Nel lungo weekend successivo alla morte di Maradona, il Napoli risponde in modo serio ed adeguato. Dopo la vittoria in Europa League, che concede agli azzurri il primo match ball giovedì prossimo in Olanda, i ragazzi di Gattuso sommergono di gol la Roma, fino a ieri osannata e lodata, giustamente, per gli ottimi risultati conseguiti nonostante una rabberciata difesa.
Privo ancora di Osimhen, il Napoli, in campo con una bellissima maglia celebrativa stile Argentina, rifila quattro gol ai malcapitati giallorossi al termine di una gara condotta con ordine e serietà dal primo al novantesimo. Serietà è il leitmotiv della serata. E già, perchè dopo la sfuriata di domenica scorsa dopo la sconfitta contro il Milan, i partenopei erano chiamati a dare una risposta importante in campo, nonostante l’attenzione mediatica fosse rivolta, chiaramente, altrove.
I quattro gol realizzati giungono al termine di una gara nella quale il Napoli non ha cercato particolari finezze, quelle sono arrivate per la evidente qualità degli interpreti, ma anzi ha affrontato con rispetto e umiltà la gara, attendendo il momento giusto per colpire e quello per dilagare.
Lorenzo Insigne ha aperto le danze su punizione: non lo faceva da quasi quattro anni; è divertente pensare che il grande Diego possa aver soffiato sulla traiettoria, sta di fatto che il gol del vantaggio ha regalato tranquillità e consapevolezza a tutta la squadra che nella ripresa ha realizzato altri tre gol con Fabian, Mertens e Politano.
E’ un campionato strano: a parte il Milan, tutte le altre squadre del torneo, almeno quelle candidate ai posti che contano, vivono sulle montagne russe. L’Inter è disastrosa in Europa ma stravince a Sassuolo, la Juve si fa fermare anche dal Benevento (già finite le lodi per la vittoria tanto celebrata con il Cagliari?), della Roma abbiamo detto, mentre Atalanta e Lazio cedono pesantemente in casa al cospetto di Verona e Udinese. Evidentemente, come ha spesso detto Gattuso, questo è uno sport diverso. Difficile avere continuità, va avanti chi riesce e gestire i momenti difficili con intelligenza e limitando, al massimo, i danni nelle giornate storte.
Ho fatto anche io visita al San Paolo: una sensazione strana, un silenzio ossequioso e rispettoso. Lo stesso rispetto che tutto il mondo ha avuto per Diego. Lo stesso rispetto che, qualcuno, ha deciso di non avere, nemmeno davanti alla morte di un uomo, un artista, che è riuscito a smuovere la commozione di tutto il mondo, dall’Ecuador, alla Nuova Zelanda, dall’Europa all’Asia fino al Sud America, ovviamente.
Ma siamo in epoca social e quindi tutti, ma proprio tutti, hanno voce in capitolo: ce l’ha Cruciani, salito agli onori della cronaca per le sue continue invettive anti napoletane, stucchevoli e noiose; ce l’ha Mughini che si vanta di aver scritto non si sa quanti libri (quanti ne avrà venduti chi lo sa) ma che, di fatto, è famoso solo per fare il tifo televisivo per la Juve, la stessa squadra di Cabrini che, onestamente, facciamo fatica a ricordare dopo che ha lasciato il calcio giocato; e ce l’ha anche la famosa cantante, quella Pausini che difende le donne ma che qualche anno fa non esitò a mostrare, durante un concerto, le sue nudità.
L’elenco è lungo, ma sarebbe noioso cercare di ricordarli tutti. Preferiamo ricordare Diego per quello che è stato e per quello che ci ha regalato, nominandolo ogni volta in cui il suo Napoli giocherà nello stadio che gli sarà intitolato, con buona pace di San Paolo e di tutti quelli che non capiscono che le manifestazioni spontanee di commozione e rispetto andrebbero solo osservate con i medesimi sentimenti…e anche se non è più come una volta e il calcio spezzatino è quello che ci siamo guadagnati, già lo immaginiamo….”Attenzione, intervengo dallo Stadio Maradona, Napoli in vantaggio!!!”. Bello, vero?