Dopo le 5 commedie imperdibili da rivedere sotto l’ombrellone, ecco i 5 personaggi maschili che tutti, o quasi tutti, avremmo voluto interpretare.
Partiamo dal prof. John Keating protagonista della straordinaria pellicola diretta da Peter Weir nel 1989 “L’attimo fuggente” , un insegnante di letteratura trasferito nel collegio maschile Welton (New England). Un personaggio indimenticabile, interpretato da un grande attore la cui morte prematura ha sconvolto tutti, cioè Robin Williams.
Tutti (più o meno) siamo stati a scuola e abbiamo ancora oggi nel cuore l’insegnante che ha cambiato il nostro modo di vedere le cose e di affrontare la vita. Ecco, John Keating è quell’insegnante. Ne è la proiezione. L’incarnazione in termini cinematografici.
Nell’autunno 1959 all’Accademia Welton, una scuola elitaria e conformista ubicata sulle colline del Vermont, i metodi assolutamente insoliti di un nuovo insegnante di materie umanistiche, John Keating, sono considerati con timore e sgomento dal preside Nolan e dalle famiglie. Keating affascina la sua classe non solo per intelligenza e la simpatia, ma per le novità pedagogiche: per lui la poesia sopra ogni altra cosa è il fulcro per far nascere e sviluppare lo spirito creativo e per “liberare” nei ragazzi non solo l’amore per Keats, Withman o Shakespeare, ma tutte le premesse migliori per la più indovinata e fertile scelta di vita. Ma i metodi del professor Keating e le azioni dei suoi allievi si scontrano con il conformismo e la serietà che sempre hanno regnato a Welton.
L’American Film Institute lo ha inserito al 52º posto nella 100 Cheers e la frase: “Carpe diem, cogliete l’attimo ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita” è certamente una delle battute più celebri del cinema di ogni tempo.
Altro personaggio che tutti vorremmo aver interpretato è il colonnello Mortimer, coprotagonista di “Per qualche dollaro in più”, film del 1965, secondo della cosiddetta trilogia del dollaro, diretta da Sergio Leone.
Il colonnello Mortimer fu interpretato da Lee Van Cleef, all’anagrafe Clarence LeRoy Van Cleef Jr. un noto attore di western statunitense. La forza di Mortimer è da ricercare sia nella determinazione sia nell’eleganza con cui concretizza la sua vendetta nei confronti di chi gli aveva ucciso la sorella fresca di nozze solo perché non gli si era concessa.
Il Monco, interpretato da Clint Eastwood, e il colonnello Mortimer sono due cacciatori di taglie in attività. I loro percorsi si incontrano quando si trovano entrambi sulle tracce dell’Indio, un feroce assassino a capo di una banda di malfattori interpretato da Gian Maria Volontè.
Tra giochi di alleanze, tradimenti e duelli, Leone ripropone il suo cinema spettacolare e machista, con la brillantezza dei dialoghi e le memorabili caratterizzazioni. La vera novità è rappresentata dalla rifondazione del concetto di amicizia sincera, virile e onesta che si instaura tra il Monco e il colonnello Mortimer. Anche in questo western di Sergio Leone, l’accompagnamento musicale è affidato a Ennio Morricone, di cui resta indimenticabile la partizione per carillon dedicata all’orologio a cipolla dell’Indio.
Il terzo personaggio è William Wallace, eroe nazionale scozzese interpretato da Mel Gibson nel celeberrimo colossal da lui stesso diretto, “Bravehearth” (1995). Il coraggio e la determinazione di William Wallace sono rimasti nel cuore (e non solo nel cuore – ndr) di tutte e tutti e la sua frase eroica “possono toglierci la vita, ma non ci toglieranno mai la libertà” risuona ancora nelle nostre orecchie.
E poi come resistere al fascino di Mel Gibson che, nonostante le vicende giudiziarie che lo disegnano come un violento e un razzista, è stato votato come l’uomo più sexy del mondo? Beh a esser sinceri, si trattava del 1985…ma nel complesso continua a portarsi bene i suoi anni!
Mel Gibson con Braveheart realizzò un colossal costosissimo, in linea con la Hollywood più aurea e più ingenuamente enfatica, dove un’elegia del culto superomistico e un’apologia della vendetta avvampano, gridando in nome della libertà. In quest’audace impresa, Gibson consacrò completamente se stesso, esaltando il potere della mitopoiesi su quello della verosimiglianza storica attraverso un racconto di tre ore dal grandissimo respiro che unisce una personale interpretazione dello spirito della mitologia celtica a momenti superficiali, come i dettagli dell’infanzia di William Wallace o di pura naïveté come il rapporto sensuale fra il condottiero del popolo e la regina Isabella. Eppure, nella sua prolissità grondante sangue e retorica militarista, Mel Gibson si dimostra capace di realizzare scene di battaglia e coreografie di combattimento corpo a corpo di straordinaria spettacolarità.
