La poesia serve a farci sognare, riflettere, accarezzare il cuore di chi le legge. Finito il libro lo si chiude con un sospiro e si ripensa a quelle belle parole in rima. Vocaboli sapientemente infilati l’uno dopo l’altro che danno vita a dei veri gioielli per gli occhi e l’animo.
Controfobie è uno di questi libri.
La particolarità è che ci troviamo davanti a poesie a tema LGBT che trattano argomenti seri come la fragilità emotiva, l’omofobia e le fobie verso il diverso. Una silloge composta da cinque capitoli ognuno associato ad un colore che descrivono vari stati d’animo.
Ho incontrato Antonio Corona l’autore di Controfobie, e gli ho posto qualche domanda.
Salve Antonio, parlaci un po’ di te…
Per prima cosa un caro saluto a tutti i lettori. Mi piacerebbe parlarvi direttamente di me attraverso le poesie che da sempre accompagnano la mia esistenza. Ma è troppo complicato come inizio! Quindi vi dirò che sono un veterinario sardo e un poeta piemontese! Sì, perché è proprio qui a Torino, dove vivo dal 2008, che ho deciso rendere edite le poesie scritte in passato e di dedicare, oggi, gran parte del mio tempo libero allo studio e alla scrittura di quelle nuove. È una passione che mi accompagna fin da piccolo e a cui tengo veramente tanto perché rappresenta il mio modo di evadere e la forma di espressione che più mi appartiene, più di quella verbale. Porto in me e con me i profumi, il vento e i colori della Sardegna, terra a cui sono profondamente legato.
A chi consiglieresti di leggere le tue poesie?
Ritengo che la poesia sia un genere letterario universale nonostante sia poco richiesto in libreria. Ma per ogni persona esiste il poeta “ideale” così come esiste la poesia “più sentita”, quella che ti fa traballare, ammutolire, che ti toglie il fiato o ti fa battere il cuore all’impazzata. Pertanto, consiglio a tutti di leggere anche le mie poesie. Se poi facciamo riferimento a quelle contenute in Controfobie (Eretica Edizioni, 2021) ritengo che dovrebbero essere proprio destinate a un numero molto ampio di persone, soprattutto differenti per tipologia, ideali e idee. Perché questo libro è un grido di libertà, è un inno all’accettazione di tutti gli esseri umani che per natura scelgono di essere ciò che sono, aldilà degli stereotipi o dei pregiudizi sociali.
Affronti per la prima volta il contesto LGBT, come ti sei approcciato ad esso?
Non è facile affrontare questo contesto e non perché rappresenti “un settore” ma perché è fatto di persone che compiono un percorso spesso non facile, che soffrono, che hanno difficoltà ad integrarsi o essere accettate e pertanto necessita di grande delicatezza e serietà. Io l’ho fatto perché ne ho sentito l’esigenza. Ho iniziato a scrivere casualmente alcuni testi sull’argomento e tanti altri hanno fatto seguito. Come se avessi dentro di me un barile che inizia a rovesciarsi, a rotolare e non si ferma fintanto che non si svuota. Quindi direi un approccio del tutto naturale e profondamente sentito.
Da cosa nasce secondo te l’intolleranza verso il “diverso”?
Nasce dall’ignoranza e dalla paura. La prima intesa senza toni offensivi ma semplicemente dal non conoscere delle realtà che si pensano o percepiscono in qualche modo “strane” e che spesso derivano da retaggi culturali che si sono accumulati nel tempo. La paura è invece più consapevole e forse più difficile da combattere. Inoltre, può anche celare desideri e identità nascoste in chi la vive e fungere da scudo irrazionale. Ma entrambe si combattono con la cultura, col dialogo, con le parole scritte e quelle scambiate cose che, ahimè oggi, vengono sempre meno.
In che modo si associano i colori agli stati d’animo?
I colori da sempre sono stati associati a delle emozioni. Alcuni studi hanno cercato di capire le principali emozioni suscitate da un determinato colore nella maggior parte delle persone. Anche al cinema abbiamo recentemente osservato questa unione: chi ha visto Inside out della Pixar Animation? Qui Gioia, Rabbia, Tristezza, Paura e Disgusto hanno un colore che le caratterizza. Bene, anche nel libro ho voluto scegliere cinque colori, uno per ogni capitolo, che accompagnassero e anticipassero in qualche modocontenuti ed emozioni. E quindi “nero fardello” dove si evidenzia il peso interiore, i drammi nei quali ci si trova immersi. “Indaco bastardo”, un colore di transizione, quasi indefinito per descrivere i rapporti difficili con terzi che non comprendono o addirittura deridono. Un “rosa fragilità” dedicato alle donne, spesso vittime di violenze e soprusi, per poi sfociare nel “rosso passione” dove l’amore prende il sopravvento sopra ogni cosa, decisione o modalità d’essere. Si conclude con “verde speranza”, un capitolo che spalanca le porte alla libertà e all’eguaglianza.
Sei un medico veterinario, la pet therapy può aiutare a curare le ferite dell’animo?
La pet therapy è un antico rimedio oggi riportato alla ribalta già dallo stesso nome che fa tendenza, piace ai giovani e suscita interesse fra gli adulti. Ma il contatto con l’animale è esisto da sempre, è ancestrale. La mia risposta non può che essere positiva: la Pet Therapy aiuta, davvero tanto. Gli animali sono esseri magnifici perché non giudicano, non hanno questa capacità che però si rivela, in questi casi, non un deficit ma bensì un valore aggiunto per noi, razza umana, che invece per colpe evolutive, viviamo spesso di giudizi e pregiudizi. Il contatto con un animale, spesso cane, asino, cavallo, può essere di aiuto fondamentale per riappropriarsi della sicurezza perduta, aiuta a fidarsi ed affidarsi, libera sentimenti nascosti e timidi del nostro animo.