Nato a Grosseto nel 1985, chitarrista fingerstyle: Gionata Prinzo, diplomato al conservatorio in chitarra classica. La sua vita artistica comincia con una breve esperienza di cantautorato che, però, ben presto si trasforma in una ricerca sempre nuova della musica, fino a portarlo alla composizione di un EP di 5 tracce strumentali: Industrial Fingerstyle. Prodotto presso la Roots Rebel Record (Livorno), è nato con l’intenzione di coniugare tecniche moderne tapping/percussive con le tecniche tradizionali, senza mai perdere di vista l’obiettivo di far sentire un contenuto musicale importante, orecchiabile, comunicativo ma non banale.
Molti potrebbero pensare che ascoltare un brano strumentale non può dare le emozioni che ci dà di solito un brano con testo e musica, ma non è così: provate ad ascoltare Non Partire, secondo brano dell’EP di Gionata e capirete di cosa sto parlando… emozioni internazionali, che per me potrebbero non solo fermarsi al diventare una colonna sonora, ma trasformarsi in hit di successo!
Benvenuto Gionata! Raccontaci di te: come nasce questo progetto strumentale?
Ciao e grazie dello spazio! Il progetto ha origine da quando ho iniziato a frequentare le lezioni di chitarra classica. Paradossalmente è stato proprio lì che, con vari compagni di studi, ci davamo dei consigli di ascolto, anche (e soprattutto!) di musica non classica. Sono venuto così a conoscenza del fingerstyle acustico, in particolare di Tommy Emmanuel, ed è stato un fulmine a ciel sereno. Era perfetto! Sia virtuoso che melodico! Una vera orchestra concentrata nelle sue mani. Mi ha appassionato tantissimo, e dopo di lui, mi si è aperto davanti un mondo di chitarristi fingerstyle, come John Fahey, Michael Hedges, Andy Mckee. Nacque lì la mia passione per questo genere, che riesce a regalare armonie e sonorità uniche, e connesse con l’individualità di un chitarrista solo, una persona sola, con con il suo io, il suo stile, la sua personalità. Fu così che cominciai a studiare i loro brani, e nel frattempo, quasi involontariamente, sono incominciati a venir fuori anche brani miei. Mi resi conto che era una strada che valeva la pena tentare, sentivo che era la mia vocazione. Il resto è venuto da sè: ho provato qualche concorso, e sono riuscito a produrre un EP.
A che età hai cominciato a suonare e a scrivere?
La musica è sempre stata con me. Quando ero bambino suonavo la tastiera, e mi divertivo a stupire i compagni di scuola con le musiche del momento. Poi ho scoperto la chitarra, più o meno attorno ai 13 anni, ed è diventata la mia “droga”. Cominciai a prendere allora lezioni di chitarra classica, attorno ai 15 anni. Attorno ai 20 anni in realtà ho provato anche a fare il cantautore, quindi scrivevo e cantavo brani miei, ma ho scoperto che non era la mia strada. Parallelamente scrivevo anche i brani strumentali, che alla fine hanno preso il “sopravvento”.
Qual è la tua più grande ambizione?
Di sicuro mi piacerebbe essere visto come un esponente “rispettabile” del genere, far sentire la mia musica e farla apprezzare non solo per la tecnica ma anche per il contenuto musicale. Ovviamente sarei felice di fare concerti in contesti più importanti, magari in teatri, o in locali “rinomati” della musica d’autore. E (perché no?) collaborare con dei brand chitarristici, o con altri musicisti a degli altri progetti. Non ascolto solo fingerstyle! Sono anche appassionato di rock, di musica d’autore e di progressive.
Ti piacerebbe occuparti di colonne sonore?
Certamente! Sarebbe meraviglioso poter comporre musica per una produzione video! È un tipo di composizione che mi affascina, perché richiede di “contestualizzare” la propria musica, calarla all’interno di una trama, una scena… Magari con l’aggiunta di altri strumenti. È una prova di composizione che mi piacerebbe affrontare un giorno.
Ti piacerebbe essere autore per altri?
Certamente! In passato scrivevo canzoni, e non escludo di tornare a scriverne. Ad essere sincero mi bloccai perché non mi sentivo molto a mio agio nella composizione dei testi. Magari trovare una collaborazione con un cantante/paroliere che si occuperà dei testi potrebbe essere la soluzione.