown: una misteriosa autrice che redige e distribuisce in gran segreto una sorta di giornale non ufficiale, sul quale racconta i pettegolezzi dell’alta società londinese. La sua identità viene svelata soltanto alla fine dell’ultima puntata, anche se la soluzione a tale mistero risulta facilmente prevedibile già nella penultima puntata. Non è un caso che Bridgerton sia stato definito come il Gossip Girl in costume: Lady Whistledown cattura l’attenzione di tutti mettendo nero su bianco, e con tanto di nomi e cognomi, i fatti privati e spesso imbarazzanti dei membri della nobiltà inglese dell’epoca. Uno scandalo sul quale è incentrata l’intera serie e che condiziona enormemente la vita di tutti i personaggi. Le puntate sono in totale otto, e anche se le prime due possono sembrare un tantino lente e noiose, a partire dalla terza puntata in poi lo spettatore resta avvinto dal proseguirsi degli eventi tanto da avere la forte tentazione di guardare la serie tutta d’un fiato e concluderla entro un paio di giorni; ogni episodio dura infatti circa un’ora e la trama è piacevole ed appassionante. Si tratta del racconto di una società fortemente maschilista e patriarcale, nella quale l’unico scopo delle giovani donne è quello di contrarre un buon matrimonio. La famiglia protagonista, quella dei Bridgerton, è perfettamente integrata nel contesto appena descritto. Daphne è la sorella maggiore, nonché protagonista indiscussa insieme al bel duca Simon, col quale la ragazza vive un’intensa storia d’amore che ha conquistato il pubblico mondiale.
Ciò che probabilmente riesce a rapire l’attenzione del pubblico, in particolare di quello femminile, è la forte passionalità ed il profondo erotismo che lega i due protagonisti principali, senza mai scadere nella volgarità. Un aspetto quello erotico che è stato trattato magistralmente e che per questo motivo è riuscito ad attirare anche spettatori, e soprattutto spettatrici, inizialmente scettici nei confronti di questo romanzo rosa ottocentesco, che facilmente può scadere nel ridicolo e provocare le critiche spietate di un pubblico per così dire intellettuale. Le storie dei singoli personaggi sono lineari e dall’esito abbastanza scontato, inoltre l’approccio narrativo è parecchio “stravagante” come è stato già detto a proposito della non corrispondenza coi fatti storici e reali dell’epoca. Costumi e scenografie sono notevoli, anche nelle loro rielaborazioni anacronistiche. Inutile negare, però, che lo scalpore collettivo viene sollecitato quasi interamente dalla storia d’amore tra Daphne Bridgerton e Simon Basset, interpretati rispettivamente da Phoebe Dynevor e Regé-Jean Page. Quest’ultimo pare si sia rifiutato di partecipare alle registrazioni della seconda stagione, per motivi lavorativi e progetti forse più importanti; per questo motivo ci chiediamo: senza la presenza dell’affascinante Duca di Hastings, chi mai vedrà la seconda stagione di Bridgerton?