Gli adolescenti, specialmente, nel post pandemia, stanno vivendo una fase molto complessa tra disagi, isolamento, sovraesposizione social, forme di bullismo e cyberbullismo, confronti temibili con prototipi inarrivabili e irrealistici di bellezza e successo, una repentina trasformazione della vita personale e sociale che sta mettendo a dura prova la loro delicata fase di crescita.
Uno dei fenomeni che sta dilagando silenziosamente è quello degli Hikikomori, dall’etimo giapponese, che significa “stare in disparte”, si fa riferimento ad un fenomeno diffuso negli anni Ottanta in Giappone, ma oramai presente in tutto il mondo, e in maniera consistente, anche in Italia, indica complessivamente “coloro che si ritirano completamente dalla società e rimangono nelle proprie case per più di sei mesi, con esordio verso la seconda metà dei vent’anni, e per i quali altri disturbi psichiatrici non spiegano meglio le cause primarie di questa condizione”.
Il fenomeno riflette un mondo di fragilità , traducibile in “ritiro sociale” per riferirsi a chi decide di allontanarsi spontaneamente e volontariamente dalla vita sociale per lunghi periodi, rinunciando ad ogni tipo di contatto con gli altri, compresa la famiglia e la cerchia di amici, rifugiandosi nella propria camera e fuggendo ad ogni forma di pressione sociale, familiare, di impegno e responsabilità, talvolta mantenendo socchiusa un’unica finestra sul mondo attraverso la rete e le relazioni virtuali.
Definita superficialmente come la “malattia di chi non esce di casa” interessa soprattutto gli adolescenti dai 14 anni in su, con il rischio in alcune situazioni di diventare cronica e colpire anche gli adulti.
A “isolarsi dal mondo” prevalentemente i maschi nel 70-90% dei casi.
In base ad una ricerca nipponica “Man mano che le applicazioni dei social media stanno diventando più popolari, gli utenti sono connessi più strettamente a Internet e il loro tempo trascorso con gli altri nel mondo reale continua a diminuire. I maschi spesso si isolano dalla comunità sociale per dedicarsi al gioco online mentre le femmine usano Internet per non essere escluse dalle loro comunicazioni online”.
Dagli studi sul fenomeno, i ragazzi coinvolti presentano una spiccata introversione, con una propensione a provare vergogna e paura di non sentirsi all’altezza, condizioni che possono essere tra le cause sì di una bassa autostima, ma che spesso possono sperimentare attacchi d’ansia e sentirsi soli nonché attacchi di rabbia e avere comportamenti violenti.
L’emarginazione sociale attraverso l’autoreclusione dell’adolescente può comportare una serie di conseguenze molto serie, come l’inversione del ritmo sonno-veglia e correlati i disturbi del sonno in quanto lo stile di vita degli Hikikomori è caratterizzato da un ritmo biologico totalmente invertito, dormendo di giorno e vivendo di notte, evitando quanto più possibile ogni contatto anche con la famiglia, senza escludere anche il sopraggiungere di forme di depressione, fobia sociale o altri disturbi d’ansia nonché lo sviluppo di una dipendenza patologica.
In Italia, soprattutto a seguito della pandemia che ha estremizzato il problema, l’attenzione nei confronti del fenomeno sta aumentando, seppure non esistono tuttora dati ufficiali, si stimano circa 100.000 casi.
L’ampiezza del disagio che vivono i giovanissimi non è quantificabile per la difficoltà della sua rilevazione proprio perché i giovani reclusi che dicono no alla vita, stanno in camera tutto il giorno, a volte connessi di notte, ma rinunciando ai contatti con l’esterno, diventando pericolosamente prigionieri nella propria dimensione di vita che diviene la loro stessa stanza, ingabbiati nel loro malessere e nella loro stessa solitudine, con un chiaro rifiuto a crescere e a vivere, boccando il tempo e lo spazio che trascorre inesorabile nella loro vita ritirata dal mondo.
Spaventa sapere che nel pieno della sperimentazione delle emozioni, delle relazioni, dei primi amori, della scoperta dei primi batticuori, molti ragazzi e ragazze scelgano di abbandonare la scena e battere ritirata, consapevolmente.
Gli Hikikomori sono assolutamente consapevoli della scelta di vita che fanno, che seppure non dipende direttamente dai social, sicuramente è influenzata prepotentemente dopo la reclusione forzata della pandemia, dall’assenza delle relazioni vere e durature di persona.
