In che mondo siamo?
Come se avessimo a pie’ pari saltato il secolo scorso per tutto quello che portava con sé ni termini di memoria della storia e storia della memoria.
Immersi in un mondo di guerre, alcune vicine altre meno, ma tutte con forti ripercussioni nelle vite dei cittadini del mondo, condizionati dal destino degli Stati che giocano a fare la guerra nelle loro stanze ovali o nei bunker sotterranei di lusso.
Trump e Putin sono al timone delle ipotetiche trattative per il cessate fuoco anche se di fatto i droni continuano a squarciare i cieli ucraini e a colpire i cittadini inermi sotto attacchi e bombe.
Si definisce “Safari umano” – come spiegato da Cecilia Sala questo tipo di attacco coi droni come se fosse un videogioco dove a essere presi di mira sono civili innocenti, colpiti come animali in un Safari, obiettivi di una play station umana tragica.
Israele dal suo canto ha distrutto un ospedale palestinese dove si effettuavano cure oncologiche e continua a disseminare terrore e indignazione nei suoi stessi concittadini per incitare alla guerra e accostare sempre più quella rivendicazione dei diritti dell’umanità espressione degli ebrei nel mondo dopo l’orrore della Shoah.
Eppure ogni tanto spunta la parola “pace” intervallata tra parole come “affari”, “compravendita di terre rare”, “dazi e strazi” e “riarmo”.
Mentre al tavolo si siedono Putin e Trump, Zelensky è messo in un angolo in attesa che gli spieghino il suo destino e l’Europa?
L’Europa è in contumacia…si è affacciata alla questione parlando di riarmo difensivo, che poi quando le armi possono essere difensive?!?
L’unico modo di affrontare la terribile situazione mondiale tra la morsa di Trump, la tracotanza di Putin e l’indecisione del nostro Governo sembra essere quella di acquistare altre armi per provare a pensare ad un esercito comune europeo.
Benigni con un intuito invincibile ha dedicato un’intera prima serata sulla rete ammiraglia al Sogno dell’Europa col tempismo perfetto nella giornata delle polemiche parlamentari dopo le parole della Meloni sul Manifesto di Ventotene.
Al di là del suo contenuto, oggetto di critiche, il simbolo del Manifesto di Ventotene resta inossidabile nel tempo per il valore della ribellione ai sistemi dittatoriali del momento e per la visione di prospettiva che rappresentava idealmente verso una Europa unita nei principi fondamentali e negli obiettivi sovranazionali nobili e identitari non solo di carattere economico e commerciale.
Il problema è che quella vision trova un limite fortissimo oggi nelle resistenze dei governi nazionalisti, presenti in molti paesi europei e si trova compressa, come non mai, dalle pressioni di Trump e di Putin che con l’intenzione di recuperare un tesoretto dalle guerre del momento, dimostrano di ignorare e snobbare la vecchia Europa se non per bisogni specifici come la richiesta di uova al Veneto da parte dell’America Trumpiana che vive un momento di difficoltà per la diffusione dell‘aviaria negli allevamenti.
La piazza in modo trasversale, chiamata a manifestare per l’Europa si è presentata con 50 mila cittadini che si identificano nell’Europa e in quello che idealmente rappresenta negli ultimi 80 anni, ha provato a farlo senza colori né bandiere di partito e dimostra il desiderio espresso di pace dei cittadini italiani che non vogliono né il riarmo né l’idea di una Europa belligerante contraria alla sua stessa essenza.
Ad oggi il dilemma resta inalterato perché nessuno dei capi di Stato vuole sedersi al tavolo delle trattative e rinunciare a qualcosa, a quel pizzico di sovranità per poter provare a cambiare il mondo attuale e tornare ad una Europa liberale, democratica, ispirata all’uguaglianza, alla solidarietà, ai diritti umani e alla volontà di creare un mondo di pace.
È proprio la mission di un mondo di pace che l’Europa ha dimenticato!
La sua vera vocazione all’indomani della guerra mondiale era proprio di costruire un mondo di pace e contribuire fattivamente a realizzarla.
Oggi tutto ciò che è stato creato nel tempo è andato perso con la prevaricazione di chi prepotentemente vuole portare il proprio punto di vista e cancellare l’immagine di una Europa di cultura umanistica e umanitaria, egualitaria e solidale, aperta e trasversale al mondo dei diritti e delle libertà.
È il delirio dell’ignoranza e della violenza delle parole e dei gesti che sono sempre più caustici, più irridenti, più pruriginosi di un desiderio di conquista, di una nuova inconcepibile ridefinizione dei confini, di una sete di potere che non dialogano più con gli europei e gli europeisti che hanno deciso per un mondo di pace eppure si ritrovano la guerra in casa con un Putin che una volta ottenuta l’Ucraina non si sa se si accontenterà o non si concentrerà poi su qualche altro oggetto del desiderio!
È lo spauracchio di un mondo che vuole trasformarsi a discapito della memoria e del valore della storia…l’auspicio è che i grandi valori portanti di libertà e diritti umani tornino fondamentali nell’agenda europea così preoccupata ad armarsi da aver dimenticato la sua vera forza che è stata l’idea di pace e la sua effettiva realizzazione.