Luciano Melchionna è un genio!
Un regista che ha saputo creare un genere teatrale nuovo e divertente. Dignità autonome di prostituzione si basa su una formula collaudata che dura da circa sedici anni e non stanca mai. Il segreto è uno spettacolo che ha dei cardini fissi, ma cambia nel contenuto; uno show in continua evoluzione, con location cast e canzoni sempre diverse, e come la vita vera è: imprevedibile. Dadp è strutturato sul filo della satira, del vivere quotidiano, sulla libertà che tutti (anzi tutt*) vorremmo ma non osiamo raggiungere. Melchionna era già “avanti” sedici anni fa, e ora si gode i frutti del suo successo.
Colorato, inclusivo e pregno di erotismo, Dadp è lo spettacolo “stabile” italiano per eccellenza. Ma il creatore Luciano Melchionna non è solo il pazzo (come si definisce lui!) padre di questa creatura queer, è anche un bravo attore, drammaturgo e scrittore.
In occasione delle date napoletane, l’ho incontrato per voi
DAdP è un format consolidato da anni di lavoro e di repliche, qual è il segreto del suo successo?
Io credo che la meritocrazia, ad esempio, sia determinante. Scelgo da sempre, infatti, artisti e collaboratori solo ed esclusivamente sulla base del talento umano, prima ancora che artistico. Abbiamo tanti talenti in Italia e spesso non trovano spazio, ascolto e tutela, sono lasciati ‘per strada’, proprio come le prostitute: io e Betta Cianchini, proprio per questo motivo, 16 anni fa abbiamo deciso di dar loro una ‘casa chiusa e protetta’ dove mi impegno a rendere tutti protagonisti allo stesso modo, scrivendo per tutti monologhi di pari, se pur diversa, intensità. Ne approfitto per segnalare l’uscita del mio secondo volume di ‘mono-luoghi’ ovvero “Mi sfugge di volare” edito da Chipiuneartedizioni, ci tengo davvero tanto. Moltissimo, poi, gioca anche la mia volontà di non tenere il pubblico incastrato tra file di poltrone ‘in punizione’ ma di renderlo partecipe e ‘attivo’: ognuno può scegliere, ad un certo punto, di andare dove e con chi vuole, per fruire delle pillole di piacere teatrale nei vari luoghi deputati.
Non ultimo è il discorso della magia, della poesia, dello stupore messi a confronto con la verità, con la realtà da me rivisitata in prospettiva di una catarsi imprescindibile.
Hai portato l’ inclusività e il discorso “genderfluid” a teatro in tempi non sospetti, ora lo fanno un po’ tutti. Hai mai ricevuto critiche per la tua libertà?
Ad essere sincero, no, e se e quando capita qualche atteggiamento scostante troviamo il modo di piegarlo a noi, senza le bombe, con le emozioni e l’empatia trascinante. Proprio in questi giorni è venuta una mamma un po’ giù per la figlia che ora -sue parole- doveva considerare come un figlio e questa cosa non le piaceva: prima di andare via ci ha detto che si sentiva molto meglio, meno sola, e che grazie a DAdP stava cominciando a capire e ad accettare la fluidità del percorso di ognuno, soprattutto di quello di su* figli*. Rincuorante, no?
Cos’è per te la dignità?
Ricordo che anni fa dissi, con gli occhi umidi, ad un’amica che ognuno dovrebbe poter vivere in modo autonomo e degno. Vivere, appunto, e non sopravvivere a stento o trascinarsi senza alcuna certezza e gratificazione anche economica. Io credo che questo mondo debba veramente tirare il freno a mano e ricordarsi che siamo tutti esseri umani, tutti uguali, tutti dovremmo partire da una base comune e questa (per citare la nuova canzone scritta con quel genio della mia Her per questa nuova edizione) “Se chiamma dignità”.
Al cinema ti vediamo poco sia come attore che come regista, come mai?
In questi ultimi dieci anni mi sono buttato a capofitto nel teatro dove ho potuto esprimere la mia poetica, fino in fondo, e raccontare in assoluta libertà quel che ho dentro ma non ti nascondo che mi manca il cinema e che ho scritto una sceneggiatura che amo, tratta da un noir della strepitosa Sara Bilotti, edito Mondadori, e che ho in cantiere una serie tv che sto sviluppando con uno sceneggiatore/poeta, Enrico Manzo. Spero di realizzare questi due progetti al più presto.
Il Luciano regista, cosa consiglierebbe al Luciano attore?
Il Luciano regista ha preso il sopravvento molti anni fa, io non amo dirigermi e quindi non recito più da anni. Papi Melchionna in DAdP ogni sera si impossessa di me e gestisce il ‘bordello dell’Arte’ mio malgrado, è un’eccezione! Detto ciò, sento che un giorno tornerò a recitare in cinema, con la sensibilità speciale di una regista, non so perché ma lo sento.
Quasi un mese di repliche e circa trentacinque attori da gestire, riesci a coltivare qualche hobbies? Quali?
Durante le repliche di DAdP è impossibile coltivare altro, anche perché io cambio tutto anche in corsa e continuo a lavorare per sfornare nuove performance e nuovi artisti di settimana in settimana. L’unica cosa che riesco, a malapena e con qualche senso di colpa, a fare è prendermi cura del mio compagno, della mia cagnolina Frida e, a distanza, della mia mamma meravigliosa.
Progetti futuri?
DAdP continuerà il suo tour, certo, tutto è in fieri ma posso dire che tra settembre e ottobre ci sarà una bella sorpresa anche su Roma. E non vediamo l’ora. Intanto ci godiamo l’amore di Napoli e dei napoletani, un amore incredibile che mi fa sentire davvero un privilegiato. Grazie di cuore.