Secondo alcuni, il personaggio di William Wallace, interpretato da Gibson, ha svolto un ruolo chiave nel risveglio della coscienza nazionale scozzese che ha portato al referendum sulla devoluzione dell’11 settembre 1997 (74,3% sì) e alla conseguente ricostituzione del parlamento scozzese, nel 1998.
Il film ha vinto 5 Oscar su 10 candidature nel 1996 e lo stesso Mel Gibson è stato premiato con il Golden Globe per la miglior regia.
Altro personaggio, probabilmente meno popolare ma di cui è facile innamorarsi umanamente, è Alex Kerner, protagonista dell’indimenticabile “Goodbye Lenin” , un film del 2003 di Wolfgang Becker.
Ad interpretare Kerner è Daniel Brühl, attore che ha sempre operato una cauta selezione delle pellicole in cui apparire.
Il film, divenuto uno dei maggiori successi del cinema tedesco, è ispirato al fenomeno post-riunificazione dell’Ostalgie, un termine entrato ufficialmente nella lingua tedesca nel 1993, quando la Gesellschaft für Deutsche Sprache (Società per la lingua tedesca) lo inserì nell’elenco delle dieci parole più rappresentative dell’anno, per indicare il sentimento nostalgico sviluppatosi nei primi anni novanta nella Germania orientale a seguito della scomparsa della DDR.
Attraverso la storia di Alex e della sua ardita, quanto goffa, finzione per risparmiare alla madre lo choc della fine del socialismo reale, lo spettatore assiste a un ritratto agrodolce della Germania unificata, a pochi mesi dalla caduta del muro.
Alex: «Mia madre sopravvisse alla Repubblica Democratica esattamente tre giorni. Sono tutt’ora convinto di aver agito nel modo migliore… è morta sorridendo. Era suo desiderio che disperdessimo le sue ceneri nel vento. Le leggi tedesche lo vietano. Sia all’est che all’ovest. Ma ce ne infischiamo. Ora anche lei fluttua nello spazio e da lassù ci guarda e ammira il nostro piccolo pianeta azzurro come il mio eroe, Sigmund Jähn. Il paese che mia madre lasciò era un paese nel quale aveva creduto e che io ero riuscito a far sopravvivere fino all’ultimo respiro. Un paese che nella realtà non era mai esistito, che per me rimarrà sempre legato alla memoria di mia madre.». Forse tutto questo si potrebbe chiamare semplicemente: socialismo del cuore e potremmo dire che in questa battuta si suggella il senso lirico e politico del personaggio di Alex Kerner e infatti, lo sguardo amorevole che la mamma rivolge al figlio, quando comprende la dolcezza e la tenacia con cui l’ha protetta, rimarrà per sempre in un angolo della nostra anima.
Infine, nel rievocare l’ultimo personaggio del “cuore” è forse opportuno iniziare dall’attore che l’ha interpretato. Un attore bravissimo morto assai prematuramente. Parliamo di Heathcliff Andrew Ledger il cui nome di battesimo – Heathcliff – è un omaggio al famoso protagonista del romanzo di Emily Brontë, “Cime tempestose”, amato dalla madre.
Il suo corpo nudo e senza vita fu trovato dalla domestica e da una fisioterapista nel suo appartamento di New York. Era il 22 gennaio 2008 e pare che alle 13 (ora locale) Ledger fosse ancora vivo, il decesso sarebbe quindi avvenuto tra quest’ora e le 14.45.
La morte fu causata dagli effetti combinati di sonniferi, ansiolitici e analgesici che l’attore stava prendendo dietro normale prescrizione medica.
Il 18 giugno 2009 l’attore Johnny Depp ha offerto il proprio tributo a Ledger intitolandogli una spiaggia sulla sua isola, ora chiamata Heath’s Place.
E di questo giovane attore ci piace ricordare il personaggio di Ennis Del Mar, un personaggio introverso, forte, rude ma dolce al tempo stesso, che ha portato sul grande schermo nel film di Ang Lee del 2005: “I segreti di Brokeback Mountain”, film che vinse diversi premi, tra cui il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia e gli Oscar 2006 alla migliore regia, alla migliore sceneggiatura non originale e alla migliore colonna sonora.
Il film racconta la drammatica passione amorosa tra due cowboy ed è ambientato nelle zone rurali e montuose del Wyoming, caratterizzate dalla mentalità agricola e conservatrice degli anni ’60. Heath Ledger con la sua interpretazione del rude cowboy prigioniero dei propri sentimenti, regala una prova di ineguagliata intensità e coraggio.
E la scena che ha commosso tutti gli spettatori è proprio quella con cui si conclude il film ovvero quella che inquadra il malinconico cowboy Ennis Del Mar che, davanti ad una camicia insanguinata e ad una cartolina sbiadita che riproduce l’immagine di una montagna, sussurra, trattenendo il pianto, “Jack, lo giuro…”. Poi è il buio, solo la musica struggente che cresce sempre più. E le lacrime che scendono, che scendono copiose.