Sono settimane che l’Italia, come il resto del mondo, si trova travolta nel ciclone improvviso del covid-19, così come è stato battezzato dagli scienziati. Dai primi segnali di allarme dell’esistenza di questa “epidemia influenzale” particolarmente aggressiva sembra sia passata una vita; invece sono poche settimane e, giorno per giorno, lo stato di assedio dell’informazione è disarmante ma necessario. Gli psicologi dicono sia normale vivere l’ansia del momento e non bisogna contrastarla.
Sta di fatto che convivere quotidianamente con la paura e con l’incertezza del domani sono esperienze per noi del tutto nuove che ci pongono in bilico tra lasciarci andare ad un cauto ottimismo o abbandonarci ad emozioni negative di sfiducia. Certo è che assistere all’eroismo di tutti quelli che negli ospedali sono, silenziosamente, in frontiera “senza se e senza ma”, nonchè l’immagine del personale sanitario con i segni della stanchezza quotidiana e delle mascherine che rigano il volto colpiscono di più la nostra emotività già particolarmente segnata in questo momento.
Allora l’imperante slogan, promosso sempre più con una campagna di sensibilizzazione anche dai Vip, IORESTOACASA diviene imperativo categorico e non più una scelta individuale. Siamo all’interno di una rivoluzione che sta centrifugando le nostre stesse esistenze e certezze. Dal mio piccolo mondo di funzionario pubblico, al servizio di uno dei Ministeri più colpiti dalle restrizioni del Governo, ovvero il Ministero dell’Istruzione, sto sperimentando, contestualmente agli altri colleghi, come me da poco approdati a questa realtà lavorativa, l’esperienza del Lavoro Agile per la PA.
Ebbene mentre il mondo sembra fermo, la macchina amministrativa continua silenziosa la sua marcia, la sua attività, al cospetto dell’identificazione semplicistica del dipendente pubblico inefficace e inefficiente. Ci sono colleghi che continuano a recarsi in ufficio, pochissimi a dire il vero; ma la maggioranza siamo a casa a cercare di rendere operoso il nostro tempo e a portare a termine gli adempimenti della “burocrazia amministrativa” che non si sono fermati neanche di fronte alla brutalità del virus. La mia quotidianità ne ha risentito indubbiamente. La sveglia suona sempre più o meno alla stessa ora, ma mentre prima mi recavo in ufficio, ora accedo al computer dal mio studio e con uno start do’ il via alla mia giornata lavorativa, cercando di portare dignitosamente a termine il lavoro che mi viene affidato. Si leggono moltissimi articoli sulla presunta inadeguatezza della PA rispetto alla rivoluzione del lavoro “agile” che ci è piombata addosso, sicuramente, allo stato, non prevista – se non in piccola misura sperimentale – né prevedibile! Di fronte a tale innovazione della logica del lavoro ci siamo, forse, trovati impreparati ma non inattivi o inadeguati.
Con la collaborazione e la serietà della stragrande maggioranza dei Civil Servant il lavoro si sta reinventando, cogliendo, anche nella pandemia, l’occasione e l’opportunità di fare bene in un mondo che ci sta cambiando e, decisamente, ci cambierà. Il virus sta contagiando tutto, anche le idee, le relazioni, i rapporti sociali, non ultime, le dinamiche lavorative. E le Pubbliche Amministrazioni che si sono trovate di fronte ad un’enorme onda anomala che poteva travolgerci tutti, stanno provando a superare questa dura prova e portare “da casa” il risultato della tanto ambita efficienza!!A testimoniare ciò, il forte senso di responsabilità e, se vogliamo, di autoresponsabilità di tutti quelli coinvolti nell’applicazione di questa misura improvvisa ed urgente di gestione del lavoro.
Ciascuno il suo -diceva Sciascia – lo derubrico con “ciascuno il Suo dovere”con un senso di appartenenza alle istituzioni pubbliche indispensabile e che, almeno per me, è divenuto in questi giorni più forte e motivante!