Sempre di più consumiamo bevande e cibi preconfezionati, in risposta all’esigenza di ottimizzare i tempi dell’alimentazione; questo ha comportato un picco nella crescita dell’obesità nei Paesi industrializzati e anche nelle classi sociali a basso reddito.
Ma cosa s’intende per dieta a basso indice glicemico?
Per indice glicemico s’intende la capacità di un determinato zucchero di aumentare la glicemia, cioè la concentrazione di glucosio nel sangue, dopo il pasto a uno standard di riferimento. Esistono gli zuccheri semplici, che sono immediatamente bruciati dal metabolismo dopo l’assimilazione e quelli complessi, che fungono da scorta energetica. Alla prima categoria appartengono gli zuccheri propriamente detti come lattosio, fruttosio, zucchero bianco e derivati, mentre alla seconda appartengono pane, pasta, riso.
Quando il nostro corpo assume questo tipo di zuccheri anche nei suoi derivati il pancreas si attiva per produrre insulina cercando di abbassare il livello di glicemia nel sangue. L’insulina tende a ricostruirsi molto lentamente per cui se si eccede con gli zuccheri, il pancreas non riesce a mantenere una produzione di ormone sufficiente.
Quando l’insulina raggiunge un livello insufficiente s’innesta una reazione: il cervello inizia a domandare nuovo cibo perchè l’assenza di quest’ormone regola anche il senso di sazietà. In poche parole più si assumono zuccheri semplici e più il corpo ne pretende altro generando un circolo vizioso.
Così facendo si può andare incontro a disordini alimentari e si può sviluppare una sindrome metabolica come il diabete .
Allora come intervenire?Sicuramente limitando dolci, cioccolata, miele e gelati. Molto importante è l’indagine clinica fatta con esami specifici sul livello di glicemia, rivolgersi sempre ad uno specialista perché ogni percorso alimentare che sia iperproteico o ipoglicemico deve essere studiato caso per caso. Assumere molte fibre alimentari come verdura e insalata ed inserire fibre anche nella dieta come ad esempio la pasta integrale.