Capita che non ci sia nulla da vedere in tv e facendo zapping incappi in un documentario su animali strani, proprio come è capitato a me con il Cacapò.
Tutti conosciamo la triste storia dei Dodo, enormi uccelli non volanti estinti, ebbene se credete che gli unici uccelli esistenti a non volare siano il kiwi, lo struzzo, l’emù ecc. vi sbagliate di grosso!
Il Cacapò è un pappagallo grosso e tozzo dal becco grigio con zampe corte e squamate e dalle piccole ali robuste, il piumaggio varia dal verde al giallo ed è costituito, sul volto, da piume sensoriali simili a vibrisse.
Questo “speciale” Neo Zelandese deve il suo nome ai guerrieri Maori, “kakapò” infatti aveva il significato di “pappagallo notturno”; i guerrieri (che gli attribuivano la capacità di predire il futuro, spesso lo adottavano come animale da compagnia), lo cacciavano non solo per la sua carne, ma anche e soprattutto per le piume che costituivano un esclusivo capo di abbigliamento.
Ma avere abitudini “notturne” non è l’unica particolarità di questo buffo animale; infatti è l’unico pappagallo incapace di volare ed è anche il più pesante (può arrivare a pesare anche 4 kg, i maschi sono più grandi).
E’ sprovvisto della carena sullo sterno, pertanto, le piccole ali, hanno solo la funzione di fornire equilibrio e sostegno durante le arrampicate.
Maschi e femmine si distinguono facilmente, non solo grazie alle dimensioni (le femmine sono infatti molto più piccole), la forma della testa si presenta più bombata nel maschio; inoltre, a livello caratteriale, le femmine gradiscono molto meno le manipolazioni e sono più aggressive.
Nonostante questi animali siano molto socievoli con gli esseri umani, non lo sono con i conspecifici, tanto che le loro interazioni sono limitate alle “arene nuziali” (nelle quali combattono per attrarre le femmine), ed all’accoppiamento ed il maschio non nutre alcun interesse per le cure parentali.
Il cacapò era un pappagallo resistente e versatile fino all’arrivo, intorno al 1840, dei primi coloni europei che (come sempre), ridussero l’habitat con il disboscamento per rendere il terreno coltivabile e pascolabile; inoltre nel 1880 vennero introdotti gli ermellini per ridurre il numero dei conigli (infestanti per le coltivazioni), pertanto i goffi pappagalli vennero sterminati (proprio come i loro cugini più famosi estinti Dodo).
Questo psittaciforme venne descritto per la prima volta nel 1845 dall’ornitologo del British Museum George Gray (che ne adottò uno da compagnia paragonandolo nel comportamento al cane), che dovette classificarlo in una famiglia a se stante: gli stringopidi (dal greco “faccia di gufo”).
Dal 1891 sono state adoperate numerose precauzioni per evitare l’estinzione di questo particolare animale; il programma “Kakapo Recovery Programme” istituito nel 1989 è, ad oggi, ancora in corso e si è rivelato quello di maggior successo. A termine del 2017, infatti, gli esperti hanno monitorato l’esistenza di ben 156 cacapò adulti.
Non si sa ancora quale sia la reale durata della vita media del pennuto, ma alcuni etologi e biologi, ipotizzano, fino a 100 anni.