Se si pensa che tra i giovanissimi si usa moltissimo il cd. ghosting , termine traducibile in sparire come un fantasma, utilizzato per la prima volta nel 2005.
Chi pratica il ghosting, scompare letteralmente dalla vita delle persone, chiudendo una relazione di amicizia o di amore smettendo di farsi sentire.
Ovvero la relazione si spegne con un sms, con la fine di un contatto, sparendo dal mondo social virtuale.
Molte persone hanno sperimentato questa situazione in qualità di vittime o fantasmi.
Per le vittime, soprattutto, la frustrazione per la fine di un amore improvvisamente senza spiegazioni né affrontando vis a vis la controparte, lasciando sospesa e inspiegabile la chiusura di una relazione, di qualsiasi natura sia, vive un disagio profondo unito a senso di colpa per non aver ben compreso perché è successo quello che è successo.
Il che può avere una ripercussione profonda e traumatica in chi la vive perché l’elaborazione della perdita necessita di tempo e di contatto, ma soprattutto di sincerità, nuda e cruda che sia.
Quanto sta divenendo difficile la vita per gli adolescenti.
Il loro rifugiarsi sempre più spesso dietro un selfie, dietro le chiacchiere di un telefono, dietro lo scorrimento compulsivo del dito sullo smartphone alla ricerca di chissà che, dietro la ripetizione ossessiva dei video su tik tok, seguendo idoli inarrivabili, irraggiungibili, perdendo di vista la concretezza e la bellezza della propria esistenza, sta mettendo a dura prova il cuore dei ragazzi di oggi.
Tutte le generazioni affrontano le difficoltà dell’età della crescita, ma com’è giusto che sia il mondo evolve e con esso anche le forme di emozione di dolore, che sperimentano i giovani, abituati ad una forma di apatia dal bombardamento di cattive notizie, dalla pandemia alla guerra in piena Europa, alla loro ricerca di trovare un posto nel mondo e alla difficoltà di confrontarsi con un mondo così grande, caotico e stressante.
Del resto, i social divengono l’unico rifugio dove poter fingere, poter offendere, poter pensare di conoscere, poter essere ciò che si vuole essere, dove pensare di vivere l’amicizia, che, invece, è fatta di contatti diretti, di sguardi di intesa, di segreti, di chiacchiere e di litigate faccia a faccia.
La volontà politica di confermare il bonus psicologico, che rappresenta un contributo alle spese che devono affrontare le famiglie, i cui figli necessitano di un supporto di natura psicologica, ma anche la presenza di psicologi nelle scuole a sostegno di tutti gli attori, studenti, genitori, docenti ma anche personale ATA, risponde alla domanda consistente di questo tipo di aiuto.
Purtroppo, gli adulti non rappresentiamo assolutamente un buon esempio per la loro vita, i primi a sbagliare in un uso smodato e incondizionato del cellulare in ogni istante della giornata sono prima di tutto i genitori, ma anche i docenti, non ne parliamo dei politici.
Ce ne sono alcuni che stanno lottando per eliminare il cellulare dalle classi, eppure le immagini testimoniano in una delle conferenze stampa più delicate del Governo attuale, tenutasi a Cutro qualche giorno fa, che alcuni rappresentati politici non riescono a separarsi dagli smartphone, giocherellando tutto il tempo, impassibili persino al lancio di peluche, che voleva ricordare le vittime innocenti morte nel terribile naufragio, soprattutto i bambini.
E ancor peggio, il buon leghista non si esime dal pubblicare e condividere un bel video in cui festeggia il suo compleanno a fianco della sua amica Premier, dimenticando i morti, dimenticando il dolore, dimenticando il ruolo.
Nessuno è tanto bacchettone da criticargli la scelta di fare festa, peraltro, pare a sorpresa, ma è indubbiamente criticabile la volontà impulsiva e irresistibile di condividere per forza, accantonando il buon gusto e il doveroso momento di rispetto che richiedeva silenzio, tanto silenzio.
Nel frattempo, nel mare si continua a morire, e per i ragazzi, com’è possibile capire ciò che è giusto da ciò che è sbagliato? il confine tra il consentito e il non consentito, se anche chi deve governarci, di qualsiasi colore sia, per un cuoricino rosso cede alla tentazione dei social e alla rappresentazione di una realtà virtuale della propria verità che verità non è!