Black Mirror ci ha stupiti, ci ha messo di fronte a come la tecnologia ci stia sfuggendo di mano, aprendo un abisso in cui l’umano cade e resta solo la logica della macchina. Finora però ci ha dato questa visione con l’occhio di un regista che interpreta e mostra il suo disegno. Nessuno si era spinto così oltre.
Negli anni ’90 spopolavano i libri-gioco, cioè quei racconti in cui a seconda della scelta che prendevi la storia mutava. Bandernatch è come uno di quei libri, però fatto a film. Il protagonista è infatti un programmatore di videogiochi, siamo negli anni ’80, c’è il personal computer e il commodore 64. Stefan, aspirante sviluppatore con problemi post traumatici, si reca in una delle più grandi case di produzione di videogames, la Tuckersoft, e viene assunto. Da questo momento in poi ogni scelta che lo spettatore prende porta ad un finale diverso, fantasioso e inaspettato.
Se concludete che la storia in sé e per sé non è un granché, avete mai pensato che, a seconda delle risposte che ogni utente di Netflix dà, potrebbe essere oggetto di un grande esperimento? Oppure fate come me: fate impazzire Bandersnatch e costringetelo a farvi vedere tutti i finali possibili!