Certe volte chiudiamo gli occhi in modo così forte da non poter vedere ciò che ci circonda, ogni tanto proviamo ad aprirli per far entrare uno spiraglio di luce, ma spesso è necessario uno stimolo esterno talmente energico da poterci risvegliare ed attivare le nostre coscienze. Questo è quanto si sta verificando in questi giorni, il Coronavirus sta mettendo in seria difficoltà il nostro paese ed il nostro Sistema Sanitario Nazionale (SSN), ma almeno una cosa buona la sta facendo: mette in risalto problematiche che in realtà esistono già da diverso tempo. Solo ora che stiamo affrontando un’emergenza complessa, ci si rende conto che le strutture ospedaliere, i medici, la medicina di base, il personale paramedico, forse non sono sufficienti a sopperire tale emergenza. Certo siamo in un momento di crisi, ed è normale essere in difficoltà, ma nonostante gli stenti si sono applicate normative atte a gestire al meglio questo pesante momento e si deve ammettere che anche l’impegno politico è importante; grazie a tutto questo, il sistema sanitario sta reagendo ancora bene a questo momento difficile.
Il SSN presenta delle falle e delle problematiche note già da tempo, solo che sino ad oggi si è spesso passati sopra, in qualche modo ci si riusciva ad arrangiaree questi problemi presentano delle discrepanze importanti a seconda della regione Italiana in cui ci troviamo. Ora, grazie al Coronavirus, ci si sta rendendo conto che molte cose devono cambiare per garantite una giusta assistenza ai cittadini e tutte queste problematiche non hanno nulla a che fare con l’epidemia attuale.
Una delle problematiche maggiori è sicuramente la graduale riduzione dei posti letto ospedalieri, infatti dai dati del Ministero della Salute, al 1 gennaio 2012 in Italia erano presenti 231.707 posti letti (3,82 ogni mille abitanti) di cui 195.922 per acuti (3,23 ogni mille abitanti) e 35.785 per post-acuti (0,59). La legge 135/2012 indicava come obiettivo una media complessiva di 3.7 posti letto per mille abitanti, di cui 0.7 dedicato a post-acuti e 3.0 per gli acuti; prevedendo quindi una riduzione di 7.389 posti letto per giungere ad un totale di 224.318, di cui 181.879 (-14.043) per acuti e 42.438 per post- acuti (+ 6635).
Il D.M. 70/2015 ha comportato un ulteriore riduzione dei posti letto e, secondo i dati del Ministero della Salute, aggiornati al 31 dicembre 2019, i posti letto totali risultano 210.907 (-20.800 rispetto al 2012), di cui 176.482 per acuti (-19.440 rispetto al 2012) e 34.425 per post acuti (- 1.360 rispetto al 2012).
E’ chiaro, quindi, che con la riduzione complessiva dei posti letto, gli ospedali affannano per garantire l’assistenza al pubblico, creandosi lunghe file di attesa nei pronto soccorso, nelle liste operatorie e riempiendo i reparti di barelle. Purtroppo anche la medicina territoriale extraospedaliera non se la vede bene anche in questo caso riducendo la possibilità di assistenza; infatti è previsto che nei prossimi 4 anni andranno in pensione circa 40.000 medici di base ed il problema principale è che non vi sarà un numero sufficiente di nuovi medici che potranno rimpiazzarli. Infatti, le borse per il percorso di formazione di medicina generale sono circa 1100 l’anno ed è subito chiaro che non è un numero sufficiente per coprire tutti i posti di medicina territoriale.
Gli aspetti sopraelencati sono una piccola parte dei problemi che coinvolgono il nostro SSN, pensiamo ad esempio al divario di assistenza regionale, la crisi del Coronavirus ha semplicemente riportato a galla questioni già note e destato l’allarme delle coscienze pubbliche; è anche da sottolineare, però, che la Sanità italiana, rimane tra le migliori al mondo, e proprio per mantenere questo primato è fondamentale che la politica attui, come sta già facendo, manovre per prevenire un possibile disastro.