Per la nostra rubrica “Volti di Napoli”, abbiamo avuto il grande piacere di poter conoscere e di poter scambiare un interessante dialogo con un giovane talento del Teatro e del canto lirico: Claudio Zazzaro. Nato a Napoli nel 1989, Zazzaro si è poi trasferito a Firenze per perfezionare i suoi studi presso il Conservatorio Cherubini del capoluogo toscano.
Diverse ed importanti sono state le esperienze che già possono essere annoverate nel suo curriculum; l’ultima, in ordine di tempo, è stata il debutto nel ruolo di Gastone nel nuovo allestimento de “La Traviata”, diretta, lo scorso mese di settembre, da Fabio Luisi al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.
Riportiamo qui di seguito l’intervista.
Caro Claudio, innanzitutto è un grande piacere poterLa conoscere! Partiamo da Napoli, Sua città di origine. Ebbene, qui dal capoluogo campano, che può vantare il Teatro lirico in attività più antico del mondo – il San Carlo -, ben sette conservatori nella sua Storia settecentesca, nonché compositori e cantanti di rilievo, quali, ad esempio, Cimarosa e Caruso, vogliamo chiederLe: quanta e quale influenza hanno avuto la cultura e la tradizione musicale e teatrale partenopea sulla Sua espressione?
Guardi io ritengo che ogni napoletano porti con sè un bagaglio culturale non indifferente.
Una “cultura” che tra le tante sfaccettature, fa di noi un popolo con un’identità artistica molto forte, soprattutto nella musica e nel teatro: ecco è proprio a quest’ultimo che mi viene da pensare quando lei mi parla di “espressione”.
Ho cominciato a studiare recitazione a 25 anni, stessa età in cui ho iniziato il mio percorso con il canto lirico, e devo ammettere che già frequentando i primi laboratori teatrali ho da subito constatato una certa spontaneità nello stare in scena; sebbene la strada sia lunga e sempre perfettibile, ritengo che già da prima risiedesse in me qualcosa di innato che andava preso e modellato in modo da rendere un talento spontaneo e diseducato, uno strumento di comunicazione teatrale corretto.
Sia chiaro: quando parlo di “qualcosa di innato” mi riferisco ad un insieme di usi, norme, linguaggi del mio corpo e della mia persona che io ho messo a disposizione dell’arte scenica. E mi sono accorto con il passare del tempo che questo insieme di cose non sono altro che le peculiarità e la spontaneità dei meccanismi espressivi che noi napoletani utilizziamo giorno per giorno nella nostra vita quotidiana, e che rendono unico il nostro popolo (per intenderci: quante volte mi è stato detto da alcuni registi “beh, voi napoletani il teatro ce l’avete nel sangue…”).
Fatta questa premessa, non posso non dire che le mie origini contribuiscono in maniera essenziale alla mia espressività; scopo del cantante è quello di trasferire una adeguata espressione teatrale nel canto, seguendo quindi le proprie sensazioni ed emozioni, e mettendo in gioco le proprie capacità espressive e comunicative, rendendo un’interpretazione diversa da tante altre.
A mio parere la recitazione se di una certa qualità è quel qualcosa in più che fa del cantante un artista a tutto tondo, diversamente da molti altri che prediligono l’uso dello strumento vocale ad una efficace espressione teatrale.
Come è iniziata questa Sua passione per il canto lirico? Quali sono stati i Suoi primi passi e le Sue prime esperienze nel mondo della Musica e del Teatro?
Come dicevo prima ho cominciato i primi studi di canto lirico a 24 anni. Ero curioso di far sentire la mia voce ad un insegnante di canto, cosa che non avevo mai fatto fino ad allora. E così conobbi Gianni Fabbrini un docente del Conservatorio di Firenze che mi propose di preparare l’esame di ammissione al medesimo conservatorio. Una volta ammesso in conservatorio sotto la guida di Donatella Debolini, ho cominciato un percorso che mi ha portato in pochi anni ad avere notevoli soddisfazioni. La prima esperienza significativa fu il debutto all’Opera di Firenze dopo solo un anno di studi (si trattava di un progetto per studenti del nostro istituto), in un ruolo da comprimario nel “Fra Diavolo” di Auber. L’anno successivo debuttai Don Basilio ne “Le nozze di Figaro” al Bonci di Cesena con Claudio Desderi, e nello stesso anno vinsi il mio primo concorso debuttando da protagonista il ruolo di Fadinard ne “Il Cappello di Paglia di Firenze” nei teatri di Pisa Lucca e Livorno, un’esperienza che non dimenticherò mai. A settembre 2018 ho debuttato Gastone ne “La Traviata” all’Opera di Firenze con la direzione di Fabio Luisi. Dunque per ora posso ritenermi più che soddisfatto dell’andamento del mio percorso, e mi auguro possa andare sempre meglio.
