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© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
Psicologia

Figli e famiglia la nostra risposta ad una lettrice

Stefania Pelosi
Stefania Pelosi 6 anni fa
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4 Min Lettura
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Si vuole un figlio per la gioia di averlo o perché ci somigli e ci rispecchi?
Questa, la domanda di una assidua lettrice che si dichiara confusa nel venire a conoscenza di servizi per la riproduzione assistita in cui si possono trovare donatori con un alto grado di somiglianza ai futuri genitori.
In realtà i dubbi su somiglianze tra figli e genitori e il desiderio di entrambi i genitori di voler il proprio figlio somigliante a sé, sono un po’ di tutti. La rassomiglianza del bambino è un indice per valutare la certezza della paternità e della maternità. L’incertezza di tale condizione di genitorialità può produrre una condizione di stress, responsabile di uno stato duraturo di ansia.
Questo desiderio di voler il figlio somigliante è tipico dei padri in quanto tra madre e figlio esiste un legame profondo derivato dalla gravidanza. Un legame che non ha il bisogno di essere convalidato.
Nel momento in cui la futura madre necessita ricorrere alla donazione di ovuli per avere un figlio proprio, è lei che può essere assalita da mille dubbi e da ansia.
Avrà i miei occhi? Avrà il mio naso?
Avrà lo stesso colore dei miei capelli? Tante domande che rispecchiano il bisogno di sentire il senso di appartenenza. Il bisogno di dimostrare agli altri che il figlio sia proprio ma, soprattutto il bisogno di tramandare qualcosa di sé, nel futuro.
Non è possibile prevedere quale sarà l’aspetto e il carattere di un bambino.
In apparenza è tutto semplice.
Un ovulo e uno spermatozoo si uniscono, le cellule si dividono e ne deriva un omino in miniatura.
Le possibilità di combinazione tra i geni però, sono infinite e si basano sul principio della casualità. Quindi, non potranno mai esserci due persone geneticamente identiche, fatta eccezione dei gemelli omozigoti. Tuttavia, questi, nel tempo, mostreranno differenze fisiche. Queste differenze avverranno per questioni ambientali, culturali e nutrizionali.
Ma questo bisogno di vedere con gli occhi l’appartenenza cosa significa? Significa che se vediamo una somiglianza dei tratti fisici, ci riconosciamo. Significa che nel riconoscerci sappiamo di avere un’identità condivisa che comunica sentimenti di accettazione incondizionata. È una vera e propria forma di riconoscimento. Rivedere sé stessi nel proprio figlio. Riconoscimento per noi e riconoscimento attribuito dalla società.

Se un figlio è il ritratto della madre o del padre a livello inconscio diventa un “oggetto” di riscatto.
Riscatto verso sé stessi. Si cerca in ogni modo di far diventare il proprio figlio ciò che non si è potuti diventare.
Si vuole un figlio per la gioia di averlo o perché ci somigli e ci rispecchi?
Sono tanti i motivi per cui si vuole un figlio. Ognuno ha il proprio motivo. Motivo che dipende dai diversi significati di progettualità individuali e di coppia e dal proprio vissuto di figlio.
Quando inizia questo desiderio, iniziano le fantasie. Iniziano i sogni ad occhi aperti e si inizia a costruire quello che in psicologia viene chiamato, “bambino immaginario”. Un bambino che inizia a prendere forma nella mente dei genitori, prima ancora che sia nato.
Le fantasie spesso sono legate alla propria storia di vita, all’infanzia e diventano la proiezione dei desideri più nascosti.
Si vuole un figlio per la gioia di averlo o perché ci somigli e ci rispecchi?
Un figlio può anche “capitare”.
Qualunque sia il motivo, è importante ricordare che un figlio, pur quanto ci possa somigliare, è diverso da noi. È una persona a sé. E se pur non ci somiglia, sarà sempre nostro figlio!

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Stefania Pelosi Apr 5, 2019
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Pubblicato da Stefania Pelosi
Psicologa ad indirizzo sistemico relazionale
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