A volte persone comuni che fanno cose enormi vengono spesso dimenticate.
Il 12 settembre 2017 è morta Edith Windsor e sono certo che a molti di voi questo nome non dirà nulla.
Edith era una minuta donna americana di origini ebreo russe, di estrazione povera e come tante, ai tempi, emigrò con la famiglia in America in cerca del “sogno americano”. Riuscì con forza e tenacia a laurearsi in matematica e avviò una discreta carriera lavorativa ed una vita felice. Il sogno americano per lei si avvera.
L’amore per la giovane Edith, prende invece una piega “diversa”, nonostante un matrimonio tradizionale, dopo solo un annetto abbandona il marito perché innamorata di una compagna di classe.
Di carattere forte e tenace spinge la sua vita verso la direzione dettata dal suo cuore facendo coming out in nome della sua libertà. Presto conosce Thea Spyne, si fidanzano e vanno a vivere insieme, ottengono il riconoscimento come coppia di fatto nel 1993. Non è l’unica unione gay di Edith, alla veneranda età di ottantasette anni si sposa con la sua ultima compagna di quasi trent’anni più giovane di lei. Siamo nel 2016.
Ciò che caratterizza Edith è l’impegno come attivista gay, sostenitrice dei relativi diritti. ll suo nome diventa noto all’atto di succedere ai beni della prima moglie Thea prematuramente scomparsa. Edith deve sborsare una cifra enorme in tasse perché il “coniuge gay” non è esente dall’ imposta di successione, questo secondo le regole della legge federale dell’epoca, per capirci: se Edith avesse sposato un uomo, poi defunto, alla morte del marito poteva “succedere” senza sborsare nulla.
Edith non si perde d’ animo e fa causa al governo federale chiedendo un rimborso e definendo incostituzionale la legge che vìola, a parere suo, il quinto emendamento (la libertà illimitata della persona). I matrimoni gay devono essere equiparati a quelli etero anche in termini di successioni.
Vince la causa ed ottiene un rimborso. La legge federale contravviene ad un diritto essenziale dell’ uomo (emendamento cinque) e va modificata.
Ecco la grandezza di Edith, scontrasi con il governo di un paese tra i più forti del mondo e vincere.
Se, oggi, negli Stati Uniti i gay hanno fatto un passo avanti lo devono anche a lei.
Una sorta di Harvey Milk in gonnella.
Brava Edith