Quali sono i Suoi Maestri e le Sue fonti di ispirazione?
Ho studiato sempre con gli stessi insegnanti da quando ho cominciato e devo dirle che in futuro potrei muovere i primi passi verso qualcuno di diverso. Ad oggi non ne sento il bisogno e mi sento piuttosto soddisfatto del lavoro che faccio con i miei docenti.
Chiaramente un cantante ha sempre dei modelli di riferimento, io personalmente le dico che tra i cantanti che ascolto volentieri Alfredo Kraus è probabilmente quello che mi incuriosisce di più per la sua formidabile tecnica che gli ha permesso di cantare un repertorio vastissimo senza mai danneggiare la sua voce e senza mai risultare poco credibile. Ovviamente io non sono attaccato indissolubilmente ad i “mostri sacri” per cui sono tanti gli artisti a me contemporanei che ascolto volentieri.
Secondo Lei, che è un giovane talento, cosa è diventata la lirica oggi per le nuove generazioni?
Dipoi, purtroppo, ogniqualvolta ci rechiamo ad assistere un’opera, notiamo una platea sempre più “anziana”, con il rischio che si disperda un nostro patrimonio culturale enorme. Lei cosa si sentirebbe di consigliare?
Se per nuove generazioni lei intende le nuove generazioni di cantanti, beh le dico che la lirica oggi in Italia è un settore che sta vivendo un momento poco felice, una realtà per i più giovani molto precaria, dati gli enormi tagli alla cultura che in questo paese hanno ritenuto opportuno fare. Nonostante il difficile momento che le istituzioni culturali stanno vivendo, non bisogna scoraggiarsi, perché per fortuna grazie al grande lavoro che fanno molti teatri (non solo quelli più importanti), i giovani sono sempre messi alla prova con tante opportunità in un mondo in cui per sopravvivere devi avere davvero tanta esperienza (io stesso sono uno di questi).
Tuttavia la crisi dei teatri per quanto si possa pensare, deriva da una mancanza di investimenti e non dalla scarsa affluenza del pubblico; le dico subito che sono certo che in molte realtà storiche bisognerebbe investire molto di più sui giovani.
Come? Beh partendo dalle scuole ad esempio: è facile educare i bambini ad andare a teatro. Questo modello a Firenze sta avendo un discreto successo, il teatro infatti propone ai bambini alcune opere divertenti e rivisitate rendendole per loro più “leggere” con notevoli tagli musicali al loro interno, ma al contempo facendo apprezzare la musica ed il teatro.
In secondo luogo mi sentirei di dirle che bisognerebbe pubblicizzare molto più efficacemente tutti gli eventi delle varie stagioni teatrali, e allo stesso modo far sì che un giovane possa avvicinarsi al teatro a prezzi ragionevoli: ad esempio è bene che si propongano sconti, abbonamenti con prezzi vantaggiosi agli studenti, in modo da recuperare una fetta di pubblico che potrebbe facilmente preferire altro rispetto ad uno spettacolo che costa troppo.
Un’ultima domanda, che, al tempo stesso vuole essere anche un augurio per il Suo futuro e la Sua carriera: qual è la sua massima ambizione per l’avvenire? Le tavole di quale palcoscenico vorrà calcare e nelle vesti di quale ruolo?
Beh La ringrazio tantissimo per l’augurio!
Ci sarebbero tantissimi ruoli da poterle elencare ma preferisco essere breve e conciso: personalmente adoro Mozart, e di conseguenza mi auguro così di poter cantare quanti più ruoli possibili di questo autore. Vi sono tantissimi altri ruoli che potenzialmente potrei cantare in futuro, ma questo dipenderà dallo sviluppo della mia voce e dall’evoluzione della mia tecnica.
Quanto al mio sogno, beh Le confesso che una volta diventato un tenore conosciuto e apprezzato in Italia e all’estero, terrò un concerto di canzoni napoletane, dalle più famose alle più sconosciute, nel teatro più bello al mondo: il Teatro San Carlo.