Ci sono personaggi del mondo del cinema o dello spettacolo che, per via di una loro grande caratterizzazione, riescono a rimanere impressi nella memoria e, addirittura, a tramandarsi vividamente ai posteri. Lo scorso anno, di personalità di questo tenore, purtroppo, ne sono venute a mancare ben due, considerando che, oltre a Paolo Villaggio, il ragioner Fantozzi, abbiamo perso anche il nostro Carlo Pedersoli, meglio conosciuto come Bud Spencer. L’attore nato il 31 ottobre 1929 a Napoli – città di cui ha sempre orgogliosamente rivendicato le origini – è infatti morto, all’età di 86 anni, lo scorso 26 giugno 2016.
La sua scomparsa ha ovviamente generato grande dispiacere in tutti gli italiani, visto l’enorme successo che egli è riuscito a riscuotere nel pubblico di massa nel corso dei tanti anni di carriera. Tutti infatti, dai più anziani ai più giovani, conosciamo il “Gigante buono”, e intere generazioni sono cresciute con la sua immagine e il suo mito.
Chiaramente, va da sé che nel momento in cui si cita Bud non si può non nominare anche Terence Hill, ovvero l’attore Mario Girotti, in coppia fissa con lui in molti film di culto.
Bud Spencer e Terence Hill sono stati, non a caso, uno dei tandem cinematografici più famosi non solo in Italia ma anche all’estero, considerando che le loro pellicole hanno ampiamente superato il confine delle Alpi. Essi hanno inaugurato un vero e proprio filone o genere, vale a dire il cosiddetto “spaghetti-western”, il quale altro non è che una sorta di ibrido tra la comedy e il western tradizionale, ricco di esilaranti risse a suon di fragorosi “cazzotti”. Titoli che li hanno visti protagonisti con enorme riscontro sono stati, innanzitutto, “Dio perdona…io no!” e successivamente i celebri “Lo chiamavano Trinità” e il seguito “…Continuavano a chiamarlo Trinità” per la regia di E.B Clucher. E poi ancora, tra il 1972 e il 1974, “Più forte ragazzi”, “Altrimenti ci arrabbiamo” e “Porgi l’altra guancia” e infine, dopo qualche anno di pausa, arrivarono “I due super piedi quasi piatti” e “Io sto con gli Ippopotami”. Nel frattempo però, Bud si era distinto anche nel primo film della serie “Piedone, lo sbirro”, altro personaggio ben cucitogli addosso.
Le ultime sue apparizioni sullo schermo sono quelle del 2003 in “Cantando dietro i papaveri”, del 2008 in “Pane e Olio” e del 2009 in “Tesoro, sono un killer”.
Come si può facilmente notare, la sua carriera da attore è stata enorme, un percorso che forse neppure lui stesso si aspettava di intraprendere quando da ragazzo fu scelto, per via del suo fisico scultoreo, nel film hollywoodiano “Quo Vadis”. Siamo abituati a conoscerlo con il suo aspetto robusto nell’età adulta e matura, ma bisogna invece ricordare che Carlo Pedersoli, da giovane, è stato addirittura un grande nuotatore, tanto da vincere le Olimpiadi a da detenere un record mondiale. Se a ciò aggiungiamo la sua passione per la scrittura, in particolare di brani musicali, la sua laurea in Giurisprudenza e i tanti lavori che ha svolto prima di diventare attore, è impossibile non riconoscere che egli è stato veramente eclettico e a tratti geniale.
Ma qual è stato più di tutti il segreto del suo successo e della sua vasta popolarità? Senza dubbio in tal senso ha contribuito il suo fare bonario, accogliente, simpatico, piacione e se vogliamo, per così dire, “alla mano”. Bud Spencer è stato una sorta di zio comune, buono, per tutti.
Dipoi i suoi film, contrariamente alle opinioni di una certa critica snob, sono dei piccoli gioiellini, contraddistinti da una comicità garbata e leggera che non scade mai nella volgarità.
Insomma, il nostro Bud è da annoverare a pieno titolo tra i figli illustri di Napoli e del cinema italiano.