A 30 anni da Italia ’90 abbiamo intervistato l’eroe che meglio rappresenta quelle notti magiche.
Totò Schillaci ha incarnato il sogno del riscatto dell’uomo del Sud in un’epoca in cui aveva un valore simbolico molto forte.
Tutto quello che ha realizzato, i successi, l’incredibile audacia nei gol e la sua generosità in termini sportivi in tutte le squadre dove ha giocato ne fanno di lui uno degli uomini simbolo del bel calcio degli anni ’80/’90 e, in particolare, del Mondiale di Italia ’90, che porta ancora la sua firma al culmine del suo talento.
La popolarità raggiunta a livello mondiale unita alla sua grande attitudine calcistica non hanno mai scalfito l’uomo che, anche nelle sue esperienze lontane dai campi di calcio, abbiamo imparato a conoscere e apprezzare nella sua genuinità.
La fama se l’è guadagnata con sacrificio, lavorando duramente e con serietà e contraddistinguendosi per la sua professionalità, mai scorretto in campo, generoso sul terreno di gioco e consapevole del successo raggiunto, sempre con i piedi per terra e legatissimo alla sua Palermo dove vive e guida un centro sportivo alla ricerca di nuovi giovani talenti.
Nell’intervista, Schillaci ha rivolto un pensiero a Maradona e a Paolo Rossi, che da pochi giorni ci hanno lasciato, ricordando per entrambi i momenti in cui li ha conosciuti.
Nelle sue parole, grande ammirazione sportiva certo ma anche umana per l’italianissimo Paolo Rossi al quale é stato accomunato da sempre per alcuni obiettivi e traguardi raggiunti da entrambi, quali la scarpa d’oro ed il capocannoniere del Mondiale, unici italiani nella storia del calcio ad esserci riusciti.
Pur senza sollevare la Coppa del Mondo con l’amarezza ancora viva in Totò di chi era ad un passo dal sogno.
Ma nel ricordo di Schillaci anche il suo incontro con Pablito, un uomo dall’animo gentile e pacato, sempre cordiale e affabile, “col sorriso, scherzoso, una persona splendida e un calciatore intelligente”.
Non poteva mancare un breve accenno a Maradona che Totò ha conosciuto in occasione della visita di D10s a Ciro Ferrara quando giocava in nazionale con parole sul calciatore fenomenale e sull’uomo, “un ragazzo sempre corretto e generoso con i compagni”.
Senza entrare nella polemica di chi ha criticato Maradona dopo la sua morte, Totò anzi ci tiene a sottolineare quanto le critiche, peraltro poche e pretestuose, fossero lontane dalla realtà e delinea l’immagine di un genio sportivo per eccellenza e di un uomo di grande valore, socievole e altruista in campo come nella vita.
Dopo una breve introduttiva chiacchierata, Schillaci ha risposto con grande disponibilità e gentilezza alle domande che via via gli abbiamo posto.
Come vede il Napoli di Gattuso?
Mi piace la squadra di Gattuso. Rino é stato ed é un grande guerriero e questa sua grinta ed energia le trasmetteva in campo da giocatore e lo fa ora da allenatore. Lui ci tiene a fare bene e affronta sempre ogni esperienza con grande professionalità. La sua esperienza in una piazza importante come Napoli dove é stato, peraltro, accolto bene e accettato con grande entusiasmo é una bella sfida e io credo e spero che lui possa ottenere ottimi risultati.
A proposito degli allenatori, con quale si é trovato meglio nella sua carriera?
Con tutti sono stato sempre benissimo, ma se devo fare un nome, direi Scoglio. All’epoca del Messina é stato come un padre per me.
Lei é stato allenato anche da Scolari, campione del mondo. Come ricorda quell’esperienza in Giappone?
Scolari era un allenatore molto severo con dei metodi rigidi e faticosi di allenamento. Ricordo, ad esempio, le corse sulla sabbia.
Quindi paragonabili ai metodi di Zeman?
(Dopo un breve sorriso)…erano molto simili come allenatori sulla preparazione atletica.
Ricordando la sua esperienza in Giappone, qual era il rapporto con gli altri calciatori stranieri, Dunga, Vanenmburg ecc.?
Un ottimo rapporto. In più sul terreno di gioco eravamo quasi come degli allenatori in campo per i giapponesi a quei tempi.
Cosa si sarebbe portato in Italia dal Giappone?
I giapponesi vivono grosse difficoltà a causa dei frequenti terremoti e degli tsunami. Nonostante ciò, sono un popolo molto cordiale ed affabile; per questo se potessi, io porterei in Italia alcune loro virtù quali il modo di vivere, la gentilezza e la grande educazione.
Dopo la bellissima esperienza di Italia ’90 qual’e’ il suo rimorso? Cosa non farebbe nei mesi successivi?
È stato un periodo difficile immagina un anno prima ero un semplice ragazzo che veniva da Messina, un anno dopo ero riconosciuto come il Totò consacrato dal mondiale, quindi, con tutte le difficoltà di dover gestire una immensa popolarità con sulle spalle molte e nuove responsabilità.
All’epoca di Messina sappiamo che é stato molto vicino al trasferimento al Napoli. Come mai non si è concretizzato?
Mi sarebbe molto piaciuto. Come ho detto prima, Napoli è una piazza importante e all’epoca c’era Maradona. Ma contemporaneamente si fece avanti la Juventus e mi trasferii a Torino.
Com’è stata l’esperienza all’Inter?
Purtroppo in quegli anni ho avuto troppi infortuni e, pur trovandomi in una grande società, non sono riuscito a dare quanto volevo. É stata una bella esperienza ma breve e sfortunata a causa delle mie condizioni fisiche.
Sappiamo del suo dispiacere di non aver potuto chiudere la sua carriera in rosa nero, ma al ritorno dal Giappone a parte il Palermo si era fatta avanti qualche altra squadra?
No perché già avevo deciso di appendere le scarpe al chiodo e solo il concretizzarsi del mio sogno da bambino di giocare nella mia amata città mi avrebbe potuto far cambiare idea.
Qual’e’ il giocatore che oggi le somiglia di piu’?
Il giocatore che maggiormente ricorda le mie caratteristiche credo sia Immobile. Peraltro aggiungo che mi sarebbe piaciuto molto giocare oggi con le marcature che concedono agli attaccanti. Ai miei tempi, con il gioco a uomo e la zona mista, fare gol era molto più complicato. Oggi mi sembra che i difensori concedano fin troppo agli attaccanti.
Ultima domanda. Sappiamo che ai tempi della Guerra del Golfo furono liberati dei prigionieri italiani alla frontiera solo perché in possesso di una sua fotografia che barattarono per la libertà. Come si è sentito all’epoca dopo questa notizia?
Pare sia successo un episodio del genere. É chiaro che per me che sono stato un semplice calciatore aver potuto aiutare e contribuire a liberare nostri connazionali in una circostanza tanto pericolosa mi ha sorpreso felicemente per il buon esito della vicenda. Poter fare qualcosa per gli altri e forse averlo fatto davvero é stato un onore per me.
La storia di Schillaci é una storia particolare in cui il sogno di un bambino del profondo Sud, venuto dal nulla, come ci ha tenuto a precisare lui stesso, di giocare ad alti livelli e di raggiungere obiettivi inimmaginabili, finendo a rappresentare l’Italia con la nazionale nel mondo, si realizza grazie ad una forte determinazione e ad una seria professionalità, nonché ad una personalità pura e una grande correttezza rimaste intatte negli anni.
Dall’intervista e dallo scambio di comunicazioni nei giorni che hanno preceduto questa intervista, abbiamo conosciuto e avvertito proprio questo, la grandezza di un campione nelle parole e nella sua vita da calciatore che rivendica un riscatto necessario per il Sud e l’importanza di restare sempre fedeli a se stessi per non perdersi e per rappresentare, come lui é stato per una intera generazione, simbolo di un traguardo ambito che, però, solo il vero talento può concretizzare ed esaudire.