Cortei e città sommerse da persone in fila stravolte dall’ondata di violenza e efferatezza nei confronti delle donne vittime di femminicidio.
Ad oggi sono ben 106 le donne vittime di violenza assassinate per mano di chi giurava e spergiurava di amarle e gran parte di loro nell’ambito delle strette relazioni intime e amorose uccise da un ex compagno, da un ex marito, da un ex fidanzato.
La morte di Giulia Cecchettin, avvenuta in modo orribile, colpita più volte alla testa e quindi simbolicamente alla sua intelligenza ed autonomia, ha generato un profondo turbamento e una voglia di scendere in piazza numerosi per farsi sentire, per avere diritto di gridare “no” definitivi quando si decide di troncare la storia , per rompere il silenzio e dare voce alla volontà di ribellarsi, opporsi ad una impostazione culturale, ideologica, umana, sociale, relazionale che ha contaminato i nostri comportamenti con effetti devastanti negli ultimi decenni.
Si parla di educazione alla emotività e al rispetto dell’altro…perché probabilmente nonostante l’emancipazione e le grandi battaglie degli anni 60-70 siamo rimasti indietro su molte cose…le donne sono cambiate, hanno recuperato spazi e responsabilità, hanno ruoli di potere e decisionali, siedono poltrone importanti e influiscono sul destino di settori importanti come la politica, l’economia, l’imprenditoria, la giustizia, la scienza, la dottrina, la cultura, la filosofia…
Eppure gli uomini si rivelano ogni giorno più fragili di fronte a questa avanzata…Forse perché le donne anche quelle che avevano cultura, lavoravano, erano indipendenti, di fatto continuavano ad accettare passivamente e nel silenzio uno stato di cose e un modo di vivere le relazioni con il riconoscimento di una innata soccombenza all’uomo vicino che fosse marito o compagno o fidanzato.
Questo atteggiamento di potere, di onnipotenza, di possesso totale e’ emerso in maniera esponenziale con l’omicidio di Giulia da parte di Filippo Turetta.
Anzitutto perché l’arco temporale in cui si è realizzato il proposito criminoso e’ coinciso con il raggiungimento della laurea da parte di Giulia…mancava qualche passetto e ci sarebbe stata la sua seduta di laurea in ingegneria biomedica.
Il traguardo raggiunto prima di lui , in completa autonomia e con la consapevolezza di stare ad un passo dal mondo dei “grandi” hanno reso Giulia fragile, vulnerabile, un bersaglio nella mente insana di Filippo che ha deciso probabilmente con un certo anticipo l’epilogo di quell’ultima serata insieme destinata ad essere uno spartiacque tra sé e Giulia…per cui o insieme o mai più…un mai più che si è tradotto nell’annientare per sempre colei che diceva di amare e per la quale aveva deciso di togliersi la vita, ricattandola da un punto di vista psicologico come emerge dalle parole di Giulia stessa che temeva per la sua vita e per questo non osava liberarsene in modo netto e definitivo.
Emblematico che al momento del suo arresto, Filippo abbia affermato nel suo inglese maccheronico di aver ucciso “la sua fidanzata”…dove “sua” diviene dirompente dal significato esplosivo, violento, oltraggioso nei confronti di chi non era “sua” perché si erano lasciati ma anche qualora non fossero stati lasciati non era comunque di “sua” proprietà!
In questi giorni di manifestazioni in nome della giornata nazionale del 25 novembre per l’eliminazione della violenza contro le donne, in molti si sono mobilitati per gridare in nome di Giulia e non solo di tutte le vittime di femminicidio per elevare forte una voce e tanto, tanto rumore per mostrare lealtà con le donne e far capire che si può avere una via d’uscita, si può imparare ad intercettare alcuni segnali apparentemente innocui, invece molto ma molto pericolosi, si può provare ad invertire la rotta.
Tanti vip si sono schierati in nome di Una Nessuno Centomila tra Roma e Milano Fiorella Mannoia, Chiara Ferragni, Elisa,Paola Cortellesi, Noemi, Luisa Ranieri, sfilando a fianco di migliaia di persone comuni e tutti rivendicando rumore e rispetto per la dignità e le scelte di ciascuna.
Anche l’attrice comica napoletana Rosalia Porcaro in una inedita veste drammatica ha pubblicato sui suoi social una serie di brevi video in cui ripropone, commuovendo e scioccando, gli effetti della cultura “arcaica” per cui le donne accettano comportamenti inaccettabili e subiscono violenze inaudite.
C’è una sottile amara ironia che ci riporta dentro a normalità intollerabili, dentro pregiudizi condannabili, dentro a parole, gesti e offese che divengono pane quotidiano per molte, tantissime donne, che vivono pensando sia giusto così, che l’alternativa vera non c’è, che così funziona…eppure con la sua capacità, riesce a centrare l’obiettivo e a colpire l’attenzione e il cuore vivo del dolore di molte donne e delle loro scelte imposte, il tutto con la radicata volontà di aprire gli occhi a chi vive in certe situazioni per destarsi dall’incubo, per assumere consapevolezze di certe deviazioni comportamentali e relazionali e provare lentamente a trovare una via di fuga prima che un pugno, un gesto violento, uno schiaffo da giustificato venga definitivamente condannato con la speranza però che all’atto della denuncia vi sia finalmente qualcuno che crede a ciò che si racconta.
Non a caso, dopo la pubblicazione di una nota poesia sulla violenza sulle donne che circola sul web in modo insistente in questo periodo e inserita sul sito della Polizia di Stato, in segno di solidarietà con la famiglia di Giulia , si è scatenato il putiferio.
Moltissime donne hanno cominciato a sfogarsi e a raccontare circostanze in cui hanno vissuto il dramma di non essere state ascoltate, anzi di essere state ignorate quando hanno provato a denunciare, a protestare, a descrivere episodi di violenza vissuti: il che da’ l’idea di quanto vasto sia il fenomeno purtroppo!
E’ ormai evidente che certe sbavature del linguaggio e scelte di campo hanno determinato il cammino che si è percorso, e nonostante le forzature stilistiche per cui i libri riportano la doppia identità di genere “biologo -biologa”, “archeologo-archeologa”, “maestro-maestra” , il problema non sta nell’aggettivazione della professione declinata al femminile e al maschile quanto piuttosto la sostanza del cambiamento consistente nell’ azzeramento totale della sottolineatura delle differenze perché evidenziare le differenze le acuisce perché pone l’accento proprio sull’elemento della diversità .
Non siamo uguali e non siamo diversi, siamo solo declinazioni di modi di essere e di esistere e come tali meritiamo di albergare il nostro pianeta con uguale dignità, meritando lo stesso rispetto e lo stesso diritto di essere al mondo seppure il nostro colore preferito non sia necessariamente il rosa, non giochiamo solo con le bambole, non rinunciamo con determinazione alla nostra carriera, non accettiamo nessuna forma di violenza e non perdoniamo più nemmeno un solo schiaffo, un solo pugno, un solo sopruso, non sorridiamo ne’ assecondiamo un atto violento di gelosia, non rinunciamo a vestirci e truccarci come vogliamo, non evitiamo di dispiacere chi grida con prepotenza di amarci ne’ cerchiamo di compiacerlo a nostre spese, non rinunciamo ad uscire con le nostre amiche, non ci sentiamo in colpa se non amiamo più, se decidiamo di lasciare i vigliacchi, i prepotenti, i gelosi, gli oppressori , gli stalker, gli abietti, i violenti…e non gli diciamo più sempre sì!