Trama: È un periodo sereno per Fabio De Falco. Ha recuperato il rapporto con il padre, la compagnia femminile non gli manca e in ufficio il clima sembra essere disteso. Ma quando gli viene assegnato il fascicolo di un presunto suicidio tutto cambia. Il pm si ritroverà a indagare su potenti e chiacchierati imprenditori palermitani, su una banda di spietati rapinatori professionisti che prepara meticolosamente l’ennesimo assalto a un furgone carico d’oro e sul progetto di attentato a una donna magistrato incaricata di dare la caccia a un super latitante di mafia. È un intreccio inestricabile l’ultima indagine affidata al sostituto procuratore che, tessera dopo tessera, tenterà faticosamente di ricomporre un mosaico che nasconde inconfessabili verità e interessi milionari. E tutto quell’oro farà troppa gola a De Falco, che continua a farsi “ammaliare dall’illecito, dall’illegale”, a godere nel fare ciò che, invece, dovrebbe perseguire. Maurizio Agnello ne Il ritratto del demone ha concepito una trama ricca di colpi di scena che si arricchisce delle complessità e delle ombre di un personaggio sempre più travagliato, in bilico tra luce e oscurità, che sconta ancora quanto commesso in passato. Cosa sceglierà questa volta il procuratore De Falco? Da quale parte deciderà di stare?
Edizioni Leima
Recensione: “Il ritratto del demone” fa parte di un filone che ha come protagonista il procuratore Fabio De Falco, ma non avendo letto i libri precedenti ho dovuto focalizzare molto l’attenzione sul protagonista cercando di capirne il carattere, l’indole, il suo modo di procedere ed i suoi rapporti con i personaggi satelliti. Non è stato complicato, ma la mancanza di alcune tessere hanno reso il puzzle un po’ incompleto. Sono abituata alle avventure di commissari ed ispettori ideati da altri autori condite con parecchia ironia, dove il linguaggio è fruibile a tutti, anche a chi non mastica nozioni di giurisprudenza, dove gli articoli dei codici penali o civili non vengono menzionati, probabilmente per non tediare il lettore o perchè non è il pane quotidiano dell’autore. In questo caso, Maurizio Agnello, magistrato di professione, scrive con un linguaggio specifico, anche durante i dialoghi di tipo amicale il lessico giuridico non viene risparmiato.
E’ una storia asciutta, con pochissime tergiversazioni, si pensa a risolvere il caso, sbrogliare la matassa che via via diventa più ingarbugliata. Ogni tanto appare qualche sprazzo di vita privata che ci rende De Falco più familiare: ama cucinare e mangiare bene (come Montalbano di Camilleri); ha una visione della sua mamma defunta con la quale ha un’ipotetica conversazione che porta a delle riflessioni (come Schiavone con Marina di Manzini); non si capisce se tende verso il legale o l’illegale, ma sono solo sprazzi, non ci si sofferma, tutto è molto incentrato sulle indagini.
Una lettura, che consiglio ai puristi del genere, magari non facendo come me, ma iniziando dal primo libro per capire ed imparare a conoscere e magari affezionarsi a Fabio de Falco.
Maurizio Agnello è nato nel 1966 a Crotone ma ha sempre vissuto a Palermo. È sposato e ha due figli. Nel 1997, seguendo le orme del padre, è entrato in magistratura e da allora ha sempre svolto le funzioni di pubblico ministero a Palermo.
Nella sua carriera si è occupato dapprima di criminalità comune, facendo arrestare e condannare decine di rapinatori e spacciatori e successivamente dei reati dei cosiddetti “colletti bianchi”. Da qualche anno si occupa di criminalità organizzata di tipo mafioso e si è specializzato nel contrasto al narcotraffico internazionale. Fa anche parte del pool che punta alla cattura del superlatitante Matteo Messina Denaro. Dal 2019 è procuratore aggiunto a Trapani. Questa è la sua terza pubblicazione. Con Edizioni Leima ha pubblicato “Soldatini ribelli” nel 2017 e “Verità ingannevoli” nel 2018, sempre con protagonista il controverso pm Fabio De Falco.