Al “Blu di Prussia”, in via G. Filangieri 42, a Napoli, è allestita la mostra personale dell’artista milanese Giovanni Frangi, dal titolo “Falsa primavera”, fino al 22 giugno 2018. Un corpus di opere formato da 11 tele, olio su tela di grande formato e 5 carte pastello, a olio e pigmento, dal ciclo dedicato ai boschi e alle ninfee. Partendo dal mondo della natura, Frangi osserva rami, foglie e arbusti, ninfee e altri elementi che la compongono. E’ un modo per indagare sulla relazione fra natura e città, cercando di superare il conflitto e la difficile coesistenza, attraverso spunti di riconciliazione. Nelle sue opere, i due ambienti non sono più antagonisti, ma lo sviluppo, la prosecuzione e la proiezione dell’altro. A partire dagli anni 90, l’artista si impose nel panorama artistico contemporaneo, grazie alle sue grandi tele, dalle immense foreste, ai giardini più graziosi, dai paesaggi incontaminati, a quelli alterati dall’azione umana. Esprime la necessità di superare lo schema figurativo, senza abbandonarlo totalmente, ed esaltarne la vera essenza:boschi, montagne, fiumi, una natura allo stato brado.
Nelle sue composizioni si avverte l’approccio fotografico, sembra di essere di fronte ad un esploratore e documentarista allo stesso tempo, restituisce il proprio punto di vista, innescando nell’osservatore continui spunti di riflessione sulla natura e sull’eterno dualismo con il genere umano. Le due visite effettuate dall’artista all’orto botanico dell’Università di Padova e al Museo dell’Orangerie a Parigi, ammirando le ninfee di Claude Monet, sono una fonte inesauribile di ispirazione. Nelle Ninfee, dal colore emerge la forma, sulla tela si evidenziano diversi piani di profondità, intorno c’è solo acqua, nel caso delle Ninfee; oppure alberi, nei i boschi di Masua.
Pochi tronchi in ogni tela: ci si trova all’interno di un vasto bosco, quello fotografato dall’artista in Sardegna e da cui prende il nome la serie. Queste immagini generano continui déjà-vu, che spinge a cercare e a riconoscere elementi riconducibili alla realtà, che siano rami ritorti o il muschio sulla corteccia.
La mostra “Falsa primavera”, è un omaggio a Ernest Hemingway, da cui ha preso in “prestito” il titolo da un racconto. Una full immersion nella natura: “le opere interagiscono completamente con lo spazio circostante; l’illusione è un elemento importante con cui giocare. Il quadro rimane quadro ma già necessita di uscire da se stesso e, soprattutto, di staccarsi dalla parete. Inoltre, l’immagine illusionistica della foresta che si ha, svela l’illusione stessa”.