Sono passati più di cento anni eppure la tragedia del Titanic, la prima spettacolare nave di lusso, resta ancora ora un’attrattiva molto forte.
Il sommergibile Titan sembra essersi inabissato per sempre proprio come il relitto sconquassato da un invisibile iceberg un secolo fa.
La leggenda, la passione e la curiosità per il transatlantico più famoso e dalla storia più triste del mondo è circondato nell’immaginario collettivo di una fatalità e di una fanatica ricerca di dettagli delle storie delle vittime e dei superstiti, ormai non più in vita, dei dettagli degli arredi lussuosi e delle mille e più vite perse nelle gelide acque oceaniche.
Fa specie la storia del sommergibile Titan, era diretto verso il relitto del Titanic, nei fondali dell’Oceano Atlantico ad una profondità di circa 3800 metri.
La spedizione composta da Stockton Rush, Shahzada Dawood e suo figlio Suleman Dawood, Hamish Harding e Paul-Henri Nargeolet, è partita il 18 giugno alle 8 del mattino, ora locale, e sarebbe dovuto riemergere alle 15:00.
Tuttavia, dopo un’ora e 45 minuti dall’inizio della sua immersione, si sono perse le tracce.
E ora arriva la drammatica ricostruzione di quello che potrebbero essere accaduto.
Dopo cinque giorni di ricerche con il contributo da parte di più parti del mondo, sono stati intravisti resti compatibili con la struttura del Titan.
Ironia della sorte, le parti disperse si trovano nei pressi del Titanic, uniti in un tragico destino di morte.
La teoria più accreditata è che per una perdita di pressione, il sommergibile sia divenuto incontrollabile e in impercettibili secondi sia imploso, disgregandosi in pochi istanti, senza dare il tempo ai suoi ospiti a bordo di rendersene conto.
Le polemiche sono state molteplici, anzitutto per la scelta dei partecipanti alla traversata di pagare 150mila dollari, un vero e proprio lusso per pochi, inteso quasi come un capriccio da ricchi, e dall’altra per la mobilitazione enorme che ha visto una partecipazione di forze, di mezzi e strumenti messi a disposizione da diversi Stati, creandosi una categoria di serie A da salvare, quando nelle prime 94 ore si sperava di trovarli vivi da qualche parte e una di serie indefinita per tutti gli immigrati che muoiono abbandonati a loro stessi nei nostri mari.
Peraltro, cominciano a sgorgare le storie dei protagonisti: la moglie del capitano della spedizione pare sia nipote di due vittime del Titanic rappresentati anche nel film di James Cameron; uno degli ospiti del Titan è il figlio del miliardario Dawood poco più che diciannovenne che non voleva partire, aveva paura del viaggio e della missione di raggiungere 4 mila metri di profondità negli abissi oceanici ma che per far contento il padre, grande appassionato della storia del Titanic, in occasione della festa del papà, aveva accettato di partire, perdendo la vita come gli altri dell’equipaggio.
Molti hanno condannato la missione, fine a se stessa, pericolosissima e diretta verso un luogo, considerato dai più come un posto maledetto.
Al di là del giudizio nel merito delle scelte di ciascuno anche di come spendere i propri sodi, il problema è la mancanza, ovvero la scomparsa di un senso di umanità…miliardari o poverissimi, la vita dovrebbe avere la stessa dignità e lo stesso rispetto per cui giustissima la spedizione per tentare di salvare il Titan dal destino infausto che purtroppo lo aveva già colpito, e le personalità che lo avevano scelto perché tra loro spiccava uno dei maggiori conoscitori e studiosi del Titanic e del mare dove si è inabissato.
Ora Titanic e Titan, quel poco che residua della sua struttura, giacciono insieme nelle profondità ghiacciate degli abissi dell’Oceano Atlantico.
Forse sarebbe il caso di lasciarli riposare in pace, giacere nelle profondità buie e silenziose laddove troppi hanno trovato la morte, accomunati da un tragico spietato scherzo del destino.
Allora fu un iceberg, questa volta un problema di pressione, l’oceano ha risucchiato le persone, le loro speranze, le loro storie, la loro passione e i loro sogni in un soffio di